CUTROFIANO (Lecce) – Fino a sabato 11 settembre a Cutrofiano, in provincia di Lecce, prosegue l’undicesima edizione de Li Ucci Festival, organizzata dall’associazione Sud Ethnic aps in collaborazione con il Comune di Cutrofiano, con il patrocinio di Regione Puglia, Puglia Promozione, Camera di Commercio di Lecce, Istituto Diego Carpitella, Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, Comune di Aradeo, Comune di Sogliano Cavour e altri partner pubblici e privati, con la direzione artistica e organizzativa di Antonio Melegari. Mercoledì 8 settembre alle 21 in Piazza Municipio la scrittrice Milena Magnani presenterà “Io alla Taranta ci credo”, da poco uscito per Kurumuny Edizioni, un racconto corale, una tela che intreccia le vite dei personaggi. La voce narrante ci accompagna a esplorare, conoscere e ri-conoscere il Salento e le sue contraddizioni: la bellezza densa di storie dell’Orto dei Tu’rat e la cieca ferocia di chi lo dà alle fiamme. Al centro della tela Donata, una giovane donna inquieta alla ricerca di se stessa, la cui modernità deve fare i conti con una storia ancestrale. Sarà proprio l’appartenenza al territorio e alla sua cultura la chiave di volta del malessere, di quella malesciana che Donata non sa dire. È la maestria dell’autrice che tesse i fili e ne fa un racconto avvincente dalle sfumature noir, un tributo d’amore che a tratti cede alla rabbia e alla nostalgia: da leggere tutto d’un fiato fino all’ultima pagina. Dalle 20 alle 22 nelle Scuderie del Palazzo della Principessa (sempre in Piazza Municipio), per “Li ucci tra musica e colore”, sarà possibile visitare una selezione degli oltre 400 piatti realizzati in questi anni per la mostra “L’Arte nel Piatto”, per la quale tantissimi artisti hanno realizzato opere su piatti grezzi di terracotta. Sarà allestita anche l’esposizione fotografica “Grigio argilla” a cura di Gloria Amato con gli scatti di Paolo Laku, realizzata con il sostegno della Presidenza del Consiglio della Regione Puglia. Una mostra che conta oltre 50 scatti realizzati nelle varie botteghe figule di Cutrofiano. «Riteniamo che nelle nostre botteghe ci siano artisti e non semplici artigiani», sottolinea Antonio Melegari, direttore artistico e organizzativo del Festival. «Questa mostra è nata per “fermare il tempo” e dare importanza al colore di quella terra da cui tutto parte». Sono state coinvolte, infatti, tutte le aziende presenti sul territorio (Antonio Negro, Benegiamo Terracotte, Casa del Fischietto, Ceramiche Andriani, Fratelli Colì, Nuova Colì, Salvino De Donatis e poi la storica bottega Colì di Via Roma), con un omaggio anche al compianto Antonio (Tonio) Colì recentemente scomparso, torniante eccezionale dalle storiche mani.
Giovedì 9 settembre alle 21, Piazza Municipio ospiterà il concerto di Otello Profazio, uno dei più noti esponenti del folk revival italiano, autore di brani divenuti ormai dei classici nei repertori della “nuova” musica popolare. Il “papà dei cantastorie”, ha saputo come pochi raccontare l’anima del Sud italiano con fantasia, ironia e amarezza. Esecutore, compositore e ricercatore nato a Rende (Cosenza) nel 1934, ha iniziato la sua attività nei primi anni sessanta. Ha rappresentato un efficace compromesso tra un modo di riproporre la canzone popolare con rigorosi criteri di fedeltà filologica e un tentativo di personalizzazione, del materiale canoro tradizionale, in parte reperito da lui stesso, in parte rifacendosi ai testi di cantastorie o del poeta popolare Ignazio Buttitta. Profazio ha svolto per anni un’intensa attività di incisione di dischi, ha condotto e preso parte a numerose trasmissioni radiofoniche (“Quando la gente canta”) e televisive (“Canzonissima” nel 1974), ha inoltre partecipato a numerosissimi concerti e festival, in Italia e all’estero. Con “Qua si campa d’aria”, detiene il primato come LP di musica popolare premiato con il Disco d’oro (ancora unico caso).
