La particolare posizione geografica della Puglia, protesa verso la penisola balcanica e l’Oriente, cui si aggiungono anche le caratteristiche morfologiche del terreno, in massima parte pianeggiante, ne hanno determinato nel corso dei secoli una notevole importanza sul piano strategico, tattico e logistico. Per tale motivo la regione è sempre stata oggetto di mira da parte dei più svariati eserciti. Ricordiamo l’importanza assunta dai porti pugliesi in epoca greca e romana. Per i Romani, in particolare, Brindisi fu elevata al rango di massimo porto della penisola italica. Anche per i Bizantini, la cui dominazione seguì quella della caput mundi, gli approdi della regione divennero di vitale importanza strategica nelle ripetute lotte che videro l’Impero d’Oriente confrontarsi contro Ostrogoti, Longobardi, Arabi ed infine Normanni.
Fu proprio nell’epoca normanna-sveva che i porti di Barletta, Brindisi, Taranto ed Otranto, solo per citare i più importanti, aumentarono ulteriormente la loro importanza, in seguito alle Crociate, infatti proprio da essi partivano le flotte dirette in Terra Santa. Gli stessi Cavalieri Templari avevano istituito nella regione, caso unico fra tutti i loro possedimenti, una “praeceptoria” indipendente ben distinta da quella italiana, che comprendeva il resto della penisola, quella francese, quella spagnola e via dicendo. Ciò proprio in virtù del fatto che la posizione della Puglia garantiva il controllo del Mediterraneo e delle vie di comunicazione verso est.
Con la scoperta dell’America e con la conseguente apertura di nuove vie di comunicazione verso, occidente, inevitabilmente la regione ed i suoi porti perdettero in parte la loro importanza, a vantaggio di aree e centri dislocati lungo la costa dell’Atlantico, tuttavia nel XIX secolo, con l’inizio dell’era coloniale, ci fu una ripresa dell’importanza strategica, tattica e logistica della Puglia. Infatti, pochi mesi prima dell’entrata in guerra dell’Italia, nel 1915, la Regia Marina occupava l’isolotto albanese di Saseno, di fronte alla città di Valona, muovendo dalle basi di Brindisi e Taranto. Ufficialmente si trattava di una “Missione Sanitaria” anche se in realtà era una vera e propria occupazione militare per il controllo dell’intero Adriatico, in vista di un’espansione verso i Balcani.
Durante il Secondo Conflitto Mondiale Taranto era uno dei due principali porti strategici italiani, l’altro era La Spezia, cui era delegato il controllo del Mediterraneo Orientale. Fu proprio nella città ionica che l’11 novembre 1941 si consumò la disfatta della Regia Marina in quella che gli storici chiamano la “Pearl Harbour italiana”, operata dall’aviazione militare britannica. Durante lo stesso conflitto anche Bari fu preso di mira, questa volta dall’aeronautica militare tedesca, il 2 dicembre 1943, in un bombardamento che portò all’esplosione dell’unità navale americana “John Harvey”, con la conseguente dispersione di tonnellate di iprite nel porto della città.
In realtà tutti i vari stanziamenti, dominazioni o governi succedutisi nella penisola italica, specialmente quelli dislocati nell’area meridionale, hanno sempre avuto due distinte linee di espansione, corrispondenti ai due canali marittimi, cioè il Canale d’Otranto, che rappresentava la base di partenza per una penetrazione verso oriente, ed il Canale di Sicilia mirante a stabilire una testa di ponte in Africa. Analogamente tali direzioni rappresentavano, in senso contrario, le direttive di massima vulnerabilità da parte di un potenziale invasore, proveniente dalle sponde opposte. Ciò spiega l’elevato numero di scontri che, nel corso della storia, hanno visto la regione come teatro di battaglie.
Cosimo Enrico Marseglia