Martedì 2 luglio Niurimari per i “Martedì della Taranta” al Castello di Gallipoli

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GALLIPOLI (Lecce) – Martedì 2 luglio dalle 20 al Castello di Gallipoli, che ospiterà per tutta l’estate la mostra “Lampante. Gallipoli, città dell’olio”, nuovo appuntamento con “I martedì della Taranta”. Canti e pizziche riservate ai visitatori per ballare e ascoltare la musica popolare salentina. Nell’atrio si esibiranno i Niurimari, gruppo composto da Marco D’Amico (tamburello e voce), Cristian Manuel Del Gottardo (fisarmonica e voce) e Mino Busti (chitarra ritmica). Per una remise en forme  estiva completa, il Castello – ogni mercoledì alle 19 e ogni domenica alle 10 proporrà Meditazione mediterranea, un percorso che unisce la tradizione dello yoga con le riflessioni della filosofia della Magna Grecia. Una sessione di esercizi, respirazione, meditazione che diventa il miglior viatico per tonificare  corpo e spirito e focalizzare gli obiettivi. “Si tratta di un percorso semplice, adatto a tutti”, dice Ilaria Mancino,  che conduce il percorso, “durante il quale approfondiremo respirazione, equilibrio e voce”. Nel corso dell’estate non mancheranno altri appuntamenti dedicati alla danza, alla musica, all’astronomia e all’arte.

Sino al 3 novembre sarà visitabile la mostra “Lampante. Gallipoli, città dell’olio”, un racconto che celebra “l’oro liquido” che, dall’inizio del XVI secolo, permise a Gallipoli di divenire la maggiore piazza europea per la produzione e la commercializzazione di olio lampante, “illuminando” le grandi Capitali europee come Parigi, Londra, Berlino, Vienna, Stoccolma, Oslo, Amsterdam e intrattenendo, con le stesse, ricchi commerci e scambi culturali. Nel XVIII secolo la produzione e l’esportazione di olio dalla Puglia e in particolare dalla Terra d’Otranto raggiunsero l’apice. Il 90% dell’olio che si esportava dalla Puglia nel 1700 era olio lampante, olio chiaro e grasso, acquistato specie dagli Stati esteri per l’illuminazione, per la lavorazione della lana e per fabbricare il sapone. “Lampante” è la messa in scena di un territorio e del suo bene più prezioso: l’olio, le sue eccellenze, le tante storie, le mille rotte e le preziose tracce. “Sarà una mostra parlante, in grado, ci auguriamo, di ristabilire delle relazioni, delle consuetudini percettive con l’olio, la sua importanza produttiva ma soprattutto identitaria” sottolineano i curatori. “C’era un tempo in cui l’olio lampante era considerato come oro e le cisterne di Gallipoli ne erano piene. La sua trasparenza permetteva un particolare bagliore tendente al bianco che lo rendeva più gradevole, profumato, lucente e puro di ogni altro olio sul mercato. Dallo scalo gallipolino le botti di olio raggiungevano il Nord Europa e da lì le steppe della Russia. Grazie alla sua purezza era utilizzato per bruciare l’incenso davanti le statue ortodosse ed illuminava le stanze della zarina. Con l’olio a Gallipoli si fabbricava anche il sapone preferito dalle gran dame parigine”.

La  storia è raccontata attraverso un percorso sull’archeologia dell’olio con i reperti provenienti dal Museo Sigismondo Castromediano di Lecce a cura di Anna Lucia Tempesta; una selezione della preziosa collezione di lucerne storiche e rare del Museo dell’olivo e dell’olio della Fondazione Lungarotti di Torgiano in Umbria; una originale raccolta dei contenitori di olio provenienti da Casa Vestita di Grottaglie; una selezione di cimeli del saponificio storico L’abbate; un’inedita collezione privata dei maestri bottai Tarantino; un lampione originale della seconda metà dell’800 proveniente da una strada del centro storico di Dublino grazie alla collaborazione con la Fondazione Neri – Museo italiano della ghisa di Longiano. Non mancheranno le contaminazioni con l’arte e il contemporaneo grazie a “Cavalieri ardenti” l’antologica di Armando Marrocco a cura di Toti Carpentieri che vede una sequenza di opere storiche nelle quali, tra antropologia e sacralità, si riconosce al lampante l’inequivocabile status di materia creativa; una installazione site specific “Un mare di luce” e una mostra fotografica degli ulivi secolari di Puglia diGiovanni Resta. Infine, sarà possibile immergersi in un frantoio grazie alla realtà virtuale a cura di Francesco Gabellone (architetto – Cnr / Istituto per i beni archeologici e monumentali  di Lecce) coadiuvato da Maria Chiffi.