BARI – Da lunedì 28 ottobre la Compagnia Diaghilev e Times Zones rendono omaggio a Gianni Lenoci, il pianista monopolitano prematuramente scomparso poco meno di un mese fa. A lui è dedicata la sezione «Pensieri verticali: Cage e Feldman» della rassegna «Le direzioni del racconto» che l’attore Paolo Panaro aveva pensato di realizzare proprio con Lenoci e che ora vede coinvolto il pianista Domenico Di Leo.
«Pensieri verticali» è un percorso in due parti sul significato di contemporaneità lungo il quale Panaro e Di Leo ripercorrono quella fase della seconda metà del Novecento in cui musica colta, arti figurative e poesia vennero pervasi da un’impenetrabile sacralità e una profonda ricerca spirituale. Una ricerca testimoniata da Mark Rothko, il pittore statunitense del cosiddetto «espressionismo astratto» che, nel primo appuntamento, intitolato «John Cage, l’eversore sorridente», in programma lunedì 28 ottobre (repliche il 4 e 13 novembre), entra con i suoi scritti accanto a pensieri e musiche del rivoluzionario compositore americano del suono e del silenzio. Sono, infatti, il suono e il silenzio gli strumenti con cui il compositore californiano ha inventato nuovi mondi, nuovi possibili modi di pensare e di comunicare tra esseri umani, sfuggendo il dominio dell’ego, riaprendoci alla natura, riconnettendoci al mondo di cui siamo parte. La sua è la musica più ecologica e democratica mai immaginata: in essa i suoni, i “rumori” e il silenzio sono alla pari, così come gli strumenti tradizionali e qualsiasi altro corpo sonoro. Nella sorridente utopia di Cage, i suoni intenzionali prodotti dai musicisti e quelli casuali e ambientali fanno tutti parte di uno stesso fenomeno. Un grande gioco, tra ironia e paradosso. E il primo paradosso è quello di un musicista-pensatore il cui cognome significa “gabbia”, ma che ha dedicato la vita ad aprire le prigioni del pensiero, insegnandoci ad essere liberi.
Ma forse, più di tutti, fu Wystan Hugh Auden, la voce più importante della letteratura anglo-americana dell’ultimo secolo, a proporre la visione più efficace della contemporaneità con la sua opera poetica, che Panaro fa dialogare con le musiche di Feldman suonate da Di Leo in «Morton Feldman, esercizi di mistica laica», spettacolo in programma martedì 29 ottobre (e in replica il 5 e 14 novembre). Dopo Cage, Feldman è l’altro grande eccentrico della musica del XX secolo. Se gli “oggetti musicali” del primo sono magnifici giochi, quelli del suo allievo Feldman sono rigorosi esercizi. Esercizi in grado di sprigionare un singolare fascino, frammenti di infinto, in cui praticare l’arte di togliere, fino a raggiungere una singolare zona lunare, ai confini del silenzio di Cage, ma restando sempre un passo indietro: da questa singolare posizione, Feldman mostra come, spogliati di ogni retorica e ogni narrazione, il suono e il silenzio, la durata e l’estinzione, diventano elementi di una mistica laica che, se praticata con abbandono e disciplina, può condurre all’incantamento e a una sorta di Nirvana.