MOLA DI BARI – L’Agìmus di Mola di Bari propone una serata Beethoven con un grande interprete del pianoforte, il pugliese Benedetto Lupo, concertista di fama internazionale di scena giovedì 19 ottobre (ore 20.45), nella chiesa del Sacro Cuore, con l’Orchestra Sinfonica di Lecce e del Salento diretta da Piotr Jaworski, polacco di stanza a Vienna. In programma, il Concerto n. 4 per pianoforte e orchestra, al quale, nella seconda parte della serata, si aggiungerà la Terza «Eroica» Sinfonia con la quale il genio di Bonn portò il genere sinfonico a dimensioni sino ad allora inaudite, rappresentando in chiave sonora un personaggio straordinario, un nuovo Prometeo, capace di portare la società verso il progresso e la libertà.
Non a caso Wilhelm von Lenz definì «eroico» il Beethoven di quegli anni (la Terza Sinfonia venne composta tra il 1802 e il 1804 ed eseguita per la prima volta nel 1805), periodo al quale bisogna ricondurre in parte il Quarto Concerto per pianoforte e orchestra op. 58, scritto tra il 1805 il 1806, tenuto a pubblico battesimo nel 1807 e caratterizzato da un elemento innovativo per niente secondario: l’inizio affidato al solo pianoforte, contro la consuetudine settecentesca di far iniziare il Concerto con un’introduzione orchestrale. Composto in una fase creativa durante la quale Beethoven fu travolto da un’ondata inventiva straordinariamente feconda, il Quarto Concerto colpisce il pubblico di oggi più per il «tono poetico generale», come ha osservato Giorgio Pestelli, che per l’originalità di quell’introduzione, che aveva così impressionato i contemporanei del compositore. E quell’ispirata intensità è una delle principali chiavi di lettura che è in grado di offrire Benedetto Lupo, musicista per il quale la svolta arrivò nel 1989 con la vittoria al Concorso Van Cliburn. Fu il primo italiano ad affermarsi oltreoceano in quella prestigiosa competizione, tra le più importanti al mondo con lo Chopin e il Busoni.
E se è vero che alcune vittorie lasciano il segno, mutano i destini di un artista, la carriera di Benedetto Lupo improvvisamente cambiò dopo il trionfo negli Stati Uniti, prese quota, diventando sempre più internazionale e prestigiosa. Per farsi un’idea basterebbe dare uno sguardo alle orchestre che in questi ultimi trent’anni hanno ospitato il pianista barese. È sufficiente citare, tra le tante, la Chicago Symphony e la London Philharmonic. Ma poi bisognerebbe parlare anche dei recital tenuti nei più importanti teatri del mondo per completare il quadro e concludere che Benedetto Lupo, vincitore di molti altri concorsi e del Premio «Terence Judd» a Londra, è davvero uno dei grandi della tastiera.
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