“Salvarsi la vita con la musica”: il documentario di Salvo Manzone che rende omaggio a Claudio Lolli alla Mediateca Regionale Pugliese

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BARI – Omaggio al grande cantautore bolognese Claudio Lolli, nato il 28 marzo del 1950 e morto il 17 agosto 2018.

Un Maestro, un poeta della morte e della vita, sempre in bilico tra il personale e il sociale, ricordato dal “Club della Canzone d’Autore Città di Bari”, a cura di Rosa COLELLA. Ingresso libero.

La Mediateca Regionale Pugliese rende omaggio al Claudio Lolli con il documentario “Salvarsi la vita con la musica”.

Un documentario di Salvo Manzone (2002) su Claudio LOLLI, che esaudisce il desiderio di molti “lolliani” di sapere di più sul personaggio disegnato dalle sue canzoni, il desiderio di conoscere il suo volto, di ascoltare la sua voce che racconta e si racconta.

Il film prova a ripercorrere la strada del cantautore bolognese, attraversando i suoi trent’anni di vita musicale, dal primo album “Aspettando Godot” del 1972, inciso per la EMI, fino a “Dalla Parte del torto” del 2000, registrato per “Storie di note”, un’etichetta indipendente.
La storia delle sue canzoni, dei suoi racconti, quindi la sua storia, come quella di tutte le persone per le quali la sua musica ha significato molto.

Scopre i tanti “lolliani” che amano la sua musica, una musica che non mira ad intrattenere, non è per fare carriera, ha qualcosa da dire e la dice nella sua forma poetica spontanea e, allo stesso tempo, accuratamente meditata.

Le sue canzoni, infatti, non sono soltanto una facile melodia da fischiettare, nonostante alcuni suoi brani permettano anche questo.
Claudio Lolli, un artista senza compromessi un po’ intimista, contestualizzato e attento osservatore della società, instancabile cantautore, che, al di là degli schemi di produzione discografica e diffusione pubblicitaria, è riuscito a farsi ascoltare e ad incantare le platee di tutte le età.

Ha cantato piazze “occupate” da “Zingari felici”, la felicità, per Lui, doveva essere un obiettivo cui tendere, e, in occasione dell’uscita del suo ultimo disco “Il Grande Freddo”, lo ribadì in un’intervista: ˂˂È la felicità a cui dobbiamo tutti puntare, fa ancora scandalo la felicità, soprattutto quella di un soggetto a cui è facile addossare tutti i mali (…). In realtà, a differenza di quanto diceva GABER, secondo me la mia generazione ha vinto. Io ho 67 anni, la situazione della donna oggi è molto migliorata e così la relazioni autoritarie in famiglia, nella scuola, nella società. E tutto questo l’abbiamo fatto noi. E ti dico anche una cosa importante (la voce si fa lieve) l’abbiamo fatto non con fatica, ma con gioia. Non sono passate invano le nostre lotte…>>