BARI – Il 3 e il 4 giugno si svolgerà on line dalla terrazza del Fortino Sant’Antonio il convegno “La Bari nuova. Percorsi di legalità e di cambiamenti a vent’anni dalla morte di Michele Fazio” organizzato dall’associazione Zefiro in collaborazione con Stilo editrice, Libera Bari, Giraffa Onlus, Anchenoi – movimento di cittadinanza attiva, Coop 3.0 e con il patrocinio del Comune di Bari e della Fondazione “Vincenzo Casillo”.
Il convegno è stato presentato stamattina a Palazzo di città, alla presenza del sindaco Antonio Decaro, dell’assessora alle Culture Ines Pierucci da Francesco Minervini, presidente di Zefiro aps, Michele Laforgia, avvocato e relatore del convegno, Lorenzo Marzulli, presidente del consiglio di zona dei soci Coop di Bari-Matera, Marco Sasso, responsabile Politiche Sociali di Coop Alleanza 3.0 e Cardenia Casillo, presidente della fondazione “Vincenzo Casillo”.
“Sono passati vent’anni dal tragico giorno in cui veniva ucciso Michele Fazio, vittima innocente di mafia – ha detto il sindaco Antonio Decaro -. Credo che quel giorno abbia segnato una linea di demarcazione: è come se la città allora abbia preso coscienza di ciò che era accaduto schierandosi dalla parte della giustizia e della legalità. In questi anni, grazie al lavoro straordinario condotto dai magistrati e dalle forze dell’ordine ma anche grazie alla netta presa di posizione di tante associazioni che si occupano di legalità e giustizia, la città di Bari è cambiata. Oggi viviamo in una città diversa che, nonostante abbia ancora molta strada da percorrere, ha dimostrato di avere gli anticorpi, e questo credo sia anche merito delle associazioni e dei cittadini che in questi anni hanno tenuto viva l’attenzione su quel tragico evento”.
“L’impegno sociale, continuo, costante dell’amministrazione è quello di combattere le mafie attraverso una nuova consapevolezza – ha proseguito Ines Pierucci – e ricordare Michele Fazio, una vita innocente spezzata che rappresenta quella di tante altre vittime delle mafie, costituisce per noi un dovere sociale. La storia di Michele Fazio non è una storia che appartiene soltanto alla sua famiglia ma riguarda tutti noi, è una storia di passione culturale che si esprime tutti i giorni attraverso l’associazionismo o attraverso la riflessione e l’analisi affidata a volumi come quello pubblicato da Stilo Editrice, che parla del grido e dell’impegno che questa storia porta con sé. E noi questo impegno vogliamo portarlo avanti ogni giorno, seminando responsabilità e generando partecipazione. Per questo ringrazio le associazioni che hanno organizzato questo convegno e che vogliono promuovere concretamente la cultura della legalità e, soprattutto, ricordare il valore della testimonianza di chi ogni giorno combatte contro le mafie”.
“Ringrazio tutti gli attori di questa storia che non sono mai stati soggetti passivi – ha dichiarato Francesco Minervini – perché questa storia di vent’anni non è soltanto la storia di Michele e della sua tragica morte, è la storia di Pinuccio e Lella, il padre e la madre di Michele, e di tutto quello che è successo dopo. Nella città di Bari si è sviluppato un movimento di reazione che ha messo in atto delle dinamiche, proprio grazie a persone coraggiose come Pinuccio e Lella. La storia di Michele è diventata una storia di tutti. Questo convegno non vuole essere un memoriale ma l’occasione per fare un punto della situazione: si parlerà della mafia di ieri, dei fatti di oggi e delle prospettive di domani perché prima di quella data, il 12 luglio 2001, Bari era solo una città di malavita, dopo è diventata una città di mafia. Prima era una città di cittadini che non sapevano nulla, adesso è diventata una città di cittadini che sanno e che agiscono. È stato fatto tanto cammino, quid de nocte lo dobbiamo stabilire noi”.
“Bertold Brecht diceva “Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi” – ha concluso Michele Laforgia -: io penso invece che ogni tanto qualche eroe ci faccia bene. Noi ne abbiamo avuti tre di eroi, uno è Michele, perché è caduto da eroe della legalità, da ragazzo che, pur essendo vissuto in un ambiente come era all’epoca Bari vecchia, ha deciso con la sua famiglia di intraprendere un percorso di legalità, di lavoro e di lontananza dalle cattive compagnie. E poi ci sono Pinuccio e Lella, che ho avuto la fortuna di conoscere pochi giorni dopo l’omicidio, che hanno scelto di svolgere un lavoro che è parte sostanziale, ineliminabile del cambiamento sociale di una città. Se noi oggi viviamo in una città diversa è anche perché ci sono stati Pinuccio e Lella. La memoria serve a questo: noi dobbiamo ricordarci che cos’era questa città vent’anni fa, non solo dal punto di vista della criminalità ma anche dal punto di vista della legalità diffusa e della politica. Vent’anni fa questa era una città che discuteva se esistesse la mafia, oggi la mafia continua ad esistere e il nostro compito di cittadini, di avvocati, di magistrati, di forze dell’ordine, sindaci, assessori e eroi civili come Pinuccio e Lella non può che essere quello di continuare giorno per giorno a fare il nostro dovere, quello di combattere la mafia continuando ad impegnarci nell’affermare la legalità e l’impegno civile”.