Il Settecentenario della morte di Dante Alighieri. L’Anno Internazionale delle Grotte e del Carsismo. La celebrazione delle falde acquifere nella World Water Day. Da oltre un anno, grotte, voragini infernali, Malebolge calcaree, tortuosi cunicoli e sorgenti carsiche sono al centro degli appuntamenti culturali del Bel Paese e ricorrenze delle Nazioni Unite. È evidente che i misteriosi forzieri dei bui mondi sotterranei vengono svelati sempre più per far luce, attraverso illuministiche ricerche scientifiche e umanistiche, su nuove consapevolezze e quindi tutela dell’ambiente attraverso funzioni ecologiche e sostenibili, e scoperta di un inedito paesaggio di inimmaginabile bellezza scandito da antri, abissi e caverne arabescate da stalattiti e stalagmiti, regalando stupore a ogni passo. Né più né meno l’Inferno della Divina Commedia nella sua accezione più paradisiaca.
In questa “narrativa carsica” lavora, con la stessa certosina millenaria dello stillicidio, Carlos Solito. Lo scrittore, fotografo e regista pugliese, noto per i suoi itineranti reportage per il mondo, non manca il suo consueto appuntamento con la speleologia: d’altronde, come egli stesso dichiara, “Nascere e crescere a Grottaglie, un luogo che già nel nome annuncia la sua natura, non poteva che farmi affezionare alle grotte, al senso di scoperta, all’esplorazione dell’incognita per antonomasia: il buio come pièce onirica”.
Dopo il recentissimo romanzo Troppa notte intorno a me (Sperling & Kupfer), in cui il protagonista Dante viene accompagnato, nel profondo di una perdita che lo ha irrimediabilmente segnato, da un Virgilio speleologo in un viaggio ideale nelle grotte più affascinanti d’Italia, il narratore e speleologo Solito torna a rivelare una parte nascosta del mondo. E lo fa, nelle latitudini della propria terra di origine, grazie alla Regione Puglia. Questa volta la luce del suo racconto si accende sulla Puglia sotterranea attraverso il documentario La profonda fantasia, il diario di viaggio Sillabario sotterraneo che è anche un reportage fotografico.
Dal promontorio del Gargano all’altipiano della Murgia, dalla Terra delle Gravine al Salento, una discesa nel cuore calcareo della regione tra luoghi selvaggi, vertiginosi, pieni di silenzi primevi, minacciosi, stupefacenti, assolutamente primitivi. Immagini potenti e parole per un diario di viaggio nelle più rappresentative e iconiche grotte note all’indagine speleologica e scientifica che, in quasi un secolo di ricerca sistematica (dalla scoperta delle grotte di Castellana a opera di Franco Anelli nel lontano 1938), ha censito circa 2500 cavità naturali. Qua e là, nei 19.541 chilometri quadrati dell’incredibile varietà di ambienti, la Puglia vanta la presenza di uno degli aspetti naturalistici più interessante e misterioso: il mondo sotterraneo “fabbricato” in milioni e milioni di anni dallo scultore per antonomasia, l’acqua. La stessa preziosissima e vitale risorsa che, attraverso i condotti carsici, viene restituita alla luce attraverso l’incessante parto delle sorgenti. Luoghi isolati, avvolti da ombre eterne, zeppi di antichissime tracce (geologiche e dell’uomo, materiali e immateriali), splendidi e feroci con leggi e ritmi propri nel silenzioso respiro del mondo. Luoghi che a ogni età hanno fatto fantasticare bambini e adulti, tanto quanto il complesso lavoro di Solito che restituisce “materia visiva” a quell’immaginario collettivo con vivido incanto e intima essenza.
Viaggio dantesco nelle grotte di Puglia
Nonostante la roccia fredda, il buio, le vertigini, i vuoti a volte impensabili e mostruosi, l’itinerario si carica di un profondo senso di scoperta. E contemplazione.
Ecco alcuni esempi: le profonde doline del Pulo di Altamura e Pozzatina a Sannicandro Garganico, ricordano l’enorme buco dell’Inferno coi cerchi e corone. Anche le imbutiformi vertigini delle gravine di Laterza, Castellaneta, Palagianello, Mottola, Massafra o Grottaglie rimandano alla Grande Voragine che conduce nell’Oltretomba. Il Vestibolo, noto come Antinferno, sono i precipizi della Grave delle grotte di Castellana o della Grave di Zazzano a San Marco in Lamis.
Le grotte Palazzese a Polignano a Mare o Campana a Vieste, che si visitano a bordo di un barcone, ricordano la risalita del fiume Acheronte e quindi Caronte.
Il grande lago sul fondo della grotta della Zinzulusa, come lo specchio lucente della grotta Verde di Andrano (sempre in Salento), possono essere paragonati al Cocito nel quale è perennemente congelato Lucifero. Gli enormi macigni del IV Cerchio, nel quale si trovano avari e prodighi, si trovano tra le ciclopiche frane delle gravi degli Appestati a Fasano, di Pizzicucco (o San Biagio) a Ostuni, di Santa Lucia a Monopoli o del Ciolo alla Marina di Novaglie, verso il Capo di Leuca.
