TARANTO – Santa: un nome un destino. Per lei si parla di beatificazione. La Chiesa ha già avviato le procedure. Perché Santa avrebbe voluto farsi suora, se uno psicopatico non l’avesse barbaramente uccisa una notte di ventotto anni fa. Odio cristiano, fu il folle movente. Materia per il cinema ad alta tensione emotiva. Così, la storia di Santa Scorese, la vittima del brutale assassinio del 1991, a Palo del Colle, località in provincia di Bari, adesso è un mediometraggio prodotto da filminprogress.it. Tiene insieme cronaca e fiction, sul filo della suspense. E lo firma il debuttante regista pugliese Mimmo Spataro con la sceneggiatrice Assunta D’Elia, partita dai diari della giovane vittima. Una storia di follia criminale ai limiti dell’assurdo, che il cineasta tarantino ha voluto non a caso intitolare L’incredibile storia di Santa Scorese, trasferendo sul grande schermo una vicenda reale. I personaggi sono, infatti, i protagonisti di un evento accaduto per davvero in una realtà che supera la più macabra fantasia. La “prima” è in programma lunedì 6 maggio (ore 20.30), al Teatro Orfeo di Taranto, la città che è stata set principale delle riprese. La serata è ad inviti e prevede la partecipazione dei familiari della ragazza.
Tutto pugliese il cast di attori, con Clara Magazzino nel ruolo di Santa, una ragazza accesa da una fortissima fede e una vocazione per la solidarietà, e Giuseppe Calamunci Manitta in quello di Giuseppe, l’assassino, un uomo di 31 anni profondamente disturbato che vuole farsi prete e nel suo delirio schizofrenico si dichiara figlio di Dio. Una storia di fede, persecuzione e violenza, che Spataro avvolge in quella luce misteriosa appresa dal suo modello di riferimento, Italo Petriccione, direttore della fotografia dei film di Gabriele Salvatores. Al progetto hanno prestato il loro volto anche Alfredo Traversa (il padre di Santa), Angela De Bellis (la madre), Vanessa Caponio (la sorella), Francesco Cassano (il cognato), Mario Blasi (don Tino) e Rino Massafra (don Carlo).
In Santa, Giuseppe ha visto la Madonna. E, nella rielaborazione cinematografica di Spataro, che ha curato anche montaggio, fotografia e audio, il folle assassino compie farneticanti rituali nella sua stanza, tappezzata di immagini della Vergine, tra le quali campeggia una foto della ragazza. Inizia una lunga persecuzione, durata anni. L’uomo, che nel suo delirio si rivede bambino in cerca del padre rinchiuso in una clinica psichiatrica – proiezione disturbata della sua stessa follia – non dà tregua alla vittima predestinata. Le invia lettere, le telefona, la segue ovunque. Minaccia di “farla secca”. Piero, il papà di Santa, poliziotto in servizio, riesce ad ottenere protezione per la figlia. Ma non serve. Perché quella sera del 15 marzo 1991 è sola, quando sta rincasando. E il suo carnefice è lì, ad aspettarla. Santa viene assassinata sotto gli occhi del padre, che osserva impotente la scena dal balcone al quale si è affacciato disperato, mentre il cognato arriva in soccorso con altri parenti e amici. Poi, la corsa precipitosa in ospedale, nel disperato tentativo di salvare la ragazza. La morte arriva dopo tre ore di agonia. Con le ultime parole di Santa. Parole di perdono per il suo assassino.