Alla Scoperta del Salento: Porto Selvaggio, un angolo di paradiso strappato alla mafia

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NARDO’ (Lecce) – Tutto ebbe inizio con la morte di Renata Fonte, consigliera comunale a Nardò. Era una maestra e mamma di 2 bambine.

Un omicidio di cui tutt’ora si tramanda il racconto e che nonostante il passare degli anni, suscita rabbia e allo stesso tempo riconoscenza nei confronti di una donna uccisa a 33 anni con 3 colpi di pistole, per aver difeso la sua terra da chi, in un angolo di inestimabile bellezza, aveva deciso di costruire un villaggio turistico.

Il nome di Renata Fonte è e sarà per sempre legato a quello spettacolare lembo di terra che è Porto Selvaggio ed è per questo che scriverne senza prima ricordare la donna che ha pagato a caro prezzo il suo coraggio, sembra quasi un oltraggio alla sua memoria.

Accanto a Renata Fonte, nella storia del Parco Naturale, si legge un altro nome, quello di Cecilia Santoro Lezzi, docente dell’allora Università di Lecce, che denunciò a gran voce il pericolo che correva l’area a causa dei progetti di lottizzazione presentati nel 1975 dal barone Angelo Fumalora, proprietario di parte di Porto Selvaggio. I progetti Portoselvaggio Alto e Portoselvaggio Mare prevedevano infatti la costruzione di una serie di immobili e aree destinate ad attività sportive a destinazione turistica, che avrebbero irrimediabilmente deturpato il paesaggio.

Con il progetto presentato, di fatto Fumarola veniva meno all’accordo stretto con il Corpo Forestale datato 5 marzo 1972, che vietava la costruzione di insediamenti nei terreni rimboschiti a partire dal 1952, per un totale di 102 ettari dei 250 che erano stati ceduti a Fumarola e riconosciuti dal Ministero della Pubblica Istruzione con un decreto del 20/02/1968.

Il progetto di rimboschimento di Porto Selvaggio rientrava in uno più grande che interessava ben 1500 ettari di aree pietrose situate lungo il litorale salentino.

In breve, i cittadini correvano il rischio di essere privati di un terreno che era anche loro, e nonostante nel 1978, il progetto di Fumarola fu approvato dalla Giunta Comunale di Nardò, la protesta, che ormai non coinvolgeva più solo i neretini, ma tutto il Salento, arrivò al Consiglio Regionale che con la Legge Regionale n°21 del 24 marzo 1980 istituì il “Parco naturale attrezzato Porto Selvaggio – Torre Uluzzi”.

Le mire su Porto Selvaggio non sono però mai cadute nel dimenticatoio, Renata Fonte è stata uccisa nella notte tra il 31 marzo e il 1° aprile 1984, il mandante fu Antonio Spagnolo, collega di partito a e primo dei non eletti alle amministrative.

Fu il primo omicidio di mafia in Salento.

Nel giugno del 1984, tre mesi dopo, fu istituito il parco naturale.

Nel 2007, il Parco Naturale, nella cui area sono comprese Torre dell’Alto, Torre Uluzzo e Torre Inserraglio, oltre alla Grotta del Cavallo a alla Grotta di Capelvenere, è stato inserito dal FAI nell’elenco dei 100 luoghi da salvare.

Porto Selvaggio si trova a circa 10 km da Nardò e chi ha il privilegio di avventurarsi alla scoperta dei suoi sentieri, capisce senza mezzi termini perché Renata Fonte lo ha difeso con la vita e un’intera comunità si è mossa per impedire che il suo sacrificio fosse vano. Il profumo, innanzitutto. Porto Selvaggio profuma di un passato immobile, arroccato tra le insenature e refrattario ai giorni inquinati del XXI secolo. L’aria di Porto Selvaggio non si limita a riempire i polmoni, ma entra proprio sotto la pelle, fino a quando non si arriva al mare. La costa rocciosa e frastagliata si spalanca su un mare che definire cristallino è quasi offensivo. I colori del mare di Porto Selvaggio virano lungo tutte le sfumature dell’azzurro e del verde, sono distese di pietre preziose, fredde, rigeneranti, profonde, accarezzate da sorgenti di acqua dolce e torrenti sotterranei. Se mai un paradiso esistesse, sarebbe bello immaginarlo così: profumato, silenzioso, colorato e immobile. E poi c’è la pineta, 500 ettari di luce che filtra prepotente tra le fronde degli alberi e degli arbusti, casa ospitale di piccoli animali che vivono in sintonia con l’uomo, ospite della storia racchiusa tra le torri e le grotte, gelose custodi di tempi antichi, tempi di guerre e conquiste, che ieri come oggi non anno scalfito la bellezza di Porto Selvaggio.

di Claudia Forcignanò