CASTRO (Lecce) – Quando si parla di Castro, subito viene alla mente la Grotta della Zinzulusa che, secondo alcuni studiosi, rappresenterebbe la più antica dimora dell’uomo in Europa. La Zinzulusa, che in italiano significa la cenciosa, si divide in diverse caverne e settori: Vestibolo, Conca, Galleria delle Meraviglie, Cocito, caratterizzato dalla presenza di un lago, Duomo, ciascuno dei quali è contrassegnato da una leggenda che, alla fine, confluisce in un’unica storia.
C’era una volta una donna molto ricca che, in fin di vita lasciò tutti i suoi beni alla sua unica figlia, mentre diseredò il marito, uomo avido, crudele ed interessato soltanto alla ricchezza. A causa di tale decisione, l’uomo odiava la figlia e, per sbarazzarsene ed appropriarsi dei suoi beni, poiché non aveva il coraggio di ucciderla per paura di essere scoperto, la rinchiuse in casa facendo credere alla gente che la fanciulla fosse malata gravemente. Nessuno, tuttavia, gli dette credito, anzi, cominciarono a circolare voci sulla possibile fine della ragazza. Se ne parlò talmente tanto che le voci giunsero alle orecchie di una fata che, impietositasi, riuscì a trovarla grazie alle sue arti magiche. Non appena la vide, la ragazza supplicò:
– “Aiutami, io muoio!” –
– “No!” – Rispose la fata: “Tu non morrai!” –
Quindi, con un batter di mani, illuminò la stanza di una luce meravigliosa, i cenci che la fanciulla aveva indosso caddero a terra ed al loro posto apparvero delle finissime vesti in seta, adornate da pizzi, merletti e trine. A questo punto, però, la fata ammonì la fanciulla di non gettare i vecchi cenci che sarebbero serviti nel futuro poi, con un secondo battito di mani, il soffitto si aprì ed un grande stuolo di colombi scese dal cielo, prese la ragazza e la condusse in aperta campagna. Qui la fata disse alla Zinzulusa:
– “Prendi da terra il fiore caduto dalla cima della palma, tocca leggermente la roccia ed attendi!” – Quindi sparì.
La fanciulla eseguì attentamente i consigli della fata e dopo un poco apparve un giovane ed aitante principe in sella al suo destriero, seguito dalla sua scorta di cavalieri. Fu amore a prima vista ed il principe subito propose alla fanciulla di diventare sua sposa. Lei accettò e montò sul cavallo, portando con sé il piccolo involto contenente i suoi cenci.
Nel frattempo, il padre della ragazza aveva tentato di impossessarsi delle gioie della figlia ma non appena aveva allungato la mano per aprire il forziere, questo si era incendiato, mentre una mano misteriosa afferrava lo sventurato e lo trascinava all’interno della grotta, scaraventandolo nel lago di Cocito, le cui acque, a causa del contatto con la sua anima dannata, divennero scure e fetide.
Il tempo passò veloce, la principessa cenciosa ed il principe si sposarono ed ebbero figli ed una vita felice poi, quando arrivò per la Zinzulusa l’ora della morte, come d’incanto riapparve la fata che, dopo averla presa per mano, insieme al principe la condusse nella grotta del Cocito. Appena arrivati nel vestibolo, la fata prese gli antichi cenci della principessa e li sparse sulle pareti poi, magicamente, li trasformò in pietre preziose. Successivamente li condusse in una galleria che, al loro passaggio, si rischiarò di una sublime e splendida luce.
– “Che meraviglia!” – Esclamò Zinzulusa.
– “E’ vero, e d’ora in avanti questa sarà la Galleria delle Meraviglie, come tu l’hai chiamata.” – Rispose la fata.
Continuando il cammino, giunsero sulle rive del lago, dalle cui acque salivano grida e sospiri.
– “Non preoccuparti!” – Disse la fata. “Qui dentro l’anima di tuo padre espia le sue colpe.” –
In seguito giunsero davanti ad una splendida reggia di cristallo, illuminata da luci meravigliose e circondata da acque scintillanti e limpide.
– “Questa grotta è imponente come un Duomo.” – Esclamò la principessa Zinzulusa.
Rispose, ancora una volta la fata:
– “Tale sarà il suo nome, e voi riposerete qui per l’eternità, godendo la vista di tali magnifiche luci che nessun altro al mondo vedrà mai!” –
Cosimo Enrico Marseglia