Nato come piatto povero, portato dai contadini nei campi come pranzo da consumare nelle lunghe giornate di lavoro sotto al sole cocente di Puglia, la frisa è nel tempo diventata il confort food più famoso del nostro territorio.
Le sue origini si perdono nel tempo, alcune fonti ne fissano l’origine ai tempi dei Greci, quando i viaggiatori, in previsione del viaggio, caricavano a bordo delle navi pezzi di pane duro.
La frisa è un prodotto da forno realizzato con farina di grano duro, subisce una prima cottura, poi viene tagliata a metà e cotta nuovamente fino a completa doratura e biscottatura.
Questo prodotto può essere conservato a lungo senza mai perdere la sua fragranza, le nuove ricette prevedono gustose varianti, come ad esempio ai cereali, ma la versione classica è con farina di grano o di orzo.
La frisa, con la sua caratteristica forma tonda con un foro centrale, è particolarmente dura, quindi per consumarla nel miglior modo, deve essere immersa in acqua e lasciata ammorbidire (sponzare).
Circa i tempi di ammollo, ognuno decide in base al proprio gusto, alcuni la prediligono più croccante, mentre altri la riducono a zuppa.
Dopo averla ammorbidita, viene condita con pomodori freschi (o de ‘mpisa) tagliati a pezzi, olio, sale, origano, olive e capperi. In estate si aggiunge rucola, giardiniera (rigorosamente fatta in casa) o formaggio.
Il costo di una frisa?
Assolutamente popolare, nei forni è possibile acquistare un pacco di frise ad un costo che oscilla dai 2,50 ai 4 euro ed è fare scorta perché si conservano per molti mesi.