Domenica 10 novembre La Festa della Sita di Alessia Tondo incontra San Martino all’Art&Lab Lu Mbroia

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CORIGLIANO D’OTRANTO (Lecce) – Domenica 10 novembre (ingresso con contributo 3 euro) all’Art&Lab Lu Mbroia in via Vicinale di Sternatia a Corigliano D’Otranto, in concomitanza con il pranzo di San Martino, arriva la quarta edizione della Festa della Sita. Si parte dalle 12:30 con la possibilità di pranzare, in compagnia del dj set world di Ashèblasta aka Roberto Chiga, con primi e secondi piatti, insalatone, verdure, dolci e frutta, sorseggiando birre e il vino delle Cantine Duca Carlo Guarini di Scorrano. Nato per celebrare e gustare i frutti appena raccolti del melograno, l’appuntamento trae spunto da “Sita” (melagrana in dialetto salentino), primo album solista della cantante e musicista Alessia Tondo, prodotto da Domenico Coduto per Ipe Ipe Music, che si esibirà sul palco dalle 15:30 con questo suo personale rito di guarigione. Subito dopo si tornerà nell’area bar per continuare a ballare sulla selezione musicale di Ashèblasta con sonorità world, funky, hip hop e world beat. La giornata è anche una festa di fine rassegna artistica dell’Art&Lab Lu Mbroia e un arrivederci alla prossima stagione che, come sempre, ripartirà a Pasquetta. Info e prenotazioni lumbroia@massimodonno.it – 3381200398

Sita svela un volto misterico e terapeutico della musica popolare come una forma di esorcismo contro i cattivi pensieri, un rito di guarigione catartico che si compie ogni volta attraverso il concerto. Brani originali che riprendono i modi della tradizione e li trasfigurano in una sorta di camerismo che ha l’eleganza della musica colta e l’emozione di quella popolare. «Sita è il mio racconto più intimo, quello che fino ad ora avrei raccontato o sussurrato all’armadio della mia stanza e a nessun altro. È la mia rosacea, i miei perché più insidiosi, la mia luce più bella. È l’attacco di panico peggiore e il miglior antidoto per placarlo. Sita è arrivato dal petto e dalle viscere, in solitudine. Non ha bisogno di urlare ma di sgrovigliare, è l’esorcizzazione del “malepensiero”. Mette a posto le sensazioni e i pensieri. Solo dopo essere nato ha incontrato gli altri, si è fatto vedere nudo, così e ha aspettato, aspetta ancora di essere accolto», sottolinea la cantante. Dall’infanzia nel gruppo Mera Menhir alla popolarità internazionale con il Canzoniere Grecanico Salentino, Alessia Tondo è una delle voci più significative del panorama pugliese. È stata lanciata dai Sud Sound System, a soli tredici anni è diventata voce solista dell’Orchestra della Notte della Taranta (ha duettato con tutti gli ospiti e con i maestri come Mauro Pagani, Goran Bregovic, Giovanni Sollima, Phil Manzanera, Carmen Consoli, Raphael Gualazzi), ha collaborato con l’Orchestra Popolare Italiana di Ambrogio Sparagna, i Radiodervish, Michele Lobaccaro, Ludovico Einaudi (per il quale ha scritto il testo della fortunata Nuvole bianche) e Admir Shkurtaj. Nel Salento la sita è la melograna, simbolo di buon augurio, di incontro e condivisione. A questa simbologia Alessia si è ispirata per immaginare un’opera in otto tracce scritte interamente da lei – con la partecipazione del violino di Mauro Durante del Canzoniere Grecanico Salentino (in Me putia bastà) e del violoncello di Redi Hasa (in Sta notte) – e caratterizzate da un’ampiezza di elementi, dall’acustico all’elettronico, tra ballate arcane, intrecci vocali antichi che grazie a loop e pattern diventano contemporanei. Una filosofia di fondo minimale, appena accennata, come specifica Alessia ricordando l’esigenza di sottrazione e sussurro: «Sita ha avuto il coraggio di sussurrare solo perché negli anni ho ascoltato dei dischi in cui i brani mi hanno trafitto il petto ed erano assenti grandi virtuosismi vocali. Il re, per me, in questo tipo di racconti è stato Nick Drake. Non mi paragono minimamente. Semplicemente i suoi dischi mi hanno detto che se avessi avuto voglia di dire qualcosa avrei potuto farlo anche senza alzare troppo la voce e senza dover per forza dimostrare quali competenze tecniche avessi acquisito negli anni». Passato e futuro, tradizione e avanguardia, quotidiano ed eterno in un esperimento audace, enigmatico, rivelatorio.