TARANTO – Con la presentazione di un saggio firmato da Tino Sorino, il Giovanni Paisiello Festival di Taranto ricorda Nino Rota, che nel capoluogo ionico iniziò il suo lungo soggiorno pugliese. Del libro «Nell’intimità di Nino Rota. Curiosando ancora tre le carte di Prudenzina Giannelli» (NeP Edizioni), si parlerà venerdì 14 ottobre, alle ore 18, proprio nel Conservatorio Paisiello dove Rota insegnò agli inizi della carriera di docente. All’incontro, coordinato da Daniela Gerundo degli Amici della Musica “Arcangelo Speranza”, l’associazione che organizza il Festival con il sostegno del Ministero della Cultura e del Comune di Taranto, intervengono l’autore, il direttore dell’Istituto musicale, Gabriele Maggi, e un altro esperto di Rota, Nicola Scardicchio, che del grande musicista è stato anche allievo.
Nel corposo volume, Sorino ricorda le preoccupazioni di Ernestina Rinaldi per il figlio Nino, che a sua insaputa ha deciso da Milano di concorrere per l’insegnamento all’Istituto Paisiello di Taranto. E alla fine degli anni Trenta lo racconta in una lettera, dicendo che non ha mai sentito Nino così lontano, nemmeno quando, spinto da Arturo Toscanini, è andato a perfezionarsi negli Stati Uniti, dove quarant’anni dopo vincerà l’Oscar per le musiche del «Padrino parte II». Dopo l’esperienza americana Rota potrebbe andare ovunque, ma sceglie la Puglia. E alla fine degli anni Trenta arriva a Taranto, dove comincia a frequentare la famiglia Albano, cui si deve la fondazione degli Amici della Musica «Arcangelo Speranza», associazione quest’anno giunta al traguardo dei cento anni.
Intanto, Rota stringe molte altre amicizie a Bari, dove si trasferisce quando l’Italia non è ancora entrata in guerra. Nel capoluogo Rota prenderà in mano le sorti del Liceo Musicale, da lui stesso guidato alla conquista del titolo di Conservatorio. Il musicista si stabilisce nella vicina Torre a Mare, dove durante il suo lungo soggiorno scrive l’opera lirica «Il cappello di Paglia di Firenze», le colonne sonore di «Napoli milionaria» e «Filumena Marturano» per Eduardo de Filippo e quelle di molti film, tra cui «La strada» e «I vitelloni» di Fellini e, per l’appunto, «Il Padrino» di Coppola, parte prima e seconda.
A Torre a Mare arriva nel 1939, e dopo aver coltivato un’intensa amicizia con Giacomo Borracci, tra i massimi esponenti della scuola dell’esoterista ed ermetista Giuliano Kremmerz, Rota inizia a frequentare la farmacista Prudenzina Giannelli, alla quale spesso affida il primo ascolto di molte sue composizioni, come Sorino racconta nel suo libro (il secondo su Rota), nel quale descrive gli anni pugliesi del compositore proprio attraverso i documenti (cartoline, appunti, messaggi, fotografie) rinvenuti nell’archivio Giannelli grazie alla nipote Vilia Muto. Un archivio dal quale viene fuori un Rota più segreto, la cui passione per l’Ermetismo e il mondo magico s’inquadra nella realtà delle famiglie borghesi della Puglia di allora, restituendo l’immagine di un artista preso da mille cose, ma capace di ritagliarsi momenti di intima spiritualità.
L’ingresso è libero.