BARI – Questa mattina nella sala consiliare del Comune di Bari, il sindaco Antonio Decaro, insieme al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, all’Onorevole Marco Lacarra e alla famiglia Lacarra, ha ricordato Peppino Lacarra, già assessore al Comune di Bari, nel decennale della sua scomparsa.
“Oggi ricordiamo, come abbiamo fatto qualche giorno fa con Nicola Lamaddalena, una altro protagonista della vita politico amministrativa di questa città – ha esordito il sindaco Decaro in aula -. In anni di grande fervore per la ricostruzione del Paese dopo la seconda guerra mondiale e dopo la guerra civile per la liberazione, fare politica, soprattutto all’interno delle istituzioni, significava avere grande passione civile e, a volte, una consistente dose di trasporto ideologico. Ancor di più per coloro che avevano trascorso, i migliori anni della loro vita, con la paura, la miseria e le ristrettezze della guerra. Così è stato per Peppino, classe 1922. Era appena diventato maggiorenne quando la guerra svuotò di giovani le città e ipotecò il loro futuro. Nel dopoguerra la voglia di riscatto di Peppino, il suo desiderio di contribuire alla rinascita del Paese per veder sorgere, usando la simbologia al lui cara, il Sol dell’Avvenire, si tradusse in impegno nella Camera del lavoro. A quei tempi, le Camere del Lavoro non solo erano luoghi di impegno sociale e sindacale ma anche fucine di idee e di lotta politica.
Fu così che in quegli anni difficili di contrapposizione ideologica, anni in cui i vescovi impedivano alle autorità civili, soprattutto di provenienza socialista, di partecipare alla sagra di San Nicola, che Peppino Lacarra approdò in consiglio comunale. A lui fu affidato da subito un compito non facile cioè quello di seguire per conto del Sindaco Trisorio Liuzzi (all’epoca il decentramento amministrativo non era garantito dalle circoscrizioni o dai municipi ma dai delegati del Sindaco) il nuovo insediamento di edilizia economica e popolare che stava sorgendo alle porte di Bari, grazie agli interventi finanziati dalla legge 167. Un compito non certamente facile ma le imprese ardue nella Bari di quei tempi non finiscono qui. Perché la sua attività nella difficile trincea quotidiana dell’amministrazione cittadina continuò nel 1971, quando il sindaco Vernola lo nominò assessore all’ igiene e sanità. Gestirà così, due anni dopo, l’emergenza colera, la profilassi di massa e il potenziamento delle politiche di miglioramento delle condizioni igienico sanitarie.
E in conclusione della sua carriera amministrativa riuscì anche a gestire l’assessorato alla Polizia municipale nella Giunta Dalfino, con cui dovette affrontare l’emergenza dell’arrivo nel porto di Bari della nave Vlora con il suo carico di ventimila disperati.
Insomma una vita dedicata alle istituzioni, alla sua città. Una vita trascorsa tra amministrazione e politica. Una vita con una esposizione pubblica e un impegno costante e quotidiano, alla quale ha dedicato tempo ed energie.
A volte, anzi spesso, sottraendo tempo alla sua famiglie ai suoi figli. Quel tempo e quell’impegno che, lo sappiamo bene noi amministratori, ci consuma fino al midollo ma che alla fine riempie di soddisfazione perché fare il sindaco o l’assessore è il mestiere più bello del mondo. In cerimonie, mi piace ribadire che ricordare non è un mero esercizio retorico ma significa trasmettere valori e passioni, quelle che Peppino ha saputo trasmettere ai suoi figli e a tutti noi”.