“Guerra fichi e balli” di Rocco Nigro domenica ad Arci Levèra a Galatina

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GALATINA (Lecce) – Domenica 18 novembre alle 21 approda sul palco del circolo Arci Levèra (Galatina, LE, via Bellini 24) “Guerra, fichi e balli”, il recital con danza e musica dal vivo tratto dall’omonimo libro con illustrazioni + disco di Rocco Nigro, edito da Kurumuny.

«Era il mese di febbraio del 1940, ero ancora giovane: non avevo ancora compiuto vent’anni. Ma loro mi dicevano che avevo imparato a sparare alcuni mesi prima, durante i sabati fascisti a San Michele, che si facevano gli allenamenti con le armi. E se sapevo sparare adesso dovevo partire…» (dal libro).

Ricordi, racconti, musiche della tradizione si intersecano nel lavoro che il fisarmonicista dedica a suo nonno, Rocco Nigro come lui, suonatore di fisarmonica.

Performance live con Renato Grilli (voce narrante), Rocco Nigro (fisarmonica) e Francesco Massaro (clarinetti), Laura De Ronzo (danza), esposizione e proiezione delle tavole di Marco Cito. 

Tra ricordi d’infanzia e racconti di guerra, dolcezze di fichi maritati e vecchie melodie di ballabili, memoria storica e ricerca musicale si dipana Guerra, fichi e balli un “manufatto costruito con alcuni bei racconti, bei disegni e musica incantevole“, nel quale le diverse voci narranti si alternano nel raccontare una storia di vita e d‘amore che abbraccia tre generazioni. Come nella partitura di un’orchestra s’intrecciano e s’intonano i più vari registri espressivi – i racconti del nonno e nipote omonimi, le voci dei cantori della tradizione, i tratti ad acquerello e china delle illustrazioni, le vive note degli strumenti della musica popolare, la fisarmonica in primis – a tessere una trama fitta e delicata in cui convivono il ricordo più intimista e commosso e la drammatica universalità della nostra Storia recente. Nella prima parte del libretto – grazie alla paziente trascrizione delle registrazioni dei suoi racconti – è nonno Rocco, classe 1920, a narrare in prima persona di come la pagina più tragica della storia del Novecento fece irruzione nella sua vita semplice di contadino figlio di contadini, primogenito di una famiglia numerosa, ai tempi in cui il piccolo comune di San Michele Salentino si chiamava ancora Masserìa Novë.

In un “piccolo capolavoro di scrittura breve”, che s’iscrive nel variegato panorama letterario delle “piccole memorie” del Novecento italiano, si ripercorre così la poco epica Guèrrë di Roccë di Vitalònghë: da un rocambolesco tentativo di diserzione alla campagna di Grecia, dai mesi di trincea allo spaventoso battesimo del fronte, dai drammatici giorni dell‘armistizio e della deportazione in Germania all’arrivo degli alleati e all’interminabile viaggio di ritorno, con mezzi di fortuna, attraverso mezza Europa. Nella seconda parte del libretto, articolata in sette momenti che hanno la nostalgia di vecchi acquerelli e la dolcezza dei fichi maritati, il racconto intimista e commosso di Rocco Jr. tratteggia il ritratto del nonno di cui porta il nome e che gli donò, per il decimo compleanno, la sua prima fisarmonica. Nipote prediletto e ragazzo prodigio delle orchestrine che suonano vecchi ballabili nei locali il sabato sera, Rocco riceve dal nonno – con un bagaglio di tenerezza, estati in campagna, piccoli dolci doni, giri sul cassone dell’Apecar e canzoni stonate – anche i germi di un’antica sapienza musicale, trovando in lui il suo «primo pubblico. Attento, sensibile, pieno di aspettative».