BRINDISI – Alessio Boni è «Don Chisciotte» al Teatro Verdi di Brindisi, il sognatore che non accetta la realtà, l’erudito, l’idealista, il folle epico, l’eroe visionario. L’attore: «È un personaggio struggente, magico e poetico. E oggi, anche dopo quattrocento anni, abbiamo tanto bisogno di lui». In scena sono in sette e Sancho Panza sarà una donna, l’attrice turca Serra Yilmaz. Appuntamento giovedì 21 febbraio – sipario ore 20.30.
«Don Chisciotte», sognatore dall’animo nobile, rimasto intatto oggi come nel Seicento, rivive alTeatro Verdi di Brindisi, giovedì 21 febbraio alle ore 20.30, con Alessio Boni (cresciuto nella scuola di Strehler), l’attrice turca Serra Yilmaz (musa ispiratrice di Ferzan Ozpetek, da «Le fate ignoranti» a «Saturno contro») e Marcello Prayer, che assieme a Roberto Aldorasi divide la regia con Boni. Sette in tutto gli attori coinvolti, più un giovane “ippoattore”, Nicolò Diana, che dà le movenze a ronzinante, il cavallo dell’eroe senza macchia e senza paura.
Alessio Boni non è nuovo a personaggi complessi. Nella sua carriera, gliene sono capitati tanti: dal principe Andrej Bolkonskij di «Guerra e pace» a Matteo Carati della «Meglio gioventù», da Caravaggio a Ulisse. Negli ultimi giorni in una fiction tv è stato un direttore d’orchestra burbero e umbratile e negli scorsi mesi ha interpretato «Di padre in figlia» e «La strada di casa». Boni si confronta stavolta a teatro con un mito della letteratura mondiale, il cavaliere errante che lotta per un’ideale a prescindere dal risultato. «Idealista, innamorato, rabbioso – ha detto Boni –. Perfino feroce contro l’ingiustizia. Ma anche buono. E a volte tagliente. Don Chisciotte è un caleidoscopio di sfaccettature dell’essere umano».
Terzo libro più venduto al mondo dopo la Bibbia e il Corano. Pubblicato in due parti, la prima nel 1605 e la seconda nel 1615, «Don Chisciotte» di Cervantes (1547-1616) può essere definito il primo grande romanzo moderno nel suo sollecitare la scoperta del sogno, della fantasia, dell’ignoto, della follia e dell’istinto. La storia racconta di Don Chisciotte e Sancho Panza che si apprestano a liberare Dulcinea, prigioniera di un perfido duca. I due incontreranno, nel viaggio, i celebri mulini a vento e un disonesto oste che cercherà di sottrarre loro il denaro. Lo spettacolo, dunque, condurrà il pubblico nel surreale mondo del cavaliere, fatto di giganti e saracini, di estenuanti battaglie e gesta eroiche, rendendo pienamente il suo spirito leggendario.
A differenza di Amleto, che si domanda il senso di faticare o soffrire, il «Don Chisciotte» va oltre, come ha precisato l’attore: «Chi è stato folle abbastanza da credere nella propria visione del mondo tanto da andare controcorrente merita di essere ricordato in eterno: Galileo, Leonardo, Mozart, Mandela». Il cavaliere lotta in nome di ideali perduti, è un pazzo visionario romantico, coraggioso, dal cuore d’oro, che riesce a conquistare tutti e continua a vivere sul palcoscenico. Il protagonista vuole fermamente credere alle sue visioni che lo portano a vivere memorabili ed esaltanti esperienze, proprio come fanno i bambini attraverso il gioco e la fantasia.
Lo spettacolo ha la forza di prendere lo spettatore per mano e di portarlo in una Mancia ideale, dove Don Chisciotte e il suo fido scudiero consumano le loro vicende in nome della bellissima Dulcinea. Il capolavoro di Cervantes diventa in questo modo una cavalcata poetica nell’animo di ciascuno, un luogo protetto circondato da un tempo pragmatico, disincantato, privo di slanci come è il nostro.
Il «Don Chisciotte» di Alessio Boni è un racconto sulla lucida follia, che a volte consente di compiere atti eroici. «L’ingegnoso ed errante cavaliere – ha concluso il regista e interprete sarnicense – ci insegna un principio fondamentale: restare fedeli ai sogni, non mollare, non gettare mai la spugna. Oggi siamo tutti soggiogati, tutti già indirizzati. A 12 o 13 anni già ti dicono cosa dovrai fare da grande. Non si ha più il tempo di giocare, di sognare, di vivere. Con il nostro spettacolo cerchiamo di trasmettere la fanciullezza che apparteneva a Don Chisciotte».
Si comincia alle ore 20.30
Durata spettacolo: 120 minuti, due atti