MOLFETTA (Bari) – “Oggi posso dire tranquillamente che la musica ha salvato e continua a salvare la mia vita. Io sono devota, non è qualcosa che si può scegliere, è semplicemente così”. Si intitola “Damned Devotion” l’ultimo disco di Joan Wasser, in arte JOAN AS POLICE WOMAN, originale polistrumentista e cantautrice Usa che domani, martedì 24 luglio (apertura porte alle 21.30, start live alle 22.30, ticket 8 euro + dp, 10 al botteghino, prevendite disponibili nel circuito Bookingshow, info: 340/7225770) salirà sul palco dell’Eremo Club di Molfetta per la prima delle quattro date estive italiane – l’unica per il centro-sud (le altre saranno Milano, Genova e Rimini) – del “Damned Devotion Tour”.
“The coolest woman in pop”, definizione del Times, è una delle più stravaganti voci del songwriting al femminile, un talento purissimo che non si è mai risparmiato, collezionando, dalla fine degli anni ’90, una serie impressionanti di collaborazioni con maestri come Elton John, Lou Reed, Nick Cave, Rufus Wainwright, Antony Hegarty, Dave Gahan, Franco Battiato. Un’eroina del pop-rock mondiale, compagna di vita di Jeff Buckley, fino alla tragica scomparsa dello straordinario cantautore californiano annegato in un fiume del Tennessee, nel 1997. Di recente Joan è stata protagonista di un sorprendente duetto con il geniale attore americano Bill Murray a New York, in occasione della commemorazione del Town Hall Show di Bob Dylan del 1963 (https://www.youtube.com/watch?v=bDmVQBJLmyk&feature=youtu.be).
Dopo aver celebrato nel 2016 una decade di successi internazionali con “Let It Be You”, il disco realizzato in collaborazione con Benjamin Lazar Davis, Joan As Police Woman ha pubblicato il nuovo album il 9 febbraio 2018, un disco “più scuro e riflessivo”, che si/ci interroga sul tema: “com’è possibile vivere una vita devota senza perdere la testa?”. Già nota per le sue emozionanti performance e i testi aspramente onesti, “Damned Devotion” ci mostra la versione più cruda di Joan. Mentre “The Classic” (2014) era una celebrazione appassionata della vita e “The Deep Field” (2011) era intriso di romanticismo in ogni canzone, questo disco è un ritorno alle origini, ai testi nudi e alle melodie senza tempo che avevano caratterizzato “To Survive” (2008) e l’acclamato album di debutto “Real Life” (2006).
Non sono solamente i testi ad essere cambiati: “Ho sempre cercato nuovi modi per comporre canzoni più selvagge e libere – ha spiegato – in questo disco ho sperimentato molto di più con le percussioni, modificando e manipolando i beat di Parker Kindred”. La batteria di Kindred e il suo amico tastierista Thomas Bartlett accompagnano Joan in quest’ultimo capitolo discografico in cui fa capolino il tema della morte: “Ho perso entrambi i genitori negli ultimi anni – spiega l’artista – il brano What Was It Like parla del padre con cui sono cresciuta, della sua presenza calma e sensibile. Ho avuto quattro genitori (Wasser è stato adottata in infanzia) e ora tre di loro se ne sono andati. Le domande che avrei voluto fare loro gireranno per sempre nella mia mente”.
Joan Wasser nasce nel 1970 e cresce con la sua famiglia adottiva in Connecticut, fino a quando si trasferisce a Brooklyn per unirsi subito alla scena musicale newyorchese. Ha basi solide: ha studiato violino all’università e suonato in varie orchestre. Inizia ad esibirsi con band art/punk, sperimentando e portando agli estremi il suono del suo strumento, il violino. A vent’anni entra nei Dambuilders e suona con loro per sette anni. Ma la curiosità la spinge fuori dalla comfort zone dell’indie rock per esplorare generi e espandere i propri orizzonti musicali, “Dico di sì a quasi tutto, voglio solo fare musica per tutto il tempo“, ammetterà.
Alla fine degli anni ’90 risale la collaborazione con i Those Bastard Souls, progetto solista di Dave Shouse dei Grifters. Dopo la morte del compagno Jeff Buckley, inizierà a lavorare come turnista con Antony and the Johnsons (collabora al secondo disco del gruppo, “I am a bird now”) e Rufus Waiwright (di cui è spalla in un lungo tour nel 2004) poi arriveranno Lou Reed, Beck, Toshi Reagon, David Sylvian, Sparklehorse, Laurie Anderson e Damon Albarn. Negli ultimi anni ha lavorato anche con Sufjan Stevens, John Cale, Aldous Harding, Woodkid, Justin Vivian Bond, RZA, Norah Jones e Daniel Johnston oltre a produrre, scrivere, recitare.
Il progetto Joan As Police Woman è nato nel 2002, chiamato così in omaggio ad uno show poliziesco anni ’70 e alla sua protagonista Angie Dickinson. I suoi precedenti album sono stati acclamati da pubblico e critica e hanno vinto premi del calibro dell’Independent Music Awards (Real Life) e il Q Magazine’s Album of the Year (To Survie). Damned Devotion è il quinto album della Wasser nell’incarnazione Joan As Police Woman. Un’altra esclusiva per la Puglia e per il centro-sud Italia firmata Eremo Club in una grande estate 2018 che ha già portato a Molfetta numerosi artisti italiani e internazionali, da Lo Stato Sociale a Son Lux, da Shigeto a John De Leo.