Gli Eolo Awards 2020, gli “Oscar” italiani del teatro ragazzi, parlano pugliese: Mattia e il nonno con Ippolito Chiarello, tratto dall’omonimo romanzo di Roberto Piumini (Einaudi Ragazzi), con adattamento e regia di Tonio De Nitto, è il miglior spettacolo dell’anno. Mattia e il nonno – con musiche originali di Paolo Coletta, costumi di Lapi Lou, luci di Davide Arsenio, tecnica a cura di Antonio Longo e organizzazione di Francesca D’ippolito – è una coproduzione della compagnia salentina Factory compagnia transadriatica e di Fondazione Sipario Toscana onlus in collaborazione con Nasca Teatri di Terra. La premiazione si è tenuta lunedì 18 maggio dalle 21 in diretta streaming sulla pagina facebook del Festival milanese “Segnali”.
Gli Eolo Awards, assegnati dalla rivista online Eolo, sono dedicati alla memoria di Manuela Fralleone e si svolgono dal 2006 all’interno del Festival di teatro ragazzi Segnali, organizzato dal Teatro del Buratto e da Elsinor, quest’anno annullato per la grave emergenza sanitaria in atto. Durante la serata il direttore della rivista Mario Bianchi e l’attrice e narratrice Daria Paoletta hanno annunciato i vincitori delle 5 categorie: Davide Giordano per “Terry” del Teatro delle briciole (migliore drammaturgia); “Teatro Scuola vedere fare” di Casa del Contemporaneo e Le Nuvole (miglior progetto); Natale Panaro (Premio per il Teatro di figura intitolato a Giovanni Moretti); Chiara Guidi, cofondatrice della prestigiosa compagnia Societas Raffaello Sanzio (Premio Riconoscenza tributato a un Maestro); Mattia e il nonno è stato scelto come miglior spettacolo “per aver proposto con estrema poesia e delicatezza, traendolo dal libro omonimo di Roberto Piumini, il tema della morte, così spinoso da offrire al pubblico dei ragazzi”, si legge nella motivazione. “Per mezzo dell’interpretazione felice e leggera di Ippolito Chiarello, lo spettacolo, si muove sulla sapiente e immediata riscrittura che Tonio De Nitto ha fatto del libro. La narrazione dell’interprete ci accompagna amorevolmente, mano nella mano, in compagnia del piccolo Mattia e di suo nonno, che da poco lo ha lasciato, in un viaggio fantastico attraverso uno scenario sempre vivo e pulsante, che ci farà comprendere in modo poeticamente profondo come tutte le persone che abbiamo amato, non spariranno mai, rimanendo in maniera durevole dentro di noi”.
Presentato in anteprima nel maggio 2019 proprio al Festival Segnali, lo spettacolo, oltre a una trentina di repliche all’attivo (prima dello stop forzato a marzo), ha ricevuto un’ottima accoglienza da parte di organizzatori, pubblico e critica. Mattia e il nonno è tratto da un piccolo capolavoro di Roberto Piumini, uno degli autori italiani più apprezzati della letteratura per l’infanzia. In una lunga e inaspettata passeggiata, che ha la dimensione forse di un sogno, nonno e nipote si preparano al distacco, a guardare il mondo, a scoprire luoghi misteriosi agli occhi di un bambino, costellati di incontri magici e piccole avventure pescate tra i ricordi per scoprire, alla fine, che non basta desiderare per ottenere qualcosa, ma bisogna provare e soprattutto non smettere mai di cercare. In questo delicato passaggio di consegne il nonno insegna a Mattia, giocando con lui, a capire le regole che governano l’animo umano e come si può fare a rimanere vivi nel cuore di chi si ama. Una tenerezza infinita è alla base di questo straordinario racconto scritto con dolcezza e grande onirismo. Un lavoro che ci insegna con gli occhi innocenti di un bambino e la saggezza di un nonno a vivere la perdita come trasformazione e a comprendere il ciclo della vita. È un farmaco questo racconto, uno di quelli che noi adulti, avremmo dovuto avere la fortuna di conoscere da piccoli per imparare a recepire la separazione come questo cammino tra nonno e nipote che somiglia a un viaggio che non fa più paura.
“Mattia e il nonno rappresenta il modo più poetico di abituarsi a una perdita, di elaborare una mancanza trasformandola in lascito prezioso”, ha scritto Michele Di Donato su IlPickwick.it; “Chiarello si muove a proprio agio tra i colori pastello e l’ironia morbida dell’autore: un po’ mattatore, un po’ cantastorie distaccato, portavoce disincantato di un rito di passaggio”, sottolinea Andrea Pocosgnich su Teatro e critica; “Lo spettacolo ci trasporta fedelmente in tutti i mondi che Mattia e il nonno hanno visitato insieme, rendendoceli vivi e pulsanti, ricordandoci nel contempo che la vita vince sempre sulla morte, basta che noi, con il nostro operare, possiamo lasciare la nostra esuvia agli altri”, è la chiusura di Mario Bianchi su Eolo.