“Angelo Corbo è l’unico sopravvissuto dei passeggeri a bordo della auto di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo, è l’unico sopravvissuto alla strage di Capaci perché anche gli occupanti dell’altra vettura, Rocco Di Cillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro, sono purtroppo morti in quella strage. E Angelo Corbo gira l’Italia con un proprio libro che contiene i suoi ricordi, per raccontare gli eventi e le ragioni profonde che lo hanno portato ad accettare di far parte della scorta di Giovanni Falcone”. Così il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, a margine dell’incontro con Angelo Corbo, componente della scorta di Giovanni Falcone, sopravvissuto alla strage di Capaci, organizzato a Bari all’interno del Politecnico. All’incontro, animato dalla presenza di alcune scolaresche in visita al Politecnico, erano presenti esponenti dei Carabinieri, della Polizia e della Guardia di Finanza, il rettore del Politecnico, Francesco Cupertino, il questore di Bari, Giovanni Signer, il vice Prefetto di Bari, Erminia Cicoria e il vice sindaco del Comune di Bari, Eugenio di Sciascio.
“Questa dedizione al dovere, la stima e l’affetto verso Giovanni Falcone sono un valore straordinario che va tramandato alle altre generazioni. – ha proseguito il presidente Emiliano – Come oggi è stato fatto dal Politecnico di Bari che ha invitato diverse scolaresche sia a guardare il Politecnico per cercare di fare in modo che i ragazzi si iscrivano nelle Università pugliesi ma soprattutto mantenendo viva la memoria di questi fatti così importanti per tutti noi”.
“Quella della strage di Falcone è una storia talmente forte che ciascuno di noi si ricorda esattamente dov’era e cosa stava facendo nel momento in cui ha appreso la notizia. – ha detto il presidente durante i saluti istituzionali – Quante volte succede questo nella vita? Io mi ricordo che ci fu una breaking news per un incidente stradale sulla via di Capaci. Ma chi è del mestiere aveva già capito che ci fosse qualcosa di strano, così come è stato. Sebbene fossi un uomo già provato da un’esperienza del genere, portando a spalla la bara di Rosario Livatino che mi aveva insegnato il mestiere. Il colpo fu durissimo, per lo Stato, per la Repubblica e mi ricordo che piangevo disperato perché avevano ucciso il migliore di noi insieme a tante altre persone. E Falcone oltre ad essere colui il quale ha tracciato la strategia in tutto il mondo per la lotta a Cosa Nostra, era un uomo pragmatico, carismatico e che sapeva ascoltare, anche chi contava meno dal punto di vista formale ma che dà sostanza al sistema”.