BARI – Tra i grandi del teatro italiano, Virginio Gazzolo interpreta il vecchio barbone Davies nella celebrata commedia del premio Nobel Harold Pinter «Il guardiano», titolo che la Compagnia Diaghilev mette in scena in una nuova produzione dal 25 febbraio al 12 marzo nell’auditorium Vallisa di Bari per la stagione 2022-2023 «Le direzioni del racconto» (gli orari: dal martedì al giovedì sipario alle 20, il venerdì e il sabato alle 21, la domenica alle 19). Una carriera iniziata negli anni Sessanta sia nel circuito teatrale “ufficiale” che nell’ambiente delle “cantine” romane animato da Vittorio Sindoni, Leo De Berardinis e Antonio Calenda, con il quale contribuisce alla fondazione del Teatro dei 101 frequentato da Piera degli Esposti e Gigi Proietti, Gazzolo torna in Puglia per confrontarsi in scena con Paolo Panaro e Roberto Petruzzelli, colonne della compagnia Diaghilev e interpreti di Aston e Mick, i fratelli che accolgono Davies nel loro tugurio per affidargliene, a un certo punto, la custodia (i costumi sono di Francesco Ceo).
Scritta nel 1959 e andata in scena nel 1960, l’ambientazione dell’opera è, infatti, in una piccola stamberga piena di inutili cianfrusaglie, spifferi e infiltrazioni d’acqua piovana. Una stanza, caotica e asfittica, che fa contestualmente da cornice e da motore a un gioco a tre tra l’esasperato e il malato. Si tratta di una stanza-rifugio, costantemente in attesa di un ordine che forse non arriverà mai. Quello stesso ordine a cui sembrano anelare i tre improbabili protagonisti: i due giovani fratelli, per l’appunto, di cui uno psicolabile (Aston) perseguitato dal ricordo di un soggiorno in manicomio dove ha subito l’elettroshock, e un senzatetto che cerca di sistemarsi in quella loro piccola casa nella zona ovest di Londra, città nella quale l’opera debuttò, all’Arts Theatre, quando Pinter aveva trent’anni.
«Poco prima, Ronald Laing aveva pubblicato lo studio più rivoluzionario sulla schizofrenia apparso ai nostri tempi intitolato “L’Io diviso”, e ai confini della psichiatria esistenziale ho ricondotto quest’opera di Pinter, oggi non più l’autore stroncato dalla critica come eccentrico e incomprensibile, ma un classico che tollera, indenne, ogni possibile interpretazione», spiega Gazzolo, che dello spettacolo è anche autore della regia.
Il punto di partenza è la didascalia che Pinter premette al testo: «Una stanza. Un uomo solo. Silenzio. Un secchio pende dal soffitto». Finché, lontane, attutite, si odono voci nell’aria. «Sono reali? O risuonano nel cervello di quell’uomo?», si chiede Gazzolo. Nel vuoto si materializzano strani oggetti, che poi sono le ferraglie e le anticaglie presenti in quella sorta di magazzino di rifiuti nel quale il giovane Aston ha invitato a trovare rifugio il vecchio Davies. In lui si percepirà un turbamento solo quando scoprirà che esiste un terzo personaggio, un altro fratello, Mick, molto più intelligente di Aston. Infatti, Mick non tarda a capire che Davies porterà problemi. E ne trova conferma quando, passati alcuni giorni, il vecchio barbone non accenna ad andarsene. «Ma questi corpi umani sono veri, o si tratta di un’allucinazione?», si domanda ancora Gazzolo, che ha immaginato il suo spettacolo dentro la costruzione fantastica di quel mondo parallelo al reale dove, nei momenti di solitudine, ogni persona si rifugia per sopravvivere, fino a soccombere tragicamente ai propri fantasmi.
Prenotazioni al numero 333.1260425. Biglietti online sul circuito Vivaticket.