OTRANTO (Lecce) – Un’edizione nel segno della cooperazione, dell’intersezione tra le arti, dell’incontro (finalmente, in presenza) e del dialogo tra culture per dare corpo a una rinnovata stagione di creatività. Un’edizione che sappia fare tesoro delle sollecitazioni del nostro tempo, delle sfide del pensiero poste dalla pandemia, con la necessità di stabilire nuovi ordini di priorità.
È la XII edizione di OFF Otranto Film Festival, diretto da Stefania Rocca, in programma a Otranto dal 19 al 24 settembre 2021.
OFF è un’iniziativa di Apulia Film Commission e Regione Puglia – Assessorato alla Cultura e Turismo, a valere su risorse di bilancio autonomo della Fondazione AFC e risorse regionali POC 2007/2013 e del Piano straordinario “Custodiamo la Cultura in Puglia 2021”, prodotta nell’ambito dell’intervento Apulia Cinefestival Network 2021, con il contributo della Direzione Generale Cinema del Ministero della Cultura e del Comune di Otranto.
Nella città più a Oriente d’Italia, nell’estremo Sud del Tacco, sei giorni di proiezioni, incontri con gli autori, eventi speciali che allargano il grande schermo alle altre arti visive e performative, spazi dedicati al sistema produttivo. Un festival di cinema che si trasforma in un laboratorio di idee, in un grande esperimento di cambiamento.
IL PROGRAMMA DI LUNEDÌ 20 SETTEMBRE
Serra Yilmaz incontra il pubblico
La giuria di sole donne di Otranto Film Festival incontra, a turno, il pubblico di OFF. Lunedì 20 settembre apre gli appuntamenti Serra Yilmaz, grande attrice cinematografica e teatrale, “musa” dei film di Ferzan Ozpetec.
Serra Yilmaz è nata ad Istanbul, ha studiato psicologia e teatro in Francia. Nel ’77 comincia a lavorare con la Compagnia Dostlar, e da quel momento non ha più smesso di fare teatro.
Nel 1983 esordisce al cinema come attrice nel lungometraggio del regista Atif Yilmaz “Sekerpare”.
Dal 1987, grazie al film del regista Kavur “Albergo Madrepatria” (che vince il premio Fipresci al Festival di Venezia ed è premiato anche all’Istanbul Film Festival) arriva al successo internazionale e diventa una delle più prestigiose e conosciute attrici turche. Dal 1988 al 2004 fa parte del Teatro Municipale di Istanbul non solo come attrice ma anche come dramaturga e responsabile delle relazioni internazionali.Nel 1998 partecipa ad “Harem Suaré”, il secondo film di Ferzan Ozpetek, regista del quale diventa attrice/icona, interpretando anche i successivi “Le fate ignoranti”, “La finestra di fronte” e “Saturno Contro”, “Rosso Istanbul”, “La Dea Fortuna” tutti grandi successi di critica e di pubblico.
Lavora in produzioni televisive e teatrali turche e alcune produzioni teatrali francesi. Nello stesso tempo, lavora come interprete di conferenza che la portano ad essere l’interprete di diversi presidenti della Repubblica italiana e due ultimi papi nelle loro visite ufficiali in Turchia. Partecipa anche nei concerti di giovani gruppi musicali turchi come Baba Zula o il gruppo di musica improvvisata Islak Köpek.Dal 2004 ha recitato per dodici anni consecutivi nello spettacolo/cult “L’ultimo harem” di Angelo Savelli e dal 2015 interpreta il ruolo di zia Banu ne “La bastarda di Istanbul”, riduzione teatrale di Angelo Savelli tratta dal best seller di Elif Shafak. Per questa interpretazione ha vinto nel 2016 il Premio Persefone e il Franco Cuomo International Award.
Nell’estate del 2017 debutta al Todi Festival nello spettacolo “Grisélidis: memorie di una prostituta” di Coraly Zahonero, dagli scritti e le interviste di Grisélidis Réal, per la regia di Juan Diego Puerta Lopez.