Venerdì 10 e sabato 11 settembre la Masseria L’Astore ospiterà una doppia serata, che rientra nella Programmazione Puglia Sounds Live 2020/2021 della Regione Puglia (FSC 2014/2020 Patto per la Puglia – Investiamo nel vostro futuro), con Li Ucci Orkestra. Venerdì 10 si parte alle 21 con la consegna del Premio Riconoscimento Cultura d’Onore assegnato al cantastorie calabrese Otello Profazio e al ricercatore della tradizione orale salentina e direttore artistico del Festival La Notte della Taranta Luigi Chiriatti. Dalle 21:30 al via la prima parte del concerto de Li Ucci Orkestra e tante voci ospiti che avrà come testimonial della serata Nandu Popu, voce dei Sud Sound System. Sabato 11 dalle 21 la serata finale ospiterà “Voci di terra nostra”, formazione nata all’interno del collettivo de Li Ucci Festival per dar spazio alle voci e ai canti nascosti eseguiti con voci e strumenti della tradizione con arrangiamenti rispettosi delle tradizione. A seguire la seconda parte del concerto de Li Ucci Orkestra ed insieme alle tante voci ospiti anche la partecipazione del testimonial Antonio Castrignanò, cantante, musicista e compositore.
Li Ucci Orkestra è composta da Antonio Murciano (batteria), Matteo Coppola (percussioni), Marco Giaffreda (percussioni e rumori), Marco Verardo (basso elettrico), Francesca Falcone (chitarra classica), Antonio Polimeno (chitarra acustica), Giacomo Casciaro (mandola), Luigi Marra (violino, mandolino), Ylenia Giaffreda (violino), Diego Vergari (sax), Gianmichele De Filippo (trombone), Simone Scarpina (tromba), Stefano Blanco (flauto), Andrea Stefanizzi, Marco Garrapa, Francesco De Donatis (tambureddhru), Michele Bianco (fisarmonica), Alessio Giannotta (tambureddhru, ukulele e direzione), Vittorio Chittano (fisarmonica e direzione), Gigi Russo (piano e direzione). Le danze sono affidate a Sara Albano, Laura Boccadamo, Veronica Calati, Cristina Frassanito, Claudio Longo, Andrea Caracuta. E da quest’anno la sezione dedicata alla danza popolare con Romolo Crudo e Floriana Pisanelli. Le voci sono di Luigi Mengoli, Giovanni Palma, Marco “Puccia”, Gino Nuzzo, Mino “Cavallino”, Antonio Polimeno, Rocco Borlizzi, Davide Donno, Tony “Taranta”, Matteo Gaballo, Edoardo “Zimba”, Giacomo Casciaro, Giorgio D’Aria, Vincenzo Mancini, Alessandro Botrugno, Emanuela Gabrieli, Ilaria Costantino, Michela Sicuro, Lina Bandello, Marina Leuzzi, Le Sorelle Gaballo
«L’immagine scelta per rappresentare questa undicesima edizione è suddivisa in quattro grafiche, volti e colori. Tutto caratterizzato da un unico elemento: l’unione», spiega Antonio Melegari. «L’unione è l’elemento base che ha da sempre contraddistinto il festival. Mai come in questi ultimi due anni difficili, dove la cultura e lo spettacolo hanno avuto la peggio, ci si è resi conto di quanto sia importante stare insieme, essere vicini e uniti. Tamburello, chitarra, organetto e violino sono gli strumenti che uniscono i volti di tutti coloro che nel corso di questi anni, ognuno a suo modo e nella propria diversità, hanno collaborato al festival. Rosso, giallo, verde, celeste, arancio, rosa, blu, rosso… tanti colori in una “tela” dipinta da volti. La musica unisce. La musica e i colori sprigionano stati d’animo e interagiscono con le emozioni umane, curano l’anima e unite insieme regalano sfaccettature di rinascita. Questa edizione vuole ricominciare da qui: dalla musica e dai colori per dare vita ad un futuro migliore in un arcobaleno di uguaglianza».
Li Ucci Festival nasce nel 2011, a un anno dalla scomparsa di Uccio Aloisi, con l’intento di ricordare tutti i grandi cantori del Salento che hanno saputo tramandare grazie alla loro cultura orale i canti e le tradizioni del nostro territorio. Un’attenzione particolare è rivolta, da qui il nome del festival, allo storico gruppo “Gli Ucci” di Cutrofiano, ai suoi cantori e a tutti i musicisti che negli anni hanno ruotato intorno a questi custodi degli “stornelli”, dei canti d’amore e di lavoro. Anno dopo anno il festival è, però, cresciuto, ampliando la sua visione e arricchendo il suo programma, coinvolgendo nuove generazioni di musicisti, cantori e artisti capaci di tramandare il patrimonio popolare salentino e trasformandosi in un contenitore di arte, cultura, musica, enogastronomia e turismo a 360°. Con Li Ucci Festival, a settembre vive e partecipa un intero paese, dal centro alle periferie e dalle campagne al centro urbano. Negli ultimi due anni – a causa delle restrizioni e delle norme anticovid19 – il programma ha subito un po’ di modiche, mantenendo però lo spirito e la qualità della proposta.