LECCE – Come da tradizione, anche quest’anno il Liceo Classico e Musicale “Giuseppe Palmieri” rinnova l’appuntamento con il Concerto di Natale, giunto alla XII edizione.
Nella stupefacente cornice della Basilica di Santa Croce, venerdì 20 dicembre, alle ore 19.30, gli alunni e i docenti del liceo propongono un programma di ascolto che intreccia musica e parole, rapporto spesso di prossimità come narra la storia e la filosofia della musica, l’estetica e la trattatistica, dall’epitaffio di Sicilo (II-I sec. a.C.) a Platone, Aristotele, Boezio, Gregorio Magno, Shopenauer, Nietzsche fino ad Adorno e ai più recenti studi sulla sintassi musicale e verbale.
Nell’ottica del claim del liceo “Tradizione che innova!”, individuato dal Dirigente Raffaele Lattante, la serata sarà incentrata sulla musica ma la novità di questa XII edizione si sostanzia nella interazione tra una selezione di letture dialoganti con le più belle pagine musicali.
Presentano la serata il prof. Marco Ferulli, docente di violino e referente dell’indirizzo musicale, e la prof.ssa Samantha Simone, docente di pianoforte. Direttori prof. Michele Vincitorio, docente di flauto, prof. Gianni Epifani, docente di clarinetto, prof. Ennio Coluccia, docente di viola e prof. Stefano Caputo, docente di organo. I testi sono stati selezionati dalla prof.ssa Mariana Cocciolo, docente di lettere. Programma di sala prof.ssa Francesca Cannella, docente di storia della musica. Ufficio Stampa prof.ssa Maria Agostinacchio, giornalista e docente di storia dell’arte.
Il programma
Dopo i saluti del Dirigente, il concerto si apre con il celeberrimo “Pachelbel Canon”. Noto anche come Canone e giga in re maggiore, viene datato tra il 1653 e il 1706. E’ caratterizzato da un basso ostinato che incede per l’intero andamento del brano, sostenendo con solidità le variazioni della parte superiore. Procedimento contrappuntistico basato sul concetto di imitazione, la struttura del canone consiste nell’enunciazione della medesima linea melodica da parte di più voci che entrano in successione. Secondo il musicologo tedesco Hans-Joachim Schulze, l’opera sarebbe stata composta in occasione delle nozze di Johann Christoph Bach, fratello maggiore di Johann Sebastian e allievo dello stesso Pachelbel. Il prezioso manoscritto originale è attualmente custodito presso la Staatsbibliothek di Berlino.
Una lettura estratta da “I figli di Babbo Natale” di Italo Calvino preannuncia l’ascolto del “Credo” dalla Messa Pastorale op. 147 di Anton Diabelli. Voci soliste: Elena Cananiello, Alessandra Colazzo, Silvia Malagugini, Mattia Mazzotta, Tomas Mirchev, Francesca Rizzo, Caterina Stomeo, Sara Tricarico. Violino solista, Nicolò Coccioli. Oltre che per la sua opera compositiva, Diabelli (1781- 1858) è passato alla storia come editore privilegiato delle musiche di Schubert e di Beethoven, il quale utilizzò un suo valzer come tema delle 33 Variazioni per pianoforte op. 120, note anche come Variazioni Diabelli. Il Credo fa parte della Messa Pastorale in fa maggiore per soli, coro e orchestra op. 147, uno dei brani maggiormente rappresentativi del repertorio sacro appartenente al compositore. Il brano è un allegro moderato dal carattere solenne contraddistinto da eleganti sfumature
A seguire la lettura di “Natale” di Salvatore Quasimodo e l’esecuzione per piccolo ensemble dell’”Ave Maria” di Giulio Caccini, voce solista e arrangiamenti della prof. Simona Gubello, docente di canto. L’Ave Maria, lungamente ascritta al Caccini, è un inno di lode alla Vergine, composto dal liutista ed organista russo Vladimir Vavilov, negli anni Settanta del secolo scorso a partire da una linea melodica tardo-cinquecentesca; in seguito, l’inno fu attribuito a Giulio Caccini. Fu Oleg Yanchenko ad arrangiare l’aria per la cantante Irina Arkhipova, che la incise nel 1987.
Un estratto dalla novella “Il dono di Natale” di Grazia Deledda anticipa l’esecuzione di “Jesus bleibet meine freude” di Johann Sebastian Bach. La celebre Cantata, composta tra il 1716 e il 1723, e successivamente riadattata, è un inno di lode dal carattere maestoso, incentrato sul tema della fiducia in Gesù; Jesus bleibet meine Freude è il corale più noto dell’intera opera, e, nonostante le radici luterane, è spesso eseguito nelle chiese cattoliche durante la liturgia.
“O generoso Natale” di Alda Merini dialoga con “Jesus Child” di John Rutter, brano contemporaneo dalle calde atmosfere gospel, mentre le parole di Don Tonino Bello anticipano l’esecuzione in continuità di tre brani: “A Jazzy Merry Christmas” di Jeff Cook, “A Charlie Brown Christmas” di Paul Murtha, tratto dalla colonna sonora dell’omonimo film di animazione del 1965, in cui i Peanuts di Charles Schultz sono i protagonisti di un magico racconto che custodisce e disvela il più autentico significato del Natale. Chiude la trilogia “Nutcracker Swing” tratto dalle pagine de “Lo Schiaccianoci” di Petr lijc Tchaikovsky, arrangiato da Mike Story che tra le tante riletture, ci regala un delizioso schizzo natalizio dal ritmo piacevolmente brioso.
La lettura di “Bambino Gesù, asciuga ogni lacrima” di Papa Giovanni Paolo II conclude il contributo letterario. I saluti finali sono affidati alle note di alcune celebri musiche natalizie, racchiuse nel brano “The sounds of Christmas Medley”, composto, arrangiato e diretto dal prof. Stefano Caputo. Il madley comprende tre noti brani della tradizione vittoriana accomunati da un colore sonoro delicato ed efficacemente evocativo. “O Little Town of Bethlehem”, noto anche come Saint Louis, canto basato su un testo del 1868 scritto dal pastore episcopale Phillips Brooks, Silent Night – nella versione originale in lingua tedesca con il titolo di Stille Nacht – eseguita per la prima volta nel 1818 la chiesa parrocchiale di Oberndorf in Austria, ed infine O Holy Night – titolo originale Cantique de Noël – basata sul poema Minuit, chrétiens, scritto nel 1843 dal poeta Placide Cappeau per celebrare la conclusione dei lavori di ristrutturazione delle vetrate presso la chiesa di Roquemaure, nella regione francese del Grand Avignon, e musicato dal compositore Adolphe Adam.