Dal 20 al 29 maggio “Scena madre” di Arthur Schnitzler in Vallisa

117
foto di Vito Mastrolonardo

BARI – Vienna, la scoperta della psicanalisi e l’opera di Schnitzler rappresentano in teatro e in letteratura il primo passo del viaggio senza ritorno nelle oscure e insondabili profondità nella mente dell’uomo contemporaneo. E a questa rivoluzione è dedicata la nuova coproduzione della Compagnia Diaghilev, che con Eufonia Astragali Teatro dal 20 al 29 maggio (ore 21, festivi ore 19) mette in scena all’Auditorium Vallisa di Bari, per la rassegna «Teatro Studio», uno dei testi più importanti, anche se meno rappresentati in Italia, dello scrittore, drammaturgo e medico austriaco, spettacolo diretto alla regia da Paolo Panaro, che se ne fa anche interprete con Antonella Genga, Roberto Petruzzelli e Antonio Carella (gli abiti di scena sono di Annamode Costumes Roma).

Quando nel 1893 Arthur Schnitzler decide di abbandonare la professione medica per dedicarsi totalmente alla scrittura e al teatro, trasferisce il suo rigore scientifico all’indagine psicologica ed emotiva dei suoi personaggi letterari. Il medico-scrittore, allora, fondendo arte e scienza, dà vita a una nuova e inedita forma narrativa e teatrale, permeata di moti profondi e oscuri sussulti della psiche.

«Scena madre» è una delle commedie più amare e ironiche del grande drammaturgo viennese. La vicenda si svolge, aristotelicamente parlando, nell’arco di un pomeriggio e nello spazio di un camerino di teatro. Sophie, moglie del noto attore Konrad Herbot, famoso per il suo talento e per le sue continue infedeltà coniugali, è stata convinta dal direttore Falk, produttore dell’artista, a tornare a vivere con Herbot, con la promessa che il marito non mentirà mai più. La donna, suo malgrado, ha accettato. Però, quando per un puro caso si ritrova ad ascoltare, dietro una tenda del camerino, il profluvio di fandonie che il marito, sul momento, riesce a inventare per difendersi dalle accuse di adulterio rivoltegli dal giovane fidanzato della sua nuova fiamma, venuto in teatro per chiedere giustizia, Sophie scopre con notevole sconforto che la bugia e la finzione fanno parte integrante della persona di Herbot. Decide, così, di abbandonare di nuovo il marito, ma Falk le dimostrerà che la vita dell’umanità intera è retta dalla menzogna.

«Scena madre» è un piccolo grande capolavoro, poco conosciuto dal pubblico italiano, una specie di quartetto d’archi per attori. Un dramma che fa sorridere e, al tempo spesso, sorprende, perché alla fine dello spettacolo, può accadere di domandarsi se colui che in scena, per tutto il tempo, non ha fatto altro che agire cinicamente e mentire spudoratamente, non sia il vero eroe positivo della vicenda rappresentata.