Sono pochi coloro ai quali il nome di Egnazia possa ricordare qualcosa, eppure un tempo tale nome faceva immediatamente balenare alle meningi l’immagine di una città prosperosa e ricca, sulle sponde del Mare Adriatico.
Egnazia doveva il suo nome ad una ninfa, che i Romani chiamavano appunto Egnatia, tuttavia essa aveva un corrispettivo più antico nella lingua messapica. Sorgeva all’incirca di fronte all’attuale città di Fasano e rappresentava il confine fra la terra dei Messapi o Iapigi, corrispondente all’attuale Terra d’Otranto, e quella dei Peuceti, corrispondente alla Terra di Bari.
Nel centro della città, di cui oggi sono visibili le rovine, era posta un’ara votiva dedicata appunto alla ninfa protettrice e, di fronte ad essa, si erigeva una pietra dalle proprietà eccezionali. Si racconta infatti che, ponendo dell’incenso su di essa o qualunque altra cosa, questa bruciava spontaneamente, senza l’intervento di una qualsiasi fiamma. La popolazione del luogo era, tutto sommato, estremamente spaventata dal fenomeno. Anche se la vicenda ha dell’inverosimile, sembra esistano delle fonti letterarie che testimoniano l’esistenza della pietra stessa, infatti ne parla Orazio in una sua ode, anche se l’autore latino sembra più propenso verso una spiegazione razionale e scientifica, piuttosto che verso una soprannaturale.
Anche Plinio il Vecchio annota che i sacerdoti della città bruciavano la legna sulla pietra, senza dare fiamma, tuttavia si astiene da commenti esplicativi del fenomeno. La pietra in questione sarebbe sopravvissuta alla città stessa, infatti, nel XVII secolo, lo storico Tasselli ne parla ancora, fornendo una suggestiva spiegazione secondo la quale questa sarebbe stata addirittura uno dei punti di appoggio del diavolo. Oggi non si sa più nulla della Pietra Rovente, chissà se qualcuno mai la raccolse e la portò via o, piuttosto, ancora attende da qualche parte, nelle aree non ancora portate alla luce dell’acropoli salentina, che qualche intrepido sapiente sveli, una volta per tutte, i suoi millenari segreti …….
Cosimo Enrico Marseglia