Il Festival Oriente Occidente porta in scena La serva padrona di Pergolesi

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ALTAMURA (Bari) – Torna la grande lirica al Teatro Mercadante di Altamura, dove sabato 27 ottobre (ore 21) il festival itinerante Oriente Occidente porta in scena La serva padrona di Pergolesi, opera del 1733 che racconta la storia modernissima dell’emancipazione femminile. Giuseppe Naviglio (che firma anche la regia) e Valeria La Grotta sono, con Rino Giuliani in veste di mimo, gli interpreti di quest’opera buffa che Sabino Manzo dirige al cembalo sul podio dell’Orchestra Barocca Santa Teresa dei Maschi, ensemble che utilizza strumenti storici per restituire il suono dell’epoca. Musicata da Pergolesi su libretto di Gennarantonio Federico, il quale descrive le peripezie di una domestica determinata a sposare il proprio padrone pigro e viziato con il quale ha già una relazione, La serva padrona viene presentata da Oriente Occidente in coproduzione con lo stesso Teatro Mercadante di Altamura e l’Atelier delle Arti per il ciclo «Opera a Corte» con le scene e i costumi di Angela Gassi.

L’opera rappresenta uno spartiacque nel Teatro d’Opera del XVIII secolo perché scatenò la celebre disputa chiamata Querelle de Bouffons tra sostenitori dell’opera francese e italiana. L’origine del mito della Serva padrona risale al 1º agosto del 1752, quando, a Parigi, la compagnia di commedianti di Eustachio Bambini mise in scena i due intermezzi che compongono il lavoro. La rappresentazione avvenne mentre esplodeva la rivoluzione culturale dei philosophes illuministi, i quali aspettavano soltanto di mettere in discussione i valori nazionali, anche in campo musicale. Ne nacque così una polemica di ampie proporzioni, la cosiddetta Querelle des Bouffons, combattuta contro la tradizione musicale francese della tragédie lyrique legata a Lully e Rameau.

Portatrice di uno straordinario linguaggio comico, La serva padrona contribuì a segnare il gusto di un’epoca attraverso la formidabile caratterizzazione dei suoi personaggi. Da un lato l’intraprendente e determinata Serpina, dall’altro l’irrequieto Uberto, che insieme diventano il motore di una vorticosa vivacità e vitale esuberanza che, in musica, si traduce in un andamento ritmico sempre terso e preciso, ma dell’effetto dirompente, e in melodie che rimangono subito nella testa: elementi di un gesto musicale tagliente intimamente connesso al gesto fisico dei personaggi, per un effetto umoristico travolgente che Giuseppe Naviglio e Valeria La Grotta, due specialisti del genere, restituiscono musicalmente e scenicamente con grande efficacia, ben coadiuvati dal mimo Rino Giuliani.