Il fango degli iracondi del V Cerchio, è quello che imbratta la grotta del Cuoco vicino monte Fellone tra Martina Franca e Villa Castelli. Oppure quello delle alte e scure gallerie della Grave di Pasciuddo (a Cassano Murge), ma anche nel lago terminale delle grotte Scaloria-Occhiopinto (a Manfredonia) o tra le strettoie verticali – e infime – nel monte Castel Pagano (a Cisternino) in piena Valle d’Itria.
Nella grotta Rotolo, la più profonda della regione, scorre un ghiacciatissimo e cristallino rio sotterraneo che rappresenta, ne’ più ne’ meno, la linfa vitale della “sitibonda Apulia”, ovvero il Flegetonte del Primo Girone del VII Cerchio: il fiume di sangue bollente nel quale sono immersi i violenti, sorvegliati con archi e frecce dai Centauri. E come le figure mitologiche greche, altrettanto severi sono i profondi pozzi di questo abisso che, con 324 metri di profondità, precipita nel ventre del Canale di Pirro a Monopoli.
I fossati concentrici attorniati da mura con ponti di roccia, simili alle fortificazioni di un castello, dell’VIII Cerchio Malebolge, sono suggeriti dalle trincee circolari che attorniano le grandi stalagmiti e colonne (simili alle torri di un maniero) delle grotte di Castellana, dei Pilastri a Rignano Garganico, di Nove Casedde e Foggianova a Martina Franca, oppure della chiesa rupestre di Sant’Angelo a Mottola.
La Selva Oscura del Primo Canto, oltre l’ombrosa Foresta Umbra tarlata da un gruviera di pozzi carsici, la si trova anche nelle foreste pietrificate di stalattiti e stalagmiti delle grotte del Pian della Macina e di Montenero sul Gargano. Ma anche le fitte concrezioni delle grotte di Cristo a Cassano Murge o di Montevicoli e San Michele a Ceglie Messapica. E, ancora un altro esempio, l’ambientazione della palude Stigia – dei canti VII, VIII e IX – è pienamente rappresentata dalle acquitrinose sorgenti carsiche delle Spunnulate di Porto Cesareo.
Le caverne delle grotte Zaccaria e Sant’Angelo a Ostuni (lunghe chilometri), imperlate da centinaia di migliaia di piccole e lucenti stalattiti, sono il miglior paragone per rendere la pioggia di fiammelle del Terzo Girone del VII Cerchio (quello dei Violenti). Il cosiddetto passaggio Burella, che conduce dai piedi di Lucifero alla Montagna del Purgatorio, potrebbe – invece – essere lo strettissimo, e lungo centinaia di metri, laminatoio della grotta di Leucaspide nell’omonima gravina vicino Taranto. Oppure, il chilometrico percorso della grotta dei Cervi di Porto Badisco a Otranto impreziosita, tra l’altro, da pitture rupestri preistoriche che rappresentano uomini, animali, scene di caccia, figure astratte e spirali ipnotiche.
La migliore cornice per ricordare la spiegazione di Virgilio a Dante su come Lucifero sia precipitato dal Cielo alle profondità della Terra, sono le numerose caverne cultuali dedicate a San Michele Arcangelo nelle quali lo stesso Principe delle Milizie Celesti è rappresentato, quasi sempre attraverso affreschi e/o sculture, mentre sconfigge ai suoi piedi Satana (nelle sembianze di un drago o serpente ringhiante). Oltre alla grotta progenitrice di Monte Sant’Angelo, gli esempi più interessanti e importanti di questo culto, in termini stilistici e storici, sono a Cagnano Varano, Orsara di Puglia, Minervino Murge, Putignano, Ceglie Messapica, Mottola e Massafra.
Gli esempi sono decine, centinaia. Dall’entroterra al mare il Viaggio dantesco nelle grotte di Puglia di Carlos Solito, attraverso il documentario La profonda fantasia, il diario di viaggio Sillabario sotterraneo e il reportage fotografico, passa per posti inimmaginabili accendendo “i riflettori speleologici” sui siti ipogei ed epigei di una regione che non finisce mai di regalare sorprese.
Il lavoro nel suo complesso è patrimonio disponibile per l’intera collettività, visionabile sulla digital library della regione puglia http://www.pugliadigitallibrary.it/ all’interno della collezione “Viaggio dantesco nelle Grotte di Puglia” nella quale è possibile andare alla scoperta del “viaggio” di Solito, colmo di fascino e magia, attraverso il documentario La profonda Fantasia, il reportage fotografico e il diario di viaggio Sillabario sotterraneo impreziosito (oltre che da immagini) anche dalle preziose e dettagliate tavole dei rilievi topografici di alcune grotte pugliesi, elaborate da Francalaura Rella e Maria Stefani.
Un patrimonio culturale che, in linea con gli obiettivi della Raccomandazione (ue) 2021/1970 della Commissione del 10 novembre 2021, relativa a uno spazio comune europeo di dati per il patrimonio culturale, possiede quell’elevato potenziale di riutilizzo dei beni digitalizzati del patrimonio culturale, ad esempio per esperienze innovative e per il turismo sostenibile, per garantire la ripresa e la resilienza.