Le percussioni dei tamburi delle bande di paese che sincopano come il cuore di Maria, le piaghe sui piedi nudi dei “penitenti”, il rumore cadenzato dell’incedere dei passi in processione, l’ondoso moto dei simulacri esposti sulle portantine, lo sguardo livido delle donne in nero che stringono il rosario, sono alcuni dei simboli che segnano i riti della Settimana Santa, quel periodo in cui il cristianesimo celebra gli eventi di fede correlati agli ultimi giorni di Gesù.
Nel Salento e, più in generale, in Puglia, a custodirne una delle più antiche e note espressioni è la città di Gallipoli, dove gli appuntamenti rituali della Settimana Santa hanno importante avvio nel venerdì antecedente alla Domenica delle Palme, tradizionalmente dedicato alla sentitissima processione della Madonna Addolorata. Il venerato simulacro, con il suo abito nero, a lutto, e il fazzoletto bianco nella mano destra, anche quest’anno, per il secondo anno, non “sfilerà” davanti alle migliaia di fedeli e semplici avventori che normalmente giungono a Gallipoli per l’evento. Ed ecco allora che le lacrime, altro semplice simbolo della straziante sofferenza di Maria, diventano “motivo” per una nuova produzione di POIEOFOLA’-Costruzioni Teatrali, storico gruppo di artisti attivo nella “città bella”.
– DAKRIUON – (dal termine greco “lacrima”) è il titolo del cortometraggio che rievoca la trasumanazione di Cristo e il dolore lancinante di Maria costretta a vivere ogni istante del martirio del figlio, dal calvario alla deposizione, fino alla metaforica incoronazione a “madre dei dolori”.
Con – DAKRIUON -, POIEOFOLA’ torna in scena (sui social, non potendo in teatro) con un inedito omaggio ai riti della Settimana Santa di Gallipoli, bloccati per il secondo anno dalla pandemia, offrendo al pubblico un cortometraggio che fa rivivere con immagini e suoni l’atmosfera del periodo dedicato ai dolori di Maria, allo “Stabat Mater dolorosa, iuxta crucem lacrimosa”.
L’uscita proprio oggi, venerdì 26 marzo 2021, per regalare una riflessione sul momento storico, rendendo vividi gli usi e i costumi della tradizione gallipolina, con l’intento di poter coinvolgere totalmente il fruitore abbattendo idealmente la parete digitale dello schermo (il cortometraggio è visibile al link https://youtu.be/737hos5TbHc).
La visionaria regia è di Alberto Greco e la direzione artistica di Roberto Marius Treglia (entrambi fondatori di POIEOFOLÀ – Costruzioni Teatrali) che veste anche il ruolo di Gesù. Gli altri interpreti sono Claudia Treglia (Maria), Riccardo Martella (Pilato), Imma Maggino, Luana Greco, Irene Nobile, Eleonora Benvenga, Marta Piccolo e Isaura Scorrano (coro di donne).
La direzione video-fotografica è supervisionata da Simone Nazaro e la post-produzione è a cura di VIDEO COOL, mentre ad Andrea Centolanze si deve la consulenza ritmica sull’aspetto musicale.
Con uno stile “noire” che ben si presta all’interpretazione del tema della passione e che da sempre caratterizza la vena artistica delle produzioni teatrali di POIEOFOLÀ, il regista Alberto Greco genera emozioni popolari provocando stupore con una resa moderna e ad alto impatto dei dettagli più intimi del dolore di Maria: particolari come le lacrime che rigano il volto esausto fino a scivolare sul seno, il movimento oscillatorio e costante della mano di una donna rassegnata che deterge il corpo del figlio, l’impeto deciso nel trafiggere il cuore con un pugnale, di rimando ai versi del Vangelo, rivelano l’emotività di una madre e, al contempo, l’indole divina.
