Leggende di Puglia: Lecce, il ninfeo e le fate

1686

LECCE – Secondo un’antica tradizione, tutti quei luoghi che, nel loro nome, ricordano le fate, in realtà sarebbero delle nascoste porte segrete che celano l’ingresso al regno incantato. E’ il caso di vari toponimi riscontrabili in tutta l’Europa, tipo “la Valle delle Fate”, “il Lago delle Fate”, “il Bosco delle Fate” e via dicendo.

Anche a Lecce esiste un toponimo analogo, si tratta del Ninfeo delle Fate, costruzione ipogea sotto una masseria nell’area compresa fra viale Grassi ed il lato meridionale della stazione ferroviaria. Un tempo la strutura era posta oltre la cinta muraria ma, col tempo, il selvaggio incedere edilizio la ha inglobata nell’area cittadina. Per ciò che concerne il nome, il ninfeo era generalmente un luogo dove anticamente le fanciulle andavano a fare il bagno, mentre le fate si riferiscono con ogni probabilità alle statue femminili presenti un tempo all’interno della struttura ipogea. Forse però esiste una spiegaziona più fantasiosa ….. Chissà che quel ninfeo non fosse e non sia tutt’ora uno dei tanti ingressi al regno delle fate? Ma chi sono le fate?

Si tratterebbe di spiriti elementali, ossia degli elementi, in particolare dell’elemento Terra, come gli elfi ad esse strettamente imparentati se non addirittura coincidenti poiché, per alcuni, le fate sarebbero le femmine di questi. Di statura variabile ma comunque inferiore a quella degli umani, spesso si invaghiscono, aimé, degli uomini, colmandoli di svariati doni, tra i quali spiccano i loro anelli fatati, capaci di conferire poteri straordinari, e dispensando ricchezze. Tuttavia, se tradite, divengono delle spietate vendicatrici. Sovente si raccontava un tempo di umani scomparsi misteriosamente e tenuti prigionieri nel reame incantato.

Tra queste splendide creature ricordiamo le Dame Bianche e le Dame Verdi. Le prime ormai quasi estinte a causa dell’egoismo e dell’ingratitudine umana che, col suo sfrenato progresso, le spinge ad allontanarsi sempre di più, poiché esse amano la vita tranquilla e bucolica. Erano ben disposte verso gli umani e cercavano sempre di aiutarli, e si arrabbiavano soltanto se trattate con disprezzo. Allora sì erano dolori. Le Dame Verdi erano in origine Elfi Silvani, successivamente ritiratisi presso castelli o costruzioni abbandonate. Esse viaggiano con i venti e, pertanto, sono evanescenti, quasi invisibili. Se tal volta si mostrano ai mortali indossano delle lunghe tuniche verdi trasparenti, che lasciano intravedere la sinuosità e la bellezza dei loro corpi. Il loro fascino non risparmia gli uomini, dei quali sovente si invaghiscono.

Chissà, forse in quel ninfeo alle porte di Lecce, in mezzo agli schiamazzi dei clacson ed all’inquinamento da ossido di carbonio, tipico del traffico in viale Grassi, si cela un ingresso al regno incantato. Forse, oltre una nebbiosa cortina, alcune Dame Verdi attendono di stringere fra le braccia qualche improvvisato amante. Sembrerà strano, ma l’area limitrofa al ninfeo non è ancora stata toccata dall’edilizia selvaggia. Credo proprio che una notte di queste andrò ad indagare poi, se fra una settimana non troverete un altro articolo del sottoscritto su corrieresalentino.it, sarete liberi di pensare che ho deciso di ritirarmi fra le braccia di qualche Dama Verde sino alla fine dei tempi………….

 

Cosimo Enrico Marseglia