PUGLIA – Suggestivo come tutti gli abitati ormai scomparsi ma di cui restano le vestigia diroccate, il casale di Balsignano, insieme al suo castello ed alle chiese rimaste, rappresenta un gioiello di inestimabile valore storico ed artistico. Situato a metà strada fra Modugno e Bitritto, il casale risale all’epoca della dominazione bizantina, precisamente a cavallo fra il X e l’XI secolo, ed il primo atto in cui è citato è una pergamena conservata negli archivi della Basilica di San Nicola a Bari e datata 962. Con ogni probabilità ospitò anche una comunità di monaci basiliani al suo interno.
Da originario centro agricolo e rurale il casale si trasformò in piazza fortificata, probabilmente dopo una prima devastazione subita nel 988, a causa di una violenta incursione saracena. Ricostruito, con l’arrivo dei Normanni venne concesso dal Duca di Puglia e Calabria Ruggero ai monaci benedettini di San Lorenzo di Aversa. Sotto il dominio dei re normanni venne sicuramente eretto un primo nucleo del castello, successivamente ampliato in epoca sveva.
Nel mese di settembre del 1349 il casale ed il suo maniero furono testimoni di un nuovo scontro bellico, durante la guerra dinastica per il trono del Regno di Napoli fra i d’Angiò ed i d’Angiò – Durazzo, dopo la morte del sovrano Roberto d’Angiò. Ancora una volta, agli inizi del XVI secolo, Balsignano si trovò coinvolto nella disputa fra Spagnoli e Francesi, sempre per il suddetto trono e, questa volta, venne distrutto.
Oggi del casale fortificato restano una parte della cinta muraria, munita di feritoie, un muro a secco, le chiese dedicate a San Felice, risalente all’XI secolo, e Santa Maria di Costantinopoli, del XIV, ed infine i resti del castello. Questo si compone di due alte torri a pianta quadrangolare in parte dirute, forse di origine sveva, unite da un corpo di fabbrica centrale che si sviluppa su due livelli. Il tutto è inserito in una cinta sulla quale si apre un portale di epoca posteriore. La parte posteriore del maniero presenta un tratto munito di un contrafforte a scarpa.
Cosimo Enrico Marseglia