BITONTO (Bari) – Terzo e ultimo appuntamento dell’N&B Mareterra Festival, sabato 19 marzo (ore 19.45), nella Concattedrale di Bitonto, con l’integrale del «Clavicembalo ben temperato» di Bach, del quale quest’anno ricorrono i trecento anni dalla pubblicazione del primo volume. Il progetto complessivo prevede l’esecuzione del capolavoro del genio di Eisenach su tre strumenti diversi, in ossequio alla reale destinazione dei ventiquattro Preludi e Fughe contenuti nel «Wohltemperierte Klavier», che in tedesco indica in realtà non un «clavicembalo» bensì più genericamente una «tastiera ben temperata». Così, dopo le versioni per clavicembalo e pianoforte proposte a Bari e Mola, sabato a Bitonto tocca al direttore artistico del festival, Gilberto Scordari, che esegue un ulteriore florilegio dell’opera di Bach all’organo.
Tra l’altro, questo ciclo di concerti, che lunedì 21 marzo (ore 20.30) si completerà a Bari, nella chiesa di San Giacomo, con le Trio Sonate BWV 529, 1037 e 1039 affidate alla sensibilità dell’Ensemble Locatelli, formazione composta da Jérémie Chigioni al violino, Thomas Chigioni al violoncello piccolo e alla direzione, Leonardo Gatti al violoncello e Gabriele Levi al clavicembalo, si svolge nel segno di Pier Paolo Pasolini, lo scrittore e regista del quale quest’anno ricorre il centenario della nascita e che su ogni altro compositore privilegiò proprio Johann Sebastian Bach. Proprio sullo stile del Kantor, tra il 1944 e il 1945 Pasolini avrebbe voluto realizzare un volume musicologico poi non portato a termine. Era stato l’incontro con la violinista Pina Kalc, una profuga slovena conosciuta a Casarsa, il paesino del Friuli dove Pasolini visse a lungo durante il secondo conflitto e negli anni del dopoguerra, a farlo innamorare dell’opera di Bach. «Certamente il punto d’inizio d’ogni composizione bachiana – scriveva Pasolini, che nel cinema utilizzerà le musiche di Bach non solo per “Il Vangelo secondo Matteo”, ma anche per “Accattone” – è già altissimo. E tutto il resto non dovrà che mantenersi alla medesima altezza. Quindi, se vorremo scegliere un’immagine per la direzione della sua musica, non credo ci sia nulla di più adatto che una retta orizzontale, se, a quell’altezza, Bach non ha da far sforzar alcuno per mantenercisi, salvo quello di scegliere la via più facile, più ovvia (non tecnicamente, s’intende). Quindi l’ascoltatore ritrova in sé, prevedendolo punto per punto, il cammino che percorrerà la musica fino alla sua conclusione, di solito necessarissima. Questa è arte, anzi, sarei tentato a dire, natura».