Al Nuovo Teatro Verdi “Cappuccetto Rosso”: c’era una volta una bambina…

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BRINDISI – Uno speciale “Cappuccetto Rosso” che nasce dal desiderio di dare nuovi significati a una delle fiabe più raccontate con uno spettacolo che parla della vita, della necessità di essere pronti ad affrontare un sentiero di insidie e di sorprese, belle e brutte. La favola – nella versione della compagnia “La luna nel letto” – andrà in scena giovedì 5 gennaio – con sipario alle ore 18 – nel Nuovo Teatro Verdi di Brindisi nell’ambito della rassegna “Brindisi Porto Natale”, organizzata dal Comune di Brindisi e dalla Fondazione Nuovo Teatro Verdi. Ticket 5 euro. Biglietti disponibili online alla pagina rebrand.ly/CappuccettoRosso e in botteghino, aperto dal lunedì al venerdì – eccetto i festivi – dalle ore 11 alle 13 e dalle 16.30 alle 18.30. Info T. 0831 562554 e botteghino@nuovoteatroverdi.com.

 

“Cappuccetto Rosso” racconta di un bosco delle meraviglie, nel quale una bambina bellissima si perde fino ad incontrare il più famelico dei lupi, che la divora. La fiaba di Perrault termina così, senza una soluzione o una redenzione, ma con una morale. Il regista Michelangelo Campanale non adotta il finale di Perrault, la versione più antica della fiaba: la bambina si salva ma il lupo non muore, è sempre in agguato. Nello spettacolo che si chiama vita, il lupo non vince ma ricorda ai bambini che ucciderlo è inutile, la paura è inarrestabile e non morirebbe con lui.

 

Un lupo si prepara a cacciare. Qualsiasi animale del bosco può andare bene; l’importante è placare la fame. Ma la sua preda preferita è Cappuccetto Rosso. Come in un sogno ricorrente o in una visione, cura ogni dettaglio della sua cattura: un sentiero di fiori meravigliosi è l’inganno perfetto. Nello spettacolo il lupo è un uomo elegante che sa danzare con leggerezza, ma che alla vista della bambina non sa reprimere i propri istinti animaleschi. Così, si rivolge a un pubblico di bambini che nonostante lo abbia visto braccato da un gruppo di cacciatori e ripetutamente colpito, ma mai mortalmente, non è dalla sua parte. Lo riconoscono come il lupo cattivo delle fiabe al quale spetta, alla fine, una meritata morte affinché il bene trionfi.

 

Le relazioni tra i personaggi e la dinamica della storia si rivelano sulla scena attraverso il corpo, il linguaggio non parlato, ispirato all’immaginario dei cartoni animati di inizio Novecento; le luci, i costumi e le scene si compongono in una danza di simboli, citazioni pittoriche (Goya, Turner, Bosch, Leonardo da Vinci), che ridisegnano la fiaba con la semplicità di ciò che vive da sempre e per sempre. Uno spettacolo sognante, onirico, simbolico, colmo di immagini bellissime. La fiaba si compone con dinamismo di una ininterrotta catena di quadri danzati senza parole.

 

La rilettura della fiaba mostra come ricercare e conoscere la verità e saperla affrontare sia l’unico modo per crescere. La messinscena – nella quale si incontrano un lupo, una bambina, una rosa e un gruppo di danzatori-acrobati –  è un vero e proprio show che coinvolge e rapisce, ma dietro le luci, la musica, le danze frenetiche, si consuma una delle più sfaccettate delle fiabe: un lupo inganna una bambina e la fagocita. I momenti di divertimento fanno da contrappeso a una storia dalla quale emerge la verità nei momenti di delicatezza e rallentamento. Cappuccetto Rosso attraversa il bosco, a passi lenti, raccogliendo i fiori che il lupo ha messo lì per lei, una trappola, per condurla sulla soglia di una casa nota ma che non avrà nulla di familiare.

 

Attraverso l’espediente del rallenty lo spettacolo vive uno dei suoi momenti più intensi: un uscio che si apre e poi si richiude contiene tutta la tensione di un evento. Cappuccetto Rosso è afferrata per le trecce e in questo gesto è racchiuso l’intensità emotiva di quell’esclamazione tanto attesa dai bambini: «È per mangiarti meglio!». Il destino della fiaba non si può cambiare perché in fondo le fiabe servono a questo: favorire un mutamento e una crescita. Purché sia raccontata la verità.