Alessandro Preziosi torna al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi lunedì 17 febbraio

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BRINDISI – Artista tra il folle e il surreale, Vincent Van Gogh è uno dei pittori più celebri della storia dell’arte. A rendere più affascinante questo personaggio, il suo umore malinconico e irrequieto, forse il vero motore immobile della sua creatività e genialità: sarà Alessandro Preziosi a prestare il volto all’iconico pittore post-impressionista nello spettacolo «Vincent Van Gogh. L’assordante odore del bianco», in scena al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi lunedì 17 febbraio, con sipario alle ore 20.30. L’opera, scritta da Stefano Massini e diretta da Alessandro Maggi, prende spunto da un capitolo della vita dell’artista olandese, i due anni di internamento nell’ospedale psichiatrico di Saint Paul de Manson a Saint-Rémy-de-Provence, vicino alla sua amata Arles.

 

Un’occasione per immergersi nel labirinto pittorico e umano di un artista che visse e dipinse con impeto, inquietudine, desiderio di penetrazione e ricerca, il rapporto con il reale e la natura. È il 1889 e nel bianco assordante di una stanza del manicomio prende vita un dialogo serrato tra Van Gogh, il fratello Theo e i medici del manicomio: al centro della scena la vicenda umana dell’artista, ma anche un’indagine che scende nel profondo della sua mente e della sua pittura “che ci parla”. Il genio olandese si trova internato in un “castello bianco” nel quale si consuma il dramma della stasi e dell’immobilità artistica, tormentato dal senso di impotenza di fronte all’impeto d’arte e dall’assordante silenzio del vuoto e della totale assenza di colori.

 

Pareti bianche, pavimento grigio visibilmente inclinato che trasmette una sensazione di disagio, come fondale il «Campo di grano con volo di corvi» che ha perso i bellissimi colori, i suoi gialli, i suoi blu: è tutto bianco, un bassorilievo inciso quasi indistinto. E se è vero, come dice Vincent, che «il pittore è una soglia: si lascia ‘attraversare’ dai colori e dalla realtà che poi arrivano alla tela», il posto dove ora vive è «un quadro senza colore». E il tumulto interiore, il dramma che sta vivendo, sta nel sottotitolo «L’odore assordante del bianco», la sinestesia che unisce parole appartenenti a sfere sensoriali diverse: l’odore (olfatto) assordante (udito) del bianco (vista). Vincent combatte con gli altri alla ricerca della pace, vorrebbe fuggire, disegnare, dipingere, leggere, scambiare i suoi quadri con quelli di altri pittori famosi; ma combatte anche contro se stesso, non riesce a capire se sta vivendo la realtà o un sogno, il presente o il passato. È impossibile non parteggiare per lui che sta lottando contro i soprusi, la burocrazia e per la libertà. Non solo la sua ma quella dell’arte.

 

La personalità di Van Gogh e il suo rapporto con la creatività, nell’ambientazione del manicomio, sono resi in modo vibrante e lirico da Preziosi che ha abituato il pubblico a prove diverse, per generi e registri, ma tutte intense. Il dialogo con il fratello propone un oggettivo grandangolo sulla vicenda umana dell’artista e ne rivela gli aspetti più reconditi. «Da quel contesto totalmente bianco – ha detto Preziosi -, dove l’assenza di colore diventa una punizione morale, si può solo rinascere e provare a riportarsi creativamente in vita. Da un punto di vista teatrale è stato molto stimolante rappresentare un momento di assoluta chiusura del pittore, incapace di recuperare qualsiasi stimolo artistico».

 

Il testo, vincitore del «Premio Tondelli» a Riccione Teatro 2005 per la «…scrittura limpida, tesa, di rara immediatezza drammatica, capace di restituire il tormento dei personaggi con feroce immediatezza espressiva», è firmato da Stefano Massini, drammaturgo che negli ultimi anni ha saputo cogliere lo spirito del tempo riscuotendo significativi riconoscimenti anche all’estero. Con la sua drammaturgia ricca di spunti poetici, offre molteplici opportunità di riflessione sul rapporto tra le arti e sul ruolo dell’artista nella società contemporanea.

 

Dipingo per far rivivere le cose. Vincent Van Gogh

 

Si comincia alle ore 20.30
Durata: un’ora e trenta minuti senza intervallo