FOGGIA – Da tutte le enciclopedie ma soprattutto dagli storici, dai giornalisti e dai magistrati che si occupano a tempo pieno di mafia e criminalità organizzata – ovvero da quando gli immigrati italiani la “esportarono” negli Stati Uniti, quasi alla fine dell’Ottocento – Joe Petrosino viene unanimemente ritenuto il primo uomo che sfidò consapevolmente Cosa Nostra. Un eroe per scelta. E quell’uomo – un campano, non un siciliano – era un poliziotto, indossava una divisa. Nato a Padula nel 1860 e morto a Palermo nel 1909, Petrosino emigrò insieme alla famiglia a New York nel 1873 (prendendo casa nell’allora sobborgo di Little Italy, in cui trovarono alloggio e mestiere quasi tutti gli immigrati italiani in quegli anni) e assistette alla nascita, allatrasformazione e alla rapidissima ascesa di quel “piccolo movimento illegale” che serpeggiava tra i connazionali che, come lui, avevano passato l’Atlantico. Gli storici affermano che sia soprattutto per questo dato, per le sue origini, che Joe Petrosino abbia intuito prima e meglio degli altri la pericolosità e la violenza di quel “piccolo movimento” (che in seguito avrebbe assunto il nome, le sembianze e la struttura organizzativa di Cosa Nostra). Petrosino fu il primo a dirle di “no”, a restare impassibile di fronte ai reiterati tentativi di corruzione avanzati nei suoi confronti negli anni in cui, quasi tutta la Polizia di New York, era sul libro paga dei mafiosi. Fu il primo a denunciarne la minaccia, l’occasione di espansione che si poteva cogliere in un Paese destinato a diventare il più potente al mondo (come gli Stati Uniti d’America in quegli anni). Proprio per questo, dedicandosi con tenacia alla cattura dei componenti della bandadella “Mano Nera” (che praticavano estorsioni all’interno delle comunità italiane nelle città statunitensi all’inizio del XX secolo), Petrosino fu ucciso a Palermo, fiducioso che l’ordine di assassinarlo non l’avrebbe seguito anche in Italia.Invece anche in questo Petrosino stabilì una specie di record, fu il primo uomo a cui Cosa Nostra promise (e mantenne) un’esecuzione internazionale, che avvenne a Palermo il 12 marzo 1909.
Proseguendo negli appuntamenti che rientrano nelle celebrazioni del ventennale dell’Università di Foggia, i Dipartimenti di Giurisprudenza e Scienze agrarie, degli alimenti e dell’ambiente hanno organizzato un doppio incontro socio-culturale molto importante con il pro nipote di Joe Petrosino, ospite dell’Ateneo 15 e 16 novembre . Nino Melito Petrosino incontrerà studenti e cittadinanza per raccontare della straordinaria ed eroica vita di quest’uomo, per consegnare alle nuove generazioni una testimonianza destinata a diventare planetaria anche grazie al film “The black hand” in cui Joe Petrosino sarà interpretato niente meno che da uno dei più grandi attori al mondo: Leonardo DiCaprio.
Due incontri, il 15 novembre al Dipartimento di Giurisprudenza e il giorno dopo al Dipartimento di Scienze agrarie, degli alimenti e dell’ambiente, durante cui sarà celebrata la vita del più importante componente della polizia newyorkese madurante cui sarà anche fatto il punto sulla percezione della legalità (oggi) nel nostro Paese, segnatamente tra giovani e studenti che diverranno gli uomini di domani. «Parleremo anche delle nuove mafie – puntualizza il direttore del Dipartimento di Scienze agrarie, prof. Agostino Sevi – cioè delle agro mafie che minacciano quotidianamente i nostri territori e la cui esistenza molto spesso, purtroppo, ignoriamo. Lo faremo attraverso case history ed esperienze dirette di aziende sfuggite alla tenaglia della mafia, uomini e imprenditori che hanno sfidato la criminalità organizzata e che alla fine hanno vinto, riprendendosi quello su cui avevano scommesso: la terra, le risorse, gli attrezzi, le colture di una vita.Al nostro Dipartimento, così come a quello di Giurisprudenza, abbiamo puntato molto sulla formazione etica degli studenti e sul confronto su temi e argomenti in grado di formare, anche socialmente, i nostri ragazzi. L’incontro è aperto alla cittadinanza, a conferma del fatto che si tratta di una proposta rivolta alla gente, l’obiettivo è quello di farne anche un momento di riflessione i cui benefici, così ci auguriamo, valgano per tutti».
Al primo dei due incontri, quello del 15 novembre, prenderanno parte anche gli studenti del corso di laurea in “Scienze investigative”, che Joe Petrosino l’hanno conosciuto attraverso manuali e libri che storicamente e scientificamente si occupano di lotta alla mafia. «Ne siamo molto felici – aggiunge il direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, prof.ssa Donatella Curtotti – perché sarà un’occasione, soprattutto per i nostri studenti, per toccare con mano il senso del sacrificio di un uomo che, mentre tutti accettavano la corruzione come un fatto storico, calpestando così una divisa gloriosa come quella della Polizia di New York… ha detto di “no” ai soldi facili e al tradimento del giuramento che aveva fatto. Un eroe per scelta, scelta consapevole. E non per caso. Un vero italiano, che però, purtroppo, ha lottato soprattutto contro gli italiani. Questo va detto, altrimenti ci renderemmo complici di un revisionismo storico che, per noi docenti universitari, non avrebbe ragione di esistere».