Doppio appuntamento in Puglia per Nicola Piovani

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PUGLIA – Doppio appuntamento in Puglia per Nicola Piovani, venerdì 21 agosto (ore 20.45 e 23.15) nel Castello Dentice di Frasso di Carovigno, per il festival Piano Lab, e sabato 22 agosto (ore 21) nel Fossato del Castello di Otranto, per la rassegna Luce d’Oriente (biglietti 35 euro su vivaticket). A Carovigno l’artista propone in trio con Marina Cesare (sax) e Marco Loddo (contrabbasso) una leçon concert dello spettacolo «La musica è pericolosa», che a Otranto verrà presentato nella versione con orchestra e la proiezione di immagini tratte dai film per il quale il Premio Oscar ha scritto alcune indimenticabili colonne sonore.

In ogni caso si tratta di un racconto sonoro attraverso il quale Piovani ripercorre gli incontri che hanno segnato la propria carriera. Musicista che può vantare un numero sterminato di collaborazioni e incontri, umani e professionali, con i più importanti autori del cinema italiano e internazionale degli ultimi decenni, Piovani ha coronato il sogno di conquistare il Premio Oscar nel 1999 per la colonna sonora del film di Roberto Benigni «La vita è bella». E in questo spettacolo «concertato», in cui scandisce le stazioni di un viaggio musicale in libertà, racconta al pubblico il senso dei frastagliati percorsi che l’hanno portato a fiancheggiare Fabrizio De André agli inizi degli anni Settanta per gli album «Non al denaro non all’amore né al cielo» e «Storia di un impiegato» e a collaborare con molti importanti registi, tra cui Magni, Fellini e Monicelli. Piovani e i musicisti che lo accompagnano alternano, così, l’esecuzione di brani teatralmente inediti a nuove versioni di brani più noti, riarrangiati per l’occasione. E nel racconto teatrale la parola giunge dove la musica non può arrivare. Ma, soprattutto, la musica la fa da padrona là dove la parola non sa e non può arrivare, mentre nella versione completa i video di scena integrano il racconto con frammenti di film e immagini di Luzzati e Manara.

Mentre la musica risuona scorrono, infatti, fotogrammi da «L’intervista» e da «Ginger e Fred» di Fellini, da «Il marchese del grillo» e «Speriamo che sia femmina» di Mario Monicelli, da «Hungry Hearts» di Saverio Costanzo. E si ascolta «La danza dei sette veli», il ballo con il quale Salomé ammaliò Erode per chiedergli su un piatto la testa di Giovanni Battista: una danza musicale accompagnata dai disegni di Milo Manara e scandita dalla sensualità degli archi e dal ritmo arabeggiante del clarinetto, mentre il concerto prosegue tra musica e aneddoti su cinema e teatro. Piovani racconta ancora della folgorazione per Chopin, Beethoven e per Marcello Mastroianni, che ricorda mentre canta «Caminito» sul set di «De eso no se habla», il film argentino del 1993 diretto da Maria Luisa Bemberg. E si perde tra le memorie d’infanzia quando racconta di come il suono delle campane del convento delle suore di Ivrea gli avessero ispirato anni dopo il motore creativo del «Bombarolo» di De André. Poi descrive la gioia infantile che gli procurava il suono lontano della banda del paese, rievocato nel brano appositamente scritto per accompagnare gli ingressi in scena di Roberto Benigni, omaggiato con una commovente versione strumentale di «Quanto t’ho amato».