La scelta dei siti adibiti a set per le riprese (realizzate nelle settimane precedenti all’ultimo blocco lavorativo imposto dal Governo) non è casuale: il colore arido del carparo delle cave di “Mater Gratiae” di Gallipoli, in forte contrasto con il nero dei costumi e degli accessori, richiamano alla mente la passione degli eroi della letteratura greca, costretti a vivere la desolazione della loro solitudine; il retrogusto esotico delle “Cattedrali di Almifi” (sempre all’interno delle cave di “Mater Gratiae”) rimandano ai paesaggi del medio oriente; i balconi dello storico Palazzo “Cappello” che si affacciano sul porto di Gallipoli regalano al pubblico uno spettacolare sinolo tra natura e architettura di incommensurabile bellezza.
<<Il disastro pandemico Covid-19 ha imposto considerevoli restrizioni e la sospensione dei cortei cerimoniali per tutelare la salute pubblica in ottemperanza alle misure di prevenzione dalla diffusione del contagio. Per questo la devozione dei fedeli soffre per il secondo anno il declino dei costumi spirituali necessari per manifestare in comunione la pietà popolare tra i viottoli sul mare, nel cuore del centro storico di Gallipoli – dice il regista Alberto GRECO. Legati da una conforme esigenza di esprimere la sensibilità e costretti dalle medesime limitazioni con la chiusura dei teatri e dei luoghi destinati all’intrattenimento dal vivo, gli artisti di POIEOFOLA’ si sono reinventati adattando il genio performativo a nuove modalità interattive.
Seppure in costante travaglio interiore, come ogni artista, ho sempre amato assistere ai riti della Settimana Santa del mio paese, Gallipoli – continua Greco. Ero sorpreso, da piccolo, a constatare con quanta foga la gente partecipasse alle cerimonie e non nascondo quanto stupore nutrissi nel contemplare la figura dell’Addolorata, con quell’abito fastoso e ricco nonostante nero per il lutto, quando compariva dal bastione del porto, come a benedire il mare e i fedeli: gli astanti devoti pregavano con rigoroso rispetto ai piedi della statua e dai balconi delle dimore storiche; poi dal silenzio, un lungo fischio di sirena acclamava la Madonna per la sua misericordia.
Spero di aver reso onore al mio paese con questa proposta artistica, nel rispetto della tradizione e della solennità>>.
LA SETTIMANA SANTA A GALLIPOLI
Per i cattolici la Settimana Santa è l’appuntamento imprescindibile con i dogmi del Cristianesimo durante il quale si celebrano le cerimonie religione nel raccoglimento individuale e nella contemplazione della Fede. I misteri della Passione di Cristo e del sacro ruolo di Maria madre devota negli eventi che caratterizzano la condanna, il martirio e la crocifissione del figlio, destano da sempre fascino e stupore anche nei mistici più convinti. La tradizione pugliese e, nella fattispecie, il folclore salentino rivivono ogni anno i riti saturi di pathos come un’esigenza ineluttabile nonostante l’austero rigore delle liturgie. Le convenzioni religiose e la sensibilità degli abitanti del comune di Gallipoli investono tali liturgie di autentico misticismo, tanto da coinvolgere utenti provenienti dai comuni e dalle provincie limitrofe. Un ruolo chiave nelle cerimonie solenni è affidato alle dieci confraternite locali, vessillifere del rigore della tradizione negli atti di culto.
Una considerevole risonanza nell’emotività pubblica ha il culto di Maria Addolorata, celebrata il venerdì antecedente alla domenica delle Palme: ogni istituzione della “città bella”, pubblica e privata, comprese scuole e uffici, concede ai fedeli la possibilità di partecipare attivamente all’avvio della processione del simulacro di Maria Addolorata custodito nella chiesa del Carmine, come esige la tradizione alle ore 12.00. All’icona consacrata della “Matonna”, così appellata dai gallipolini in segno di rispetto e venerazione, ciascuno degli astanti rivolge sentiti appelli in preghiera, attendendo fiduciosi il benevolo accoglimento delle proprie domande e l’intercessione della sua caritatevole maestà: secondo gli usi, le donne sono solite liberare al cielo un suggestivo lamento al comparire del “fazzoletto” che la Vergine, vestita a lutto, stringe nella mano destra.