Diventa un «racconto italiano», un «Italian Tale», il leggendario duello al clavicembalo e all’organo tra Domenico Scarlatti e Georg Friedrich Händel, che Anima Mea rievoca con gli specialisti Gilberto Scordari e Adrien Pièce nei panni dei due grandi musicisti, contestualmente impersonati da altri replicanti, i pupazzi Lunard e don Peppino della Compagnia Burambò manovrati da Daria Paoletta e Raffaele Scarimboli. È l’inedita proposta del festival di musica antica diretto da Gioacchino De Padova, che con l’associazione Aremu ripercorre la cronaca della celebre sfida musicale nella Roma del Settecento, giovedì 2 dicembre (ore 20.30) nel Circolo Unione del Petruzzelli Bari e venerdì 3 dicembre (ore 20.30) nella Chiesa del Purgatorio di Palo del Colle.
Secondo un aneddoto tramandato dal biografo händeliano James Mainwaring, nel 1708 il palazzo romano del cardinale Pietro Ottoboni diviene teatro di uno speciale incontro tra due dei più famosi compositori del XVIII secolo, invitati a una gara d’improvvisazione musicale. Domenico Scarlatti siede al clavicembalo, Georg Friedrich Händel all’organo: la loro arte si scontra, si misura e, alla fine si fonde amichevolmente in un’irripetibile «concordia discors». Pur non conoscendo i reali brani eseguiti in tale circostanza, il concerto qui proposto ripercorre il racconto di questo evento, sospeso fra musica e narrazione, mettendo a confronto alcune delle più belle pagine musicali scritte dai due genî musicali.
Il programma, ideato da Gilberto Scordari e Adrien Pièce, si apre con un componimento del giovane sassone, invitato da Ottoboni a suonare all’organo la sua Chaconne in Sol maggiore HWV 435. Ricco di sonorità e varietà, questo brano esplicita la traccia vivida delle capacità virtuosistiche e improvvisative di Händel. Una volta raggiunta, dopo ventuno variazioni, la sontuosa cadenza finale, è il turno di Scarlatti: risuona al clavicembalo il meraviglioso Andante K. 219, che quasi come un’aria vocale si libra nella leggerezza delle sue volute melodiche. Segue la forza retorica delle acciaccature e degli arpeggi dell’Allegro K. 175. A questo punto, Händel decide di dare prova del suo talento anche al clavicembalo e suona tre movimenti della sua Suite in Mi minore HWV 429, alternandosi sui due strumenti: la superba fuga a quattro voci dell’Allegro e l’energica Courante, racchiudono al centro il soave impasto di voci dell’Allemande. Nemmeno Scarlatti, da parte sua, può tenere nascoste le sue doti all’organo, lui che a soli quindici anni era già stato nominato organista della Real Cappella di Napoli. Dal bouquet delle sue sonate ne estrae una, fra le poche ad adattarsi perfettamente alle sonorità organistiche: la deliziosa Pastorale K. 513. Subito dopo, ritorna al clavicembalo con il danzante Allegrissimo K. 450, non a caso sottotitolato Burlesca. Infine, la «delicatezza di espressione» di Scarlatti incontra la «brillantezza» del Caro Sassone: in segno di amichevole conclusione del duello, Scordari e Pièce propongono, infatti, uno speciale arrangiamento per due tastiere del celebre Concerto per organo in Si bemolle maggiore HWV 294 di Händel, con il Larghetto centrale qui sostituito da un’improvvisazione ispirata alla Follia di Alessandro Scarlatti, padre di Domenico.
Su www.animamea.it tutti i dettagli per le prenotazioni e i biglietti, che possono essere acquistati anche direttamente all’ingresso del concerto.