Proiezione straordinaria del docufilm “Sabburchi” a Racale

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La settimana santa si avvicina e Sabato 2 aprile nella parrocchia della “Addolorata” di Racale, in provincia di Lecce, sarà proiettato in via straordinaria il film documentario “Sabburchi – Lucia Minutello tra Inni Sacri, lamenti e devozione popolare“, concepito e diretto proprio dalla cantante Lucia Minutello la quale, da vent’anni, durante la processione dell’Addolorata e del Venerdì Santo a Racale, intona e canta l’Inno Sacro all’Addolorata e al Cristo Morto. Gli Inni sono rivisitati dall’artista e rappresentano la sedimentazione socio-culturale di un rito antico che è ancora sentito profondamente.

Il documentario con Lucia Minutello e P40 (Pasquale Giuseppe Quaranta), prodotto da Liquilab, coinvolge Gianrocco Maggio (organista, docente di musica), Maurizio Orlando (priore della Confraternita dell’Addolorata di Racale), Vincenzo Casto (storico e devoto allestitore dei “Sabburchi” di Racale e fedele della Parrocchia), Luigi De Virgilis (fotografo della Processione del Venerdì Santo di Racale), Don Flavio Ferraro (parroco della Chiesa della Natività della Beata Vergine Maria di Tricase), Cosimo Damiano Quaranta (originario di San Marzano di San Giuseppe e conoscitore della lingua orale arbëreshe), Papás Nik Pace (parroco della Chiesa di San Nicola di Mira conosciuta anche come Chiesa Greca di Lecce).

«“Sabburchi” è un atto di riconoscenza, una semplice restituzione franca del grande senso di identità personale che riempie la mia vita  ogni volta che ho l’occasione di partecipare ai riti della settimana Santa e incontro la perseverante e solida devozione popolare con cui vengono vissuti dalla comunità. – racconta l’autrice Lucia Minutello – Questo progetto nasce dalla volontà di incastonare nel quadro storico-culturale del Salento i due bellissimi inni Sacri, dote spirituale e culturale della Confraternita dell’Addolorata di Racale e che da oltre vent’anni canto durante i riti della Passione e cerca di restituire una narrazione del senso devozionale collettivo di questa cittadina, con uno sforzo in più: il tentativo di realizzare un ponte culturale attraverso una visione comparata rispetto ai tratti di contatto con la devozione vissuta nelle comunità arbëreshe e albanesi. Il docufilm utilizza come espediente narrativo il pretesto del mio percorso personale ed artistico per incontrare, riconoscere ed omaggiare uno dei tratti più intimi del nostro vivere di comunità: il senso profondo e incondizionato con cui si vivono i riti di devozione, la sacralità con cui credenti e non si riconoscono in queste azioni ricorrenti e familiari del proprio vivere. Con questo docufilm, insieme a tutte le altre fondamentali persone che hanno lavorato con me, ho scelto di riportare un racconto spontaneo e immediato, scavando nel mio intimo, quale semplice icona di un sentire condiviso. Dedico questo lavoro a Gianni Verardi, il ragazzo che più di vent’anni fa mi consegnò questo patrimonio, chiedendomi di cantare con lui questi inni e mi chiese di accompagnarlo in questo percorso.»