Alessandra Gaeta porta in scena “Tracce d’acqua” il 10 ottobre al Teatro Kismet

58

BARI – Dopo l’attento e minuzioso lavoro di ricerca svolto sul universo delle api nelle sue precedenti produzioni, Alessandra Gaeta torna ad ‘indagare’ sull’ambiente e la natura con un nuovo lavoro coreografico. Sarà presentato infatti, in forma di studio, il 10 ottobre alle 18:30, presso il Teatro Kismet, “Tracce d’Acqua”, nell’ambito della rassegna ESPLORARE della compagnia AltraDanza diretta da Domenico Iannone.

«L’idea del tracciare in questo momento più che mai è fondamentale. Tracciare nel senso di tracciarsi dentro». Sono parole della danzautrice Alessandra Gaeta che annuncia il suo nuovo progetto, una produzione targata “Factor Hill” con il sostegno del Laboratorio Urgano Rigenera di Palo del Colle. Centrale è l’elemento dell’acqua, questa volta esplorata nelle sue diverse qualità, dal solido al gassoso. ‘Studio per una danzatrice e due musicisti’, così l’autrice definisce la performance che porterà in scena al Kismet la prossima domenica.

Un lavoro in cui la Gaeta è autrice nonché interprete della coreografia la cui supervisione è a cura di Alessia Lovreglio. “Tracce d’Acqua” è frutto di una ricerca condotta, inoltre, insieme a Giovannangelo de Gennaro (viella, flauti, canto) e Roberto Matarrese (live electronics), autori delle musiche di questa produzione, Giulia Falzea (drammaturgia), Andrea Mundo (luci), Saverio Corriero (film & photo), Tania Tullo (grafica).

Lo spazio dell’acqua è un viaggio privo di confini e lontano dal tempo. In quattro quadri si affrontano i mutamenti dell’acqua e il suo percorso narrativo. Lo spazio è un coro: il corpo e il suono sono i suoi esploratori. L’acqua scava e costruisce, cambia la forma delle cose, distrugge e annega. È il luogo in cui essere, la costante in cui approdano i viandanti, l’inizio del viaggio. ”Tracce d’acqua” è il tentativo di cambiare pelle, di sentirsi fluidi e di indagare, a volte anche con crudi dati scientifici, quanto lo spazio che un corpo abita, che un suono edifica e definisce, sia uno spazio ospite, mutevole, meraviglioso e da guardare con gli occhi vigili e la coscienza pura.

«L’acqua non lascia una traccia spesso visibile, perché è trasparente, incolore, inodore, per questo mi piace. Nella sua invisibilità è in grado di purificare, per questo attraverso lo studio che presenteremo in tre tracciamo il nostro stato rispetto a tre stadi. Il gioco di parole è birichino, ma utile per lanciare una visione. Tracciamo per tracciarci attraverso delle onde sonore e corporee». Così la Gaeta spiega la sua ultima ricerca.