BARI – Questo pomeriggio il sindaco Antonio Decaro ha portato il saluto della città ai vescovi impegnati nella veglia di preghiera organizzata dalla Conferenza Episcopale Italiana e dall’Arcidiocesi di Bari-Bitonto nella Basilica di San Nicola per invocare la pace.
“Sono qui non solo per darvi il benvenuto nella città di Bari – ha detto Antonio Decaro – ma anche per ringraziarvi della vostra presenza, per ringraziare la Conferenza Episcopale Italiana, il suo presidente don Matteo Zuppi, e l’Arcidiocesi di Bari Bitonto, con la sua guida monsignor Giuseppe Satriano, per aver voluto organizzare un momento di incontro e di preghiera per la pace qui, nella città di San Nicola.
La città che un sermone russo dell’XI secolo definisce “Felice Bari”, la città luogo simbolo dell’incontro e del dialogo, la città terra di cerniera tra popoli e culture, la città ponte tra Oriente e Occidente.
Oggi, purtroppo, Bari non è felice, non può essere felice nonostante l’approssimarsi del santo Natale, momento di gioia per tutti i cristiani, per tutti coloro che credono che la parola di Dio sia portatrice di verità e giustizia, di pace e di fratellanza. Nessuno può gioire al pensiero che da più di 300 giorni una tragedia umanitaria si sta consumando nel cuore dell’Europa.
La follia dell’uomo ancora una volta sta spezzando vite, distruggendo città, seminando terrore, annientando speranze e gettando ombre oscure sul futuro.
Proprio ieri sera Andrey Sadovy, sindaco di Leopoli, mi ha inviato una lettera con una richiesta di aiuto per sostenere le attività di “Unbroken”, un centro di riabilitazione mentale per bambini, perché la guerra non solo uccide fisicamente ma devasta anche psicologicamente. Come fiori piegati dalla violenza, vengono uccisi, feriti, subiscono soprusi, non hanno cibo o non possono essere curati, non possono andare a scuola. Solo coltivando la pace possiamo proteggere davvero il loro futuro. Questo è il messaggio straziante che arriva da Leopoli alla vigilia di questa veglia di preghiera rivolta a San Nicola, il santo dei bambini. E per loro noi invochiamo la sua protezione.
Trecento giorni fa, mentre speravamo che il buio della pandemia fosse stato superato, una terribile sciagura si è abbattuta nuovamente sull’umanità, un altro flagello. Questa volta, però, causato da scelte umane colpevoli e criminali.
Non è questa l’era post-Covid che speravamo o ci aspettavamo. Infatti, questa guerra, insieme a tutti gli altri conflitti sparsi nel mondo, rappresenta una sconfitta per l’umanità intera. Come ha scritto Sua Santità, Papa Francesco, nel messaggio per la giornata mondiale della pace, “mentre per il Covid si è trovato un vaccino, per la guerra ancora non si sono trovate soluzioni adeguate. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato”.
Per questo oggi affidiamo a San Nicola, il santo cristiano più venerato al mondo, che accomuna nella fede il mondo cattolico, ortodosso e protestante, le nostre preghiere davanti alla lampada uniflamma, simbolo della devozione comune alle chiese orientali, che arde costantemente nella cripta in cui sono custodite le reliquie del vescovo di Myra.
Invochiamo il santo delle imprese audaci per far sì che si compia il miracolo più grande, quel cessate il fuoco che possa far vincere, finalmente, la pace cioè “la somma delle ricchezze più grandi di cui un popolo o un individuo possa disporre”. Così la definiva don Tonino Bello, beato costruttore di pace, vescovo che in questa terra ha esercitato il suo magistero pastorale e che ancora oggi è per tutti noi fonte di ispirazione.
Con il cuore pieno di speranza, Bari si unisce alle vostre preghiere”.