BARI – Oggi, Giornata della memoria delle vittime del terrorismo, nel 44° anniversario dell’omicidio di Aldo Moro, ucciso nel 1978 dalle Brigate rosse dopo una lunga prigionia, l’amministrazione comunale, in collaborazione con la Federazione dei Centri studi “Aldo Moro”, ha ricordato lo statista pugliese in due momenti distinti.
Alle ore 10.00 il vicesindaco Eugenio Di Sciascio è intervenuto alla cerimonia nei pressi del monumento commemorativo di Aldo Moro, nell’omonima piazza.
“Vi ringrazio per essere qui presenti, autorità e cittadini, per questa commemorazione che ci vede uniti nel ricordo e nella passione civile, in una giornata in cui si ricordano tutte le vittime del terrorismo – ha detto Di Sciascio -. Onorare tutte le vittime del terrorismo nel giorno in cui ricorre l’anniversario del barbaro assassinio di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse è l’occasione per il richiamo ai valori di unità e di rispetto che sono alla base della nostra convivenza civile e che devono essere sempre difesi. Un ringraziamento particolare a Gino Ferlicchia, alla Federazione dei Centri studi su Aldo Moro, all’associazione dei consiglieri regionali, a tutti coloro che tengono vivo il ricordo, in questa città, di Aldo Moro statista, politico, docente, cittadino appassionato e impegnato.
Aldo Moro fu barbaramente assassinato dai suoi carcerieri il 9 maggio di 44 anni fa, nel 1978. 55 giorni prima, in via Fani, erano stati uccisi Domenico Ricci, Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi e Giulio Rivera. Quest’ultimo aveva appena 24 anni. Cinque uomini che hanno rappresentato lo Stato fino al sacrificio estremo: la vita. Cinque uomini che quel 16 marzo di quarantaquattro anni fa stavano compiendo il loro dovere al fianco del presidente Moro.
Credo che, se il presidente Moro fosse sopravvissuto a quella drammatica stagione del nostro Paese, avrebbe voluto che noi ricordassimo con cerimonie solenni gli uomini della sua scorta, caduti mentre svolgevano il proprio dovere. Perché se c’è una cosa che Aldo Moro ci ha insegnato è l’importanza del senso del dovere, senza cui non esistono società e Paese che possano costituirsi e dirsi liberi.
A tradurre queste parole in fatti e politiche Aldo Moro ha lavorato per tutta la vita con senso di giustizia, sobrietà e temperanza, qualità di cui, in questi tempi in cui viviamo, ci sarebbe ancora tanto bisogno. Questa la sua grande eredità morale, della quale noi tutti dovremmo essere custodi gelosi e attenti.
Dobbiamo esserlo ancora più noi, figli orgogliosi della sua terra. Una terra a cui ha dato tanto: studio, lavoro, impegno e passione. Una terra per cui ha combattuto credendo imbracciando le armi della parola, dello studio, della militanza politica quale seme dell’Italia civile e democratica”.
Alle 11.00, poi, il sindaco Antonio Decaro è intervenuto alla cerimonia di deposizione di una corona di alloro presso la lapide dedicata ad Aldo Moro e agli agenti della sua scorta, sulla facciata di Palazzo di Città, in corso Vittorio Emanuele.
“Per noi commemorare le vittime del terrorismo nel giorno dell’assassinio di Aldo Moro è un dovere morale – ha commentato il sindaco Decaro -: dobbiamo ricordare a figura di questo grande statista, le sue idee e i valori per i quali è morto.
Oggi, mentre la guerra sconvolge il cuore dell’Europa, il ricordo della statura politica di Moro è, se possibile, ancora più attuale, perché non solo da Presidente del Consiglio ma anche da Ministro degli Esteri, nel periodo più difficile e complesso della guerra fredda, ha saputo essere strenuo sostenitore delle politiche di distensione e di pace. Il suo umanesimo integrale, allargato alle questioni internazionali, lo portava ad affermare che “non si può certo più ammettere che esistono ancora popoli che facciano la storia e altri che la subiscano: la coscienza democratica del mondo vi si oppone.
In queste parole credo sia contenuta la levatura politica e morale di Aldo Moro, politico, giurista, cattolico e, soprattutto, uomo democratico e delle istituzioni”.
Nel corso della mattinata, inoltre, una corona di fiori è stata deposta sotto il toponimo di via Caduti di via Fani.