Questa mattina l’assessore Galasso e il presidente Leonetti all’intitolazione di via Stefano Speranza al quartiere Libertà

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BARI – Si è svolta questa mattina la cerimonia di intitolazione dell’ultimo tratto di via Libertà, tra via don Bosco e via Scipione l’Africano, a Stefano Speranza, giovane ingegnere, prematuramente scomparso, attivissimo nel quartiere Libertà in ambito sociale.

A seguito della petizione promossa dell’Unione ex allievi Don Bosco – Istituto Salesiano Redentore, l’amministrazione comunale, intitolandogli un’area di circolazione nelle vicinanze dell’Istituto, ha inteso tributare il doveroso riconoscimento della comunità a Stefano Speranza che ha ideato e realizzato numerose manifestazioni culturali e progetti innovativi per i giovani e altre iniziative sociali per i cittadini residenti nel quartiere, che ancor oggi lo ricordano con affetto e orgoglio.

Alla cerimonia, alla presenza dei famigliari, sono intervenuti  l’assessore Giuseppe Galasso e il presidente del Municipio I Lorenzo Leonetti.

 

“È giusto che le strade e i muri della città portino il nome dei cittadini che hanno amato la comunità che ha attraversato questi luoghi – ha commentato l’assessore Galasso –. Stefano Speranza non ha solo amato questo quartiere e questa città, ma ha anche dedicato parte del suo tempo e della sua vita per far si che la comunità barese e del quartiere Libertà crescesse, investendo energie nella cura dei più piccoli e dei giovani, nel solco degli insegnamenti di Don Bosco e dello straordinario lavoro che i Salesiani portano avanti per le persone che vivono un momento di difficoltà sociale, economica e umana della nostra città”.

 

Stefano Speranza

Nasce a Bari il 5 luglio 1950. Dopo aver frequentato le elementari nella scuola Maria Josè, attualmente complesso Don Bosco, frequenta le scuole medie presso l’Istituto Giovanni Pascoli e il liceo scientifico allo Scacchi, sempre a Bari.

La sua carriera scolastica è contraddistinta da risultati eccellenti: si iscrive all’Università di Bari, Facoltà di Ingegneria, dove consegue la laurea con il massimo dei voti e la lode.

Subito dopo la laurea, nonostante una malattia gravissima (la sclerosi a placche), che gli rende difficile ogni movimento e poi lo rende completamente immobile, svolge la professione di ingegnere alle dipendenze di una società per la quale è autore di progetti che vengono realizzati anche all’estero.

Cresciuto nell’ambiente dell’Oratorio Salesiano di Bari, si fa promotore di iniziative nel quartiere Libertà di Bari, il suo quartiere, consentendo a ragazzi indigenti di superare le difficoltà della loro vita familiare e di inserirsi a pieno titolo nella vita sociale.

Punto di riferimento umano e sociale, ha aiutato tutti, ispirandosi ai principi democratici, liberali e cristiani, secondo gli insegnamenti del Concilio Vaticano II.

Innumerevoli sono i giovani passati dai suoi gruppi di doposcuola, nei quali giovani studenti universitari mettono a disposizione il loro tempo libero gratuitamente per fare lezione ai bambini bisognosi.

Organizza cineforum frequentati da centinaia di persone e i cui dibattiti, sotto la sua guida, si protraggono per ore.

Sposato con una compagna di studi, è uno dei primi a riconoscere nei consultori familiari la giusta risposta ai problemi che attanagliano molte famiglie. Promuove e mette su, nel quartiere Libertà, senza concorso di contributi di alcuna specie, un gruppo di ascolto per le famiglie, composto da giovani psicologi e volontari.

Tutto questo mentre la malattia progredisce fino a renderlo immobile, costringendolo a comunicare con l’esterno solo attraverso il movimento delle palpebre.

Nella sua breve vita, segnata dalle limitazioni della sua tremenda malattia, Stefano Speranza ha saputo dar vita ad iniziative che all’epoca erano assolutamente innovative, e che poi si sono affermate nei decenni a seguire.

È stato punto di riferimento dei giovani e dei meno giovani che si rivolgevano a lui, mostrando un coraggio e una fermezza d’animo che lasciava sorpresi tutti quelli che incontrava.

L’allora Vescovo di Bari, Mons. Ballestrero, recatosi in visita a Speranza, dichiarò: “sono andato per consolare , ma sono stato consolato”.

Stefano Speranza è morto a Taranto il 18 giugno del 1986.