Nell’estate del 2017 debutta al Todi Festival nello spettacolo “Grisélidis: memorie di una prostituta” di Coraly Zahonero, dagli scritti e le interviste di Grisélidis Réal, per la regia di Juan Diego Puerta Lopez.
Dal 2018 ha interpretato Sancho Panza con Alessio Boni come Don Chisciotte finchè non sia interrotto dalla pandemia.
Il concorso di lungometraggi
Presso la spiaggia dell’Altomare si apre ufficialmente la rassegna dei lungometraggi in concorso.
La prima serata è dedicata all’universo albanese, uno dei focus di quest’anno, nel trentennale dall’arrivo degli albanesi in Italia. Ad aprire il programma cinematografico, “Britma”, corto fuori concorso dell’artista Adrian Paci, uno dei protagonisti della scena europea contemporanea, a cui OFF dedica una rassegna speciale con proiezioni lungo tutto l’arco della manifestazione.
Quindi, il primo film in concorso, “Open door” (Albania-Italia 2019 ), opera prima di Florenc Papas, regista classe 1991, candidato a rappresentare l’Albania come miglior film straniero agli Oscar 2021.
Il film racconta la storia di una giovane ragazza single e incinta che, di ritorno dall’Italia, aiutata dalla sorella maggiore, cerca un uomo che reciti la parte del marito prima di incontrare il padre autoritario e fortemente legato alle tradizioni.
A seguire, “Andromeda Galaxy” di More Raca (Kosovo, 2019), uno spaccato della difficile vita nel Paese in cui ancora pesano i relitti della guerra.
In un Kosovo che non ha nulla da offrire a chi è ritenuto “troppo vecchio”, Shpëtima, meccanico disoccupato di cinquantadue anni, vedovo, deve lasciare sua figlia, a cui vuole molto bene, in un orfanotrofio. La fondazione che lo finanzia è in difficoltà economiche, e chi tra i bambini ha un genitore dovrà presto tornare a casa. Ma la casa al momento non è che una roulotte in affitto; padre e figlia possono trovare una vita migliore insieme?
Mostre e performance
Una poliedrica proposta di installazioni e performance arricchisce e rende unica l’esperienza degli spettatori.
Prosegue, per l’intera durata della manifestazione “Dama” di Alice Mocellin, installazione dedicata alle donne afghane ospitata sullo schermo prima dell’inizio delle proiezioni.
«Il mondo è sordo al grido di un popolo, al grido di una sua parte, come un gioco di caselle bianche e nere, ma pericoloso, nascere uomo nascere donna fa la differenza, un’invalicabile differenza, come un muro di filo spinato elettrificato, dove fuori la vita continua serena ma dentro è l’inferno».
Da lunedì 20 anche il Castello Aragonese diviene teatro di arti e discipline differenti: alle ore 18 nella Sala dell’immaginario si inaugura “Art OFF/Aperto60”, mostra dei docenti dell’Accademia di Belle Arti di Lecce.
EGO – East Gate Otranto
L’idea portante della sesta edizione di OFF, la cooperazione, diventa il tema centrale anche della sezione del festival dedicata al sistema produttivo del cinema, con la prima edizione di “Ego – East Gate Otranto. Cooperation Film Projects beyond the Adriatic”.
EGO, promosso da Apulia Film Commission e OFF e diretto dal regista e produttore Ilir Butka, che si apre lunedì 20 settembre con il pitching a cura del Balkan Film Market.
L’industria cinematografica all’interno dei Paesi Balcanici sta vivendo un periodo esplosivo in termini di qualità e quantità delle produzioni, successi ai Festival internazionali e crescita continua e costante dei supporti finanziari statali.
EGO – East Gate Otranto riunisce professionisti italiani, europei e balcanici di tutta la filiera audiovisiva per mettere insieme esperienze professionali, creare cooperazione, scoprire i talenti emergenti, analizzare nuove forme produttive, narrative e distributive di una Macroregione con un potenziale geopolitico strategico e sempre più in crescita, confrontarsi sulle prospettive comuni date da coproduzioni e fondi europei.
