TREPUZZI (Lecce) – Dopo Antonio Padellaro, Luca Telese, Riccardo Iacona, Corrado Formigli, Sandro Ruotolo, Massimo Giannini, Piero Ricci e Marco Damilano, venerdì 5 luglio aTrepuzzi, in provincia di Lecce, il Premio Giornalistico Maurizio Rampino “alla carriera” sarà consegnato a Paolo Borrometi. Presidente dell’associazioneArticolo 21, collaboratore di numerose testate e direttore del sito d’inchiestaLaspia.it, il giornalista d’inchiesta siciliano da anni vive sotto scorta per essere finito nel mirino dei boss. Nel corso della cerimonia, che si terrà dalle 20 (ingresso libero) nella piazzetta antistante la Chiesa dell’Assunta su Corso Umberto, saranno svelati anche i vincitori della tredicesima edizione del Premio. Quest’anno giornalisti e giornaliste di testate nazionali e regionali (La7, Corriere della Sera, Nuovo Quotidiano di Puglia, Tg1, Linkiesta, Articolo21, FanPage, Batmagazine, Il Fatto Quotidiano, Il Mattino, La Repubblica, L’Espresso, Nuovo Quotidiano di Puglia, Terre di frontiera, Ricicla.tv e altre) hanno partecipato con articoli, servizi e reportage (editi e inediti) sul tema “Sangue, paura e silenzi. l’inarrestabile avanzata delle mafie dai campi alla finanza”. Ospite della serata Maurizio Landini, segretario generale della CGIL che dialogherà con Borrometi su lavoro elegalità. Un connubio inscindibile perché parlare di legalità significa parlare di diritti e di futuro. Anche e soprattutto nel lavoro dove senza legalità non ci sono contratti, retribuzioni dignitose, tutele. E senza legalità c’è concorrenza sleale nei confronti delle imprese oneste.
Organizzato e promosso dal Comune di Trepuzzi e dall’Associazione “Amici di Maurizio” in collaborazione con La Gazzetta del Mezzogiorno e con il patrocinio e il sostegno di Regione Puglia, Ordine Nazionale dei Giornalisti, Ordine dei Giornalisti di Puglia, Coldiretti Lecce, GAL Valle Della Cupa, Unione dei Comuni del Nord Salento e CGIL Lecce, il Premio ricorda la figura di Maurizio Rampino, giornalista prematuramente scomparso il 14 Giugno 2006, la sua indipendenza di giudizio, il suo coraggioso saper andare controcorrente e anticipare i tempi, il suo osservare quello che accadeva e saperlo riportare con puntualità e obiettività. Durante la serata interverrannoGiuseppe Taurino (sindaco di Trepuzzi), i rappresentanti dell’Associazione “Amici di Maurizio” e i colleghi e le colleghe della Gazzetta del Mezzogiorno, Serena Fasiello (vice presidente dell’Ordine dei giornalisti della Puglia), Gianni Cantele eFrancesco Manzari (presidente e direttore di Coldiretti Lecce) e la famiglia diRampino. A Paolo Borrometi sarà consegnato un paniere di prodotti diCampagna Amica, fondazione promossa da Coldiretti per tutelare ambiente, territorio, tradizioni e cultura, salute, sicurezza alimentare, equità, accesso al cibo a un giusto prezzo, aggregazione sociale e lavoro, e di una serigrafia realizzata per l’occasione.
Nato a Ragusa nel 1983, laureato in Giurisprudenza, Paolo Borrometi ha iniziato a lavorare al «Giornale di Sicilia» e ha poi fondato il sito di informazione e inchiesta «La Spia». Oggi è un giornalista di Tv2000, collabora con l’agenzia AGI e con varie altre testate giornalistiche. Per il suo impegno di denuncia, ha ricevuto l’onorificenza motu proprio dal presidente della Repubblica. È presidente di «Articolo 21», collabora con Libera, la Fondazione Caponnetto e con la Cgil.Recentemente ha pubblicato “Un morto ogni tanto. La mia battaglia contro la mafia invisibile” (Solferino). «Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti!» Nelle intercettazioni l’ordine è chiaro: Cosa Nostra chiede di uccidere il giornalista che indaga sui suoi affari. Ma questo non ferma Paolo Borrometi, che sul suo sito indipendente La Spia.it denuncia ormai da anni gli intrecci tra mafia e politica e gli affari sporchi che fioriscono all’ombra di quelli legali. Dallo sfruttamento e dalla violenza che si nascondono dietro la filiera del pomodorino Pachino Igp alla compravendita di voti, dal traffico di armi e droga alle guerre tra i clan per il controllo del territorio. Le inchieste raccontate nel libro compongono il quadro chiaro e allarmante di una mafia sempre sottovalutata, quella della Sicilia sud orientale. Il tutto filtrato dallo sguardo, coraggioso e consapevole, di un giornalista in prima linea, costretto a una vita sotto scorta: alla prima aggressione, che lo ha lasciato menomato, sono seguite intimidazioni, minacce, il furto di documenti importantissimi per il suo lavoro, sino alla recente scoperta di un attentato che avrebbe dovuto far saltare in aria lui e la sua scorta. I nemici dello Stato contano sul silenzio per assicurarsi l’impunità, e sono disposti a tutto per mettere a tacere chi rompe quel silenzio. Il primo libro di Paolo Borrometi è una denuncia senz’appello su un fenomeno ritenuto in declino e in realtà più pervasivo di sempre, da combattere anzitutto attraverso la conoscenza del nemico. Perché il potere della mafia, come diceva Paolo Borsellino, è anche un fenomeno sociale, fatto di atteggiamenti e mentalità passive contro cui l’unico antidoto è l’esempio della resistenza e della lotta.