“Three Letters from Sarajevo” Goran Bregovic e la sua spettacolare Orchestra sabato 30 marzo

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BARLETTA (BAT) – Finalmente, sabato 30 marzo , con porta alle ore 20,45 e inizio alle ore 21,15, ritorna dopo 7 anni sul palco del Curci, Goran Bregovic e la sua spettacolare Orchestra. Il musicista e compositore serbo presenterà il suo ultimo lavoro “Three Letters from Sarajevo” opera in cui fiati tzigani, polifonie del folclore bulgaro, chitarre elettriche, percussioni ed archi si mescolano per riempire il teatro con echi che rimandano alle tradizioni religiose cattoliche, musulmane e ortodosse, in esclusiva regionale per la 35.ma Stagione Concertistica dell’Associazione Cultura e Musica “G. Curci di Barletta in  sinergia con l’Amministrazione Comunale di Barletta, il MIBAC e la Regione Puglia nell’ambito della Rete RESONANCE – Avviso Triennale di Spettacolo dal Vivo della Regione Puglia e la Fondazione Puglia. Accompagnato da un Sestetto di Voci Maschili, le immancabili Voci Bulgare , una Band Gitana di Fiati e un Quartetto d’Archi, , Bregovic propone il  suo nuovo progetto Three Letters from Sarajevo. Predicatore laico della musica balcanica nel mondo, Bregovic è l’emblema di come la mescolanza di culture diverse possa far nascere qualcosa di meraviglioso, capace di preservare il passato e di infondergli nuova linfa vitale. Figlio di una terra dilaniata da conflitti tra gruppi etnici e religiosi diversi, il compositore serbo è la personificazione del messaggio di integrazione che l’Associazione Curci, attraverso i suoi spettacoli vuole proporre al suo pubblico attraverso il tema, già ampiamente approfondito nelle due passate Stagioni, dall’Orchestra di Piazza Vittorio, dalla intensità della voce di Noa,   del Mediterraneo, mare che unisce tre continenti in un unico bacino. La serata è un momento di riflessione, nella speranza che il linguaggio universale della musica possa essere uno strumento concreto di mediazione tra quei popoli che troppe volte si scontrano e si allontanano.

Molti musicisti  sarebbero  felici con solo un frammento della carriera di Goran Bregovic. Compositore contemporaneo, musicista tradizionale o rock star, non ha dovuto scegliere – ha combinato tutto per inventare una musica che è allo stesso tempo universale e assolutamente sua. Nato a Sarajevo, a quei tempi chiamata la Gerusalemme d’Europa, residente a Parigi, passato da Napoli dove ha iniziato a suonare nei locali di striptease, fondatore del gruppo rock più celebre ai tempi della Jugoslavia, i Bijelo Dugme, autore delle musiche per i più bei film di Emir Kusturica, giramondo ed estimatore della cultura tzigana, Bregovic porta in sé il melting pot che prova a raccontare nel nuovo album. «Io sono di Sarajevo, sono nato su una frontiera: l’unica dove si incontravano ortodossi, cattolici, ebrei e musulmani. Mio papà è cattolico, mia mamma è ortodossa, mia moglie è musulmana. E mi sento anche un po’ gitano, forse perché per mio padre, colonnello dell’esercito, era inaccettabile che facessi il musicista, un mestiere “da gitano”, come diceva lui».  

 

E’ infatti la storia di  Sarajevo con le sue tante credenze, identità, con i suoi complessi paradossi che ha ispirato il  nuovo album di questo nativo di Sarajevo, Goran Bregovic.

Sarajevo è la metafora dei nostri tempi, un luogo dove un giorno si vive da buoni vicini e il giorno dopo ci si fa la guerra.  Il nuovo lavoro di Goran Bregovic “Three Letters from Sarajevo” si ispira a questa metafora

Come la sua città, circondata da colline piene di cimiteri bianchi, con i muri dei palazzi ancora bucati dai proiettili, Bregovic porta con sé i segni della guerra, di cui non parla mai volentieri. «La musica non può cambiare il mondo ma i piccoli segnali che dà possono essere importanti. In questo secolo dovremmo imparare a vivere con la diversità, se continuiamo così accadranno ancora tragedie come quella jugoslava. Nel disco Bregovic racconta una storiella che aveva  letto su Internet:  Una giornalista della Cnn sente parlare di un anziano ebreo che per oltre 60 anni è andato due volte al giorno a pregare al Muro del pianto. Lo va a cercare e gli chiede: “Di cosa parla con Dio ogni giorno da sessant’anni?” E lui: “Prego per la pace, per i giovani, perché religioni diverse possano vivere insieme”. “E ha ottenuto risposta?” “In verità, ho l’impressione di parlare al Muro”. Ecco, se c’è qualcosa da imparare da questa storia è che ovviamente Dio non ha voluto insegnarci a convivere. Dovremmo trovare il modo di imparare da soli».

Pochi musicisti sono riusciti a sviluppare un’arte così varia, che combina insieme una così grande varietà di stili e tecniche senza perdere la propria identità. Un pezzo di Bregovic può essere riconosciuto al primissimo ascolto e sembra sempre diretto al mondo intero, senza distinzione di razza, sesso, età e religione.