Le parole chiave di OFF 2021
Cooperazione e intersezione sono le parole chiave che guidano la selezione dei film e degli eventi in programma a cura di Stefania Rocca, direttrice artistica del festival, membro EFA (European Film Academy).
A cominciare dalla scelta di una giuria di grandi professioniste, rappresentanti della galassia di competenze del sistema del cinema, che incontreranno a turno il pubblico di OFF: Serra Yilmaz, pluripremiata attrice teatrale e cinematografica, musa di Ferzan Otpetek, Eulàlia Ramon, attrice protagonista di film iconici della cinematografia spagnola e non solo, l’attrice Eleonora De Luca, Talent Award alla 77esima Mostra del Cinema di Venezia, la scrittrice Anilda Ibrahimi, tradotta in diversi Paesi, Premio Rapallo 2017 per il romanzo “Il tuo nome è promessa”, la regista Maria Tilli, finalista ai Nastri d’argento con il documentario “Sembravano applausi”.
La giuria non prevede la figura di un presidente: diverse interpretazioni, uguali diritti. Ogni sera prima delle proiezioni, a partire da lunedì 20, le giurate a turno si racconteranno al pubblico.
In concorso, grandi film della Regione Adriatico-Ionica ed europei, che si fanno veicolo di riflessione sui rapporti interpersonali e sugli habitus sociali nel ventunesimo secolo, sulle diversità, sulla scena politica contemporanea e sull’attualità della pandemia.
Ma OFF, con il cinema al centro, parla anche alle altre arti e culture, che divengono segno distintivo di questa sesta edizione: “Performance & performers connecting worlds”. Nella manifestazione troverà quindi spazio un vasto programma di mostre e performance site specific che integrano quello delle proiezioni.
Tra gli artisti e le realtà coinvolti, l’artista albanese Adrian Paci, a cui è dedicata una rassegna speciale che si sviluppa lungo tutto il corso della manifestazione; inoltre il 22 settembre Paci sarà premiato per aver trasformato con la sua arte il concetto di migrazione in connessione. E ancora, il sound artist Maurizio Chiantone con “XXXY Rituals”, Stefano Romano, che nella mostra “Punto di rugiada” racconta il suo percorso dall’Italia all’Albania; Alice Mocellin, che dedica l’installazione “Dama” alle donne afghane; Accademia di Belle arti di Napoli, Accademia di Belle arti di Lecce.
OFF intende promuovere le professionalità del vasto mondo dello spettacolo con un occhio alla formazione e per questo stringe un’importante partnership con he.Art. Il progetto ha coinvolto circa 200 attori/performer professionisti: uno di loro sarà il vincitore del premio he.art Off, e presenterà la manifestazione con un passaggio del testimone dall’attore Gabriele Greco (che presenta le prime due serate).
OFF, che fin dalla sua prima edizione ha dedicato ampi spazi al sistema del cinema, si conferma un hub operativo per coordinare e promuovere le produzioni di diversi Paesi. Quest’anno protagonisti sono i Balcani, con un importante evento collaterale: EGO East Gate Otranto.
Infine, mai come in questo momento la rinascita passa anche dalla natura. Per questo, OFF sposa la sostenibilità e sceglie di lasciare un segno: la direttrice artistica del festival Stefania Rocca e Gaetano Marangelli di Cantine Menhir doneranno un piccolo albero a ogni artista ospite di OFF, il quale verrà piantato in un terreno nelle campagne otrantine.
OFF 2021: la presentazione della direttrice artistica Stefania Rocca
«Nel 2018 ho approcciato il mio primo Festival del cinema di Otranto come curatrice, cercando una cifra sperimentale, che con il cinema al centro parlasse alle altre arti e culture – spiega Stefania Rocca – cinema come ponte, un crogiolo di arti e mondi, di cui i film sono solo i media o gli atti finali.
