Incuriositi ed orgogliosi delle bellezze naturali ed artistiche di Otranto, è opportuno soffermarci sulle meravigliose vestigia architettoniche che ancora oggi si possono ammirare e che spiegano l’afflusso di così tanti turisti provenienti non solo da tutta Italia, ma anche dal resto del mondo; non va dimenticato, poi, che questa cittadina rappresenta una testimonianza vivente di un legame inscindibile tra storia antica e moderna, quasi un ponte tra passato e presente, grazie alla compresenza di edifici antichi e strutture moderne.
Tra di esse, innanzitutto, va menzionata la Cattedrale, tra le più grandi chiese di Puglia, una costruzione medievale di stile gotico-romanico, divisa in tre navate, lunga 54 metri, larga 24, sostenuta da 14 colonne (di cui due monolitiche) di marmo pregiato (che è forse quello dell’antico tempio di Minerva). In essa sono conservate in sette armadi molto grandi le reliquie degli 800 martiri che furono trucidati durante le invasioni dei Turchi. Per quell’evento glorioso e, al tempo stesso, tragico, Otranto è anche chiamata la “Città-martire”. Di incomparabile valore è, soprattutto, il mosaico pavimentale – che si estende per circa 600 metri di superficie e riproduce l’albero della Vita – eseguito tra il 1163 e il 1166 da un monaco dell’ abbazia di S. Nicola di Casole (che era un cenobio basiliano vicino a Otranto, ormai ridotto in ruderi). Esso è un autentico poema in tre cantiche: nella navata centrale è rappresentata la Creazione, nella navata destra la Redenzione e in quella sinistra la Resurrezione. L’ampio e grandioso mosaico costituisce una monografia illustrata in cui, in forma allegorico-simbolica, campeggiano figure bibliche, storiche, patristiche e mitologiche. L’opera musiva è stata oggetto di diverse e contrapposte interpretazioni, tra cui quelle che hanno individuato nell’albero il sogno di Nabucodonosor o la storia della vita universale. Degna di nota e ammirabile è anche la cripta sottostante.
Meritano di essere ricordate anche la cripta bizantina di San Pietro nel cuore della città vecchia e la chiesa di Santa Maria dei Martiri, eretta proprio sulla sommità della collina dove nel 1480 furono decapitati gli 800 martiri.
Dalla Cattedrale si sviluppa una serie di strade lastricate di pietra viva che si snodano a serpentina tra le case bianche. Esse costituiscono il centro storico della città, di una bellezza urbanistica incomparabile. Dentro la città palpita ancora una vita fatta di echi millenari, in un dialogo incessante tra torri e bastioni, dove le grosse palle di granito, catapultate dalle “bombarde” dei Turchi, sono rimaste sui limitari delle case a ricordo di una storia gloriosa.
Un altro importante monumento della splendida cittadina è il Castello Aragonese. In realtà, la sua prima costruzione risale a Federico II di Svevia nel 1228, che edificò un maestoso castello recuperando le mura, come risulta dalla Bolla di Alessandro IV del 5 settembre 1256. I Turchi lo distrussero durante la loro invasione del 1480. Nel settembre del 1481, Alfonso d’Aragona cinse la città con le attuali mura, con larghi fossati e prolungati sotterranei e costruì un nuovo castello con due porte di entrata, fiancheggiate da due torri, una delle quali è chiamata Alfonsina. L’architetto fu Ciro Ciri, ingegnere militare alla corte di Urbino. Nel 1535 la struttura subì il rifacimento di alcuni bastioni. E nel 1537, si impossessò del castello Carlo V, il cui stemma campeggia sopra un piombatoio. Ultimamente è stato ristrutturato e sono stati riportati alla luce il fossato ed il ponte levatoio.
Dopo aver visitato tutti questi tesori, adesso è giunto il momento di ammirare le stupende bellezze naturali di Otranto, costituite dalle spiagge, dalle scogliere e dalle limpide acque del suo mare. Interessantissime da vedere sono la Torre del Serpe, Punta Palascia e, soprattutto, le famosissime Grotte dei Cervi a Porto Badisco.
Gionata Quarta