“Verdi in Città” in piazza Duomo a Brindisi con Sara Bevilacqua e Luigi D’Elia

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BRINDISI – Alla luce del successo di pubblico della rassegna “Verdi in Città” che ha accompagnato in piazza Duomo le serate estive con una programmazione di musica e teatro, il Teatro Pubblico Pugliese e la Fondazione Nuovo Teatro Verdi aggiungono due titoli per dare voce a due interpreti brindisini che hanno ormai un posto stabile nella scena nazionale: Sara Bevilacqua e Luigi D’Elia. Il giusto riconoscimento a due artisti che da anni indagano la storia e la memoria del nostro Paese attraverso la forza civile del teatro. E che lo scorso 12 agosto sono stati premiati all’Ermo CollePalio Poetico Teatrale Musicale che vede il sostegno della Regione Emilia Romagna, uno spazio di incontro e di confronto tra artisti e pubblico sui temi della poesia, del teatro e della musica. Un podio tutto brindisino per la XXII edizione, tra Sara Bevilacqua che ha vinto il premio del pubblico con lo spettacolo “Stoc ddò. Io sto qua” e Luigi D’Elia che invece si è aggiudicato i favori della critica con il racconto “Cammelli a Barbiana. Don Lorenzo Milani e la sua scuola”. Saranno proprio questi gli spettacoli in piazza, un doppio appuntamento che completa un percorso iniziato lo scorso luglio con alcune eccellenze della scena pugliese e che ha sempre visto una larga partecipazione di pubblico. In occasione degli spettacoli, i due interpreti riceveranno un riconoscimento da parte dell’Amministrazione comunale di Brindisi per l’impegno e l’eccellenza espressi nel campo del teatro civile. Ingresso libero in piazza Duomo a Brindisi di fronte al Museo archeologico Francesco Ribezzo”. Confermati per i due fuoriprogramma il sostegno di Enel in qualità di main sponsor e la partecipazione del Museo archeologico “Francesco Ribezzo”.

 

Si comincia lunedì 11 settembre, alle ore 20.30, con “Stoc ddò. Io sto qua”: Sara Bevilacqua è Lella, madre di Michele Fazio, vittima innocente della mafia a BariMichele non aveva ancora sedici anni quando venne tragicamente colpito durante un regolamento di conti tra clan rivali. Dopo quella terribile notte, la vita di Lella cambia radicalmente: giorno dopo giorno, con una fermezza incrollabile, la donna sfida i clan mafiosi, denunciando, testimoniando e tenendo testa a chi cerca di intimidirla. La sua risposta è chiara: “Stoc ddò”, che significa “Io sto qua”. Lella non fugge e non chiude la porta di casa, non si arrende e trova forza nell’esempio di sua madre, una donna risoluta che ha insegnato ai suoi figli il senso delle cose importanti. Trova sostegno nel marito Pinuccio, nella famiglia e nella gente del quartiere. Ma, soprattutto, trova speranza nel dialogo con Michele, suo figlio, un giovane felice e con tanta voglia di sognare e di vivere. Un dialogo, con il ragazzo, che continua indisturbato, nonostante gli ostacoli, pure oltre la morte. Allo spettacolo saranno presenti i genitori di MicheleLella e Pinuccio. Il premio del pubblico “Ermo Colle” riporta la seguente motivazione: «Bravissima Sara Bevilacqua in “Stoc ddò. Io sto qua”. Una storia vera, un dramma per sempre – la morte di un figlio – diviene essenza di dolore permettendo nello stesso tempo la creazione di tutto un mondo di relazioni, il matrimonio, Bari vecchia che muta, la droga che stravolge le persone, la lucida analisi di quanto accaduto, gli affetti intorno, la necessità di andare avanti, capace infine quella madre di abbracciare l’uomo che, ragazzo, aveva fatto parte del gruppo degli assassini, un intenso esempio di giustizia riparativa, quando una comunità riesce a far convivere vittime e colpevoli».

 

Secondo appuntamento martedì 12 settembre, sempre alle ore 20.30, con “Cammelli a Barbiana. Don Lorenzo Milani e la sua scuola”, uno spettacolo scritto da Francesco Niccolini e Luigi D’Elia per la regia di Fabrizio Saccomanno e la collaborazione dalla Fondazione Don Lorenzo Milani: è la storia di Lorenzo, uno spirito che abbraccia la vocazione di sacerdote, il mestiere di educatore e l’animo di un uomo. Lo spirito che emerge dalla visione di una scuola incastonata tra i boschi, dove l’insegnamento scorre nei prati seguendo il corso dei fiumi. Una scuola senza lavagne e senza banchi, senza primo della classe e soprattutto senza somari né bocciati. Un racconto duro, amaro, ma allo stesso tempo intessuto di tenerezza per quel miracolo irripetibile che è stato Barbiana e con tutta la sorpresa negli occhi di quei ragazzi dimenticati che, un giorno, videro un cammello volare sulle loro teste. La scuola «non è più scuola se si perdono gli ultimi. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati». Ma ha il compito di rendere coscienti, colti e liberi tutti, superando gli svantaggi di partenza. Don Lorenzo Milani, il priore di Barbiana, profeta di un mondo disarmato nel quale tutti possano avere le stesse opportunità e depositario di una testimonianza civile e morale preziosa, di quelle che lasciano il segno nel tempo e che in un nome riassume un fermento, un forziere di contenuti di straordinario valore. Con questa motivazione la giuria di “Ermo Colle” ha assegnato allo spettacolo il premio della critica: «Luigi D’Elia incanta con un’interpretazione ricca di sfumature, fuori-dentro la figura di don Milani, creando ambienti, atmosfere, relazioni, moltiplicando interrogativi. Strana quella scelta di vita per un ragazzo bello e ricco: voler fare il sacerdote! Un prete difficile, ribelle, determinato, che, con i ragazzi del Mugello, scuoterà radicalmente la scuola italiana, fondamentale la lettera a una professoressa, dimostrazione delle ingiustizie che “innocenti” insegnanti perpetuavano nelle classi promuovendo chi la vita aveva già promosso alla nascita, per luogo, genitori, censo. Ma alla fine è la persona a diffondere commozione, la sua morte, don Milani sepolto a Barbiana».