ALBEROBELLO (Bari) – Sarà inaugurata venerdì 14 settembre (ore 19.00) la mostra di Silvia Monacelli a cura di Francesca Arpino che si terrà a Casa d’Amore fino all’11 ottobre (lunedì e mercoledì ore 9.00-12.00 e sabato ore 10.00-13.00 e 16.00-20.00).
La personale, dal titolo «Entropia», è organizzata da «300 m3 circa» con il Comune di Alberobello (assessorato alla Cultura guidato da Alessandra Turi).
ENTROPIA
«Il passaggio del tempo modifica inevitabilmente l’essere».
Tale pensiero rivela la natura profondamente personale delle opere di Silvia Monacelli. In esse infatti la materia assume valori simbolici e incarna l’intrico di invasioni e mutamenti che l’animo umano subisce nel tempo: è una storia che parla dell’artista ed al contempo parla di ciascuno di noi.
E se la materia diviene linguaggio, in Entropia l’artista si racconta in maniera intima, scegliendo di opera in opera quale parte di sé esporre. La legge della termodinamica, cui fa riferimento il titolo, stabilisce che l’energia termica, all’interno di un sistema, passi da un corpo caldo ad uno meno caldo. Metaforicamente alla stessa maniera, avviene che l’artista trasmetta all’osservatore le proprie energie, derivate da esperienze personali.
Ed è così che risulta possibile seguire il percorso di scoperta che, partendo dai Tronchi e proseguendo con i Plichi, giunge alla tappa finale delle Mappe; in ciò che viene mostrato nulla è lasciato al caso.
I Tronchi, caratterizzati da pura materia e forte presenza spaziale, rimandano al mondo della natura. Essi risultano essere testimonianze ontologiche dell’animo umano, sufficiente a se stesso e non disposto all’interazione con l’esterno.
I Plichi costituiscono il grado intermedio di conoscenza dell’ «altro da sé». In essi infatti è possibile intravedere, attraverso le trame dei fogli, gli accadimenti del vissuto umano, che però risultano celati dalla sovrapposizione degli stessi.
Tale sovrapposizione viene parzialmente annullata nelle Mappe. In esse è quasi possibile ricostruire il tessuto di istinti e pulsioni più intimi, anche se la piena conoscenza è tuttora negata.
Il fil rouge dei tre momenti conoscitivi è rappresentato dalle cromie. L’artista infatti utilizza quattro tinture organiche ottenute dalla lavorazione di vino rosso, curcuma, fagioli neri e tè e che simbolicamente rimandano ai quattro elementi naturali: aria, acqua, terra e fuoco. I Tronchi e i fogli dei Plichi e delle Mappe, infusi in tali tinture deperibili, risultano quindi essere esposti ai mutamenti del tempo. Quest’ultimo dunque è l’agente principale nella vita così come nell’opera. Monacelli ne è consapevole, accetta il rapporto di causa-effetto degli eventi, ma sceglie di sfidare comunque la sorte: il colore muterà ma l’artista non smetterà mai di ricercare la giusta cromia. Ancora una volta l’oggetto d’arte si fa portavoce di vita.
SILVIA MONACELLI
Nasce a Matera nel 1990 e consegue la Laurea Specialistica in Pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Bari.
I primi anni accademici dell’artista sono caratterizzati dalla produzione di opere pittoriche figurative. Le dinamiche delle interazioni umane sono i soggetti privilegiati. Tuttavia la necessità di un più profondo rapporto con la materia si evince già da queste prime prove: la pittura è infatti scarna e secca, gestuale più che tonale.
L’incontro con il Maestro Giuseppe Negro incoraggia Monacelli alla sperimentazione. Le tecniche tradizionali vengono abbandonate: carta, legno e materiali organici sono sostituiti alla tela. La figura scompare e diafane superfici di pigmenti naturali si alternano alle secche venature del legno. La sintesi più estrema è avvenuta, l’approdo all’arte concettuale è per l’artista inevitabile.
Partecipa negli anni a numerose mostre e concorsi a livello nazionale. Nel 2017 partecipa ad un’esposizione di acquerelli tenutasi a Mosca. Nello stesso anno viene selezionata per la residenza presso la Fondazione Sassi di Matera ed espone per l’occasione nella collettiva Luoghi per sottrazione