BRINDISI – “Quel che provo dir non so” è molto più di uno spettacolo teatrale: è un viaggio unico, intimo e universale nelle pieghe delle emozioni, condotto dalla straordinaria energia e dall’ironia di Pierpaolo Spollon. Appuntamento al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi domenica 8 dicembre alle ore 18.30, nell’ambito della sezione “Verdi Green”. Per lo spettacolo è disponibile – solo in biglietteria a partire dal 3 dicembre – la speciale “Promo Dicembre”, che permette l’acquisto del biglietto, per posti di secondo settore di platea e di galleria, al prezzo di 13 euro. La biglietteria è aperta dal lunedì al venerdì, ore 11-13 e 16.30-18.30. Il giorno dello spettacolo, ore 11-13 e 17-18.30. Info 0831 562 554 e botteghino@nuovoteatroverdi.com.
Conosciuto al grande pubblico per i suoi ruoli in serie televisive di successo (“L’allieva”, “La porta rossa”, “Blanca” e “Doc – Nelle tue mani”), Pierpaolo Spollon si spoglia del personaggio per portare in scena la sua essenza più autentica, rivelandosi al pubblico attraverso 85 minuti di narrazione brillante e coinvolgente. Lo spettacolo nasce da una riflessione che colpisce: il 70% dei casi di depressione giovanile deriva dall’incapacità di riconoscere e gestire le proprie emozioni. Partendo da questo dato, Spollon costruisce un monologo che esplora l’importanza di tutte le emozioni – rabbia, paura, gioia, tristezza, sorpresa e insofferenza -, sottolineando come ognuna di esse sia fondamentale per la crescita personale e per il raggiungimento di una consapevolezza più profonda di sé. Per un attore, spiega, riconoscere e padroneggiare il turbinio emotivo che ogni personaggio porta con sé è una parte essenziale del mestiere, ma questa capacità non è meno importante nella vita di tutti i giorni, poiché riconoscere ciò che si prova diventa la chiave per relazionarsi con il mondo e con gli altri.
Non manca l’autoironia, che è la cifra stilistica di Spollon: episodi autobiografici spesso romanzati – o almeno così sperano i suoi genitori, evocati sul palco con irresistibile comicità – si intrecciano con aneddoti esilaranti che coinvolgono il pubblico in un monologo che non lascia spazio alla noia. Il racconto spazia dai ricordi d’infanzia, come una divertente disavventura in campeggio che diventa il simbolo del senso di colpa, fino agli anni dell’adolescenza e dell’età adulta, affrontando con naturalezza temi che toccano corde universali.
Lo spettacolo va oltre il racconto personale e affronta anche argomenti di grande attualità: dalle cicatrici invisibili lasciate dai conflitti, che siano quelli delle guerre passate o quelli emotivi delle nostre battaglie quotidiane, all’impatto della tecnologia sulle relazioni umane, sempre più mediate dagli schermi e sempre meno legate al contatto diretto. Spollon invita il pubblico a riflettere su questi temi con una leggerezza mai superficiale dimostrando che anche i momenti più difficili della vita possono diventare strumenti di consapevolezza e di crescita.
Una confessione a cuore aperto con cui Pierpaolo Spollon accompagna per mano il pubblico nella sua vita interiore e si lascia conoscere in modo autentico, da attore. Si racconta sotto i riflettori affrontando tutto il suo carico di ansie e insicurezze. L’attore riesce a stringere un rapporto diretto e confidenziale con il pubblico trasformando il teatro in uno spazio intimo nel quale ogni spettatore si sente coinvolto e parte integrante dello spettacolo. Le emozioni che racconta non sono soltanto le sue ma diventano specchio per il pubblico che si riconosce in quelle storie e in quei sentimenti. La narrazione e la capacità di Spollon di alternare momenti di risate e momenti di pathos che inducono a un’importante riflessione sull’intelligenza emotiva.
Un elemento che arricchisce la performance è la partecipazione di Luca Argentero, che con la sua voce presta incursioni ironiche e beffarde creando un gioco metateatrale che aggiunge ulteriore vivacità al racconto. L’incontro con il pubblico è l’anima dello spettacolo: Spollon non recita ma dialoga abbattendo le barriere tra palco e platea e trasformando la serata in un momento di connessione autentica. Lo spettacolo è rivolto a un pubblico giovane ma conquista anche gli adulti con la sua capacità di parlare di emozioni in modo semplice, senza retorica e forzature. “Quel che provo dir non so” è un invito a riconoscere le proprie, a ridere di se stessi e a costruire un rapporto più schietto con il mondo e con gli altri.