Oggi, la nostra scena culturale post pandemica prevede cooperazione ed interazione. Otranto è naturalmente una porta attraverso cui il mondo intero può guardare a quei Paesi del Mediterraneo che sono alla ricerca di punti di contatto e di rappresentazione. Oggi dobbiamo essere tutti insieme motori di una nuova rinascita, che parte da un forte scambio di culture e da una scommessa sulla capacità di saper accogliere ed includere la diversità, sia essa di genere, origine, sessualità o religione. Servono momenti di incontro e proposte, possibilità di visibilità e confronto con uno sguardo ad Est ed a Sud di noi. In questo senso un festival del cinema può essere non solo uno spazio di racconto ma anche un hub operativo per coordinare e promuovere, per dare spazio, visibilità e mercato ad un’industria unica e a persone uniche.
OFF OTRANTO FILM FESTIVAL diventa allora centrale non solo dal punto di vista culturale ma anche logistico, proponendosi come luogo di accesso di un’area di confine vitale ed innovativa, quell’area ionico-adriatica che ha bisogno di rafforzare e raccontare la propria variegata identità.
Si tratta di un racconto dinamico, in divenire. Così ho pensato ad un titolo che fosse un punto di partenza in grado di assorbire ed evolvere le diverse prospettive.
Per questo, OFF 2021 si intitolerà “PERFORMANCE & PERFORMERS/ CONNECTING WORLDS”.
Perché lo spettatore è sempre stato e deve continuare ad essere al centro dell’evento, perché vorrei continuare a mettere insieme storie spontanee o pianificate, interazioni tra generi diversi, corti nati sul campo da gruppi di giovani studenti provenienti da diverse scuole dell’area in questione per condividere esperienze e lavorare fianco a fianco. Perché il tempo, lo spazio, il medium (il performer o la sua azione raccontata) e la relazione tra opera, dal vivo o sullo schermo, e pubblico, i quattro elementi che caratterizzano l’idea di performance, sono alla base della settimana che si vive ad Otranto a stretto contatto con un pubblico partecipe e meraviglioso.
Le arti visive devono molto al concetto di performance, soprattutto quando si vuole sperimentare. Non a caso è una base di molto teatro, di tanto cinema ma anche di poesia, come nel dadaismo, o di arte moderna e contemporanea, live art e action art in primis, vedi Orlane, Marina Abramovic, Yoko Ono, Joseph Beuys per citarne alcuni. Ma Fellini trasformava ogni suo set in performance, partendo da un’idea di fondo e plasmando i film mentre succedevano.
Anche la recitazione invisibile è un esempio di performance nel cinema classico: “Kim Novak era arrivata sul set di Vertigo con la testa piena di idee che sfortunatamente mi era impossibile condividere. Le ho fatto capire che la storia del nostro film mi interessava molto meno dell’effetto finale, visivo, dell’attore sullo schermo una volta terminato il film” ricordava Alfred Hitchcock.
“Performance” è anche il titolo di un film molto discusso del 1970, un’opera che entrava con un artificio nella vita vissuta del rock ‘n roll di quegli anni, con Mick Jagger e Anita Pallenberg che raccontavano senza filtri le attitudini che permeavano quella scena culturale.
Oggi, Youtube e Weibo, Instagram e Tik Tok ospitano milioni di rappresentazioni popolari dell’idea di performance.
“OFF PERFORMANCE & PERFORMERS/ CONNECTING WORLDS” vuole raccontare, senza filtri, con un occhio alla cultura spontanea e popolare, una scena ed un luogo di oggi, cogliendone l’energia, le storie, la creatività e le emozioni. Una sorta di walk on the wild side”, in quella macroregione ionico-adriatica di cui Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Grecia, Montenegro, Serbia, Slovenia ed Italia condividono uno spazio ideale che sta a noi identificare e proporre, intercettare e diffondere con quell’attitudine di performer che rende tutto autentico e contemporaneo».