Mercoledì 27 marzo al Teatro Palazzo di Bari Giuseppe Battiston protagonista di Winston vs Churchill

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BARI – È possibile che un uomo da solo riesca a cambiare il mondo? Questa è la domanda da cui nasce Winston vs Churchill, lo spettacolo in scena al Teatro Palazzo mercoledì 27 marzo alle 21 con Giuseppe Battiston nei panni dello statista britannico e Maria Roveran in quelli dell’infermiera che se ne prende cura. L’uomo e il politico, il Churchill icona del Novecento e il Winston privato, anziano signore affetto da depressione cronica che tuttavia non rinuncia mai ai suoi vizi. Un nuovo appuntamento di prestigio per la stagione diretta da Titta De Tommasi che questa volta punta su un testo tratto dal libro di Carlo G. Gabardini Churchill, il vizio della democrazia con la regia di Paola Rota.

Winston Churchill per certi versi è il Novecento, è l’Europa, forse è colui che, grazie alle sue scelte politiche, ha salvato l’umanità dall’autodistruzione durante il bellicoso trentennio che va dal 1915 al 1945. “Questo spettacolo è innanzitutto un atto d’amore verso una figura che mi ha sempre affascinatoha spiegato l’attoreun uomo che ha saputo rappresentare un’intera nazione, la sua Gran Bretagna, nel momento più delicato del Novecento. Ma la volontà di conoscerlo meglio è stata dettata anche dall’esigenza, o forse sarebbe meglio dire l’urgenza, di riflettere sulla situazione politica di oggi, su cosa significa davvero esprimere il proprio popolo, esserne icona autorevole e portavoce responsabile, sapendosi assumere il peso non sempre lieve di scelte lungimiranti”.

 

Una biografia non convenzionale frutto di un lungo lavoro sulle carte private del primo ministro inglese e sugli spesso memorabili discorsi pubblici. Passione politica e ironia sferzante, acume e lungimiranza, le battute taglienti quasi tweet ante-litteram, sovente divenute celebri (“Gli italiani perdono le guerre come se fossero partite di calcio e le partite di calcio come se fossero guerre”) e la convivenza forzata con il “cane nero”, come lo statista ha sempre chiamato la depressione che lo ha accompagnato per lunghi tratti della vita: tutto si tiene in questo Churchill strabordante che tracanna whisky, urla, sbraita, si lamenta, ma senza mai arrendersi, fuma sigari senza sosta, tossisce, detta ad alta voce bevendo champagne, si ammala, comanda ma ascolta, è risoluto ma ammira chi è in grado di cambiare idea, spesso lavora sdraiato nel letto, conosce il mondo ma anche i problemi dei singoli.

Il testo di Carlo G. Gabardini mostra Winston Churchill in un presente onirico in cui l’intera sua esistenza è compresente e finisce per parlare a noi e di noi oggi con una precisione disarmante. In scena uno dei migliori attori italiani in circolazione, Giuseppe Battiston (un premio Ubu, due Nastri d’Argento e tre David di Donatello all’attivo) che conferma carisma e talento necessari ad incarnare in maniera credibile un uomo simbolo del Novecento.

 

Carlo Giuseppe Gabardini è un attore, scrittore e conduttore radiofonico. Laureato alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano. Molto noto per le sue apparizioni televisive in Camera Cafè, a teatro ha collaborato con Gabriele Vacis, Giampiero Solari, Marco Paolini, ha firmato Questa sera si recita Moliere e Il signor Rossi contro l’Impero del male con Paolo Rossi e Reperto Raiot, scritto con Sabina Guzzanti e Curzio Maltese.

Giuseppe Battiston, nato a Udine nel 1968, è attore di cinema e teatro. Anch’egli diplomato alla Paolo Grassi di Milano, deve i primi passi nel cinema alle pellicole di Silvio Soldini Pane e tulipani (per cui vince il primo David di Donatello nel 2000 come miglior attore non protagonista) e Le acrobate. Poi ne arriveranno altri due per Non pensarci di Gianni Zanasi e La Passione di Carlo Mazzacurati. Il teatro è la sua casa dagli anni ’90, quando interpreta testi di Sgalambro, Baliani, Pinter. Con Orson Welles Roast, regia di Michele De Vita Conti, vince nel 2009 ben 3 premi come miglior attore: Hystrio, UBU e Olimpici del teatro. Del 2012 partecipa a  Italy con Gianmaria Testa  e al Macbeth per la regia di Andrea De Rosa. È protagonista di L’invenzione della solitudine, dall’omonimo romanzo di Paul Auster. È anche regista (con Paolo Civati) di Lost in Cyprus sulle tracce di Otello nel 2015, prima di La morte di Danton, regia di Mario Martone e Così è (se vi pare), regia di Filippo Dini nel 2018.