GALLIPOLI (Lecce) – Martedì 20 agosto dalle 20 al Castello di Gallipoli, che ospiterà per tutta l’estate la mostra “Lampante. Gallipoli, città dell’olio”, nuovo appuntamento con “I martedì della Taranta”. Canti e pizziche riservate ai visitatori (ingresso 7 euro) per ballare e ascoltare la musica popolare salentina. Nell’atrio si esibirà il progetto #SemiSparsi con Cosimo “Cavallino” Giagnotti, Valentina Mazzotta e altri ospiti. L’essenza di un’unione artistica capace di rigenerarsi a partire dalle radici, epurate e perché no arricchite di energie altre. L’esperienza e la ricerca di vent’anni portata avanti sui palchi, sceglie una dimensione altra, quella dello sguardo diretto, della vibrazione epidermica che crea relazione, incontri nuovi; piccoli semi sparsi su un pentagramma, a disegnare armonie ogni volta diverse.
Per una remise en forme estiva completa, il Castello – ogni mercoledì alle 19 e ognidomenica alle 10 proporrà Meditazione mediterranea, un percorso che unisce la tradizione dello yoga con le riflessioni della filosofia della Magna Grecia. Una sessione di esercizi, respirazione, meditazione che diventa il miglior viatico per tonificare corpo e spirito e focalizzare gli obiettivi. “Si tratta di un percorso semplice, adatto a tutti”, dice Ilaria Mancino, che conduce il percorso, “durante il quale approfondiremo respirazione, equilibrio e voce”. Nel corso dell’estate non mancheranno altri appuntamenti dedicati alla danza, alla musica, all’astronomia e all’arte.
Sino al 3 novembre sarà visitabile la mostra “Lampante. Gallipoli, città dell’olio”, un racconto che celebra “l’oro liquido” che, dall’inizio del XVI secolo, permise a Gallipoli di divenire la maggiore piazza europea per la produzione e la commercializzazione di olio lampante, “illuminando” le grandi Capitali europee come Parigi, Londra, Berlino, Vienna, Stoccolma, Oslo, Amsterdam e intrattenendo, con le stesse, ricchi commerci e scambi culturali. Nel XVIII secolo la produzione e l’esportazione di olio dalla Puglia e in particolare dalla Terra d’Otranto raggiunsero l’apice. Il 90% dell’olio che si esportava dalla Puglia nel 1700 era olio lampante, olio chiaro e grasso, acquistato specie dagli Stati esteri per l’illuminazione, per la lavorazione della lana e per fabbricare il sapone. “Lampante” è la messa in scena di un territorio e del suo bene più prezioso: l’olio, le sue eccellenze, le tante storie, le mille rotte e le preziose tracce. “Sarà una mostra parlante, in grado, ci auguriamo, di ristabilire delle relazioni, delle consuetudini percettive con l’olio, la sua importanza produttiva ma soprattutto identitaria” sottolineano i curatori. “C’era un tempo in cui l’olio lampante era considerato come oro e le cisterne di Gallipoli ne erano piene. La sua trasparenza permetteva un particolare bagliore tendente al bianco che lo rendeva più gradevole, profumato, lucente e puro di ogni altro olio sul mercato. Dallo scalo gallipolino le botti di olio raggiungevano il Nord Europa e da lì le steppe della Russia. Grazie alla sua purezza era utilizzato per bruciare l’incenso davanti le statue ortodosse ed illuminava le stanze della zarina. Con l’olio a Gallipoli si fabbricava anche il sapone preferito dalle gran dame parigine”.
La storia è raccontata attraverso un percorso sull’archeologia dell’olio con i reperti provenienti dal Museo Sigismondo Castromediano di Lecce a cura di Anna Lucia Tempesta; una selezione della preziosa collezione di lucerne storiche e rare del Museo dell’olivo e dell’olio della Fondazione Lungarotti di Torgiano in Umbria; una originale raccolta deicontenitori di olio provenienti da Casa Vestita di Grottaglie; una selezione di cimeli delsaponificio storico L’abbate; un’inedita collezione privata dei maestri bottai Tarantino; un lampione (riproduzione di un originale della seconda metà dell’800) proveniente da una strada del centro storico di Dublino grazie alla collaborazione con la Fondazione Neri – Museo italiano della ghisa di Longiano. Non mancheranno le contaminazioni con l’arte e il contemporaneo grazie a “Cavalieri ardenti” l’antologica di Armando Marrocco a cura di Toti Carpentieri che vede una sequenza di opere storiche nelle quali, tra antropologia e sacralità, si riconosce al lampante l’inequivocabile status di materia creativa; una installazione site specific “Un mare di luce” e una mostra fotografica degli ulivi secolari di Puglia di Giovanni Resta. Infine, sarà possibile immergersi in un frantoio grazie alla realtà virtuale a cura diFrancesco Gabellone (architetto – Cnr / Istituto per i beni archeologici e monumentali di Lecce) coadiuvato da Maria Chiffi.
La mostra è realizzata in sinergia con l’Amministrazione Comunale di Gallipoli in collaborazione con Polo BiblioMuseale e Museo Sigismondo Castromediano di Lecce,Teatro Pubblico Pugliese – Consorzio regionale per le arti e la cultura, Fondazione Lungarotti di Torgiano, Archivio Armando Marrocco di Milano, Casa Vestita diGrottaglie, Museo Italiano della Ghisa di Longiano, Festival Olioofficina di Milano,Ceramiche Fratelli Colì di Cutrofiano, Archivio dell’oleificio e saponificio L’Abbate e collezione Gualtiero Tarantino con il patrocino di Mibac, Regione Puglia, Provincia di Lecce, CNR, Università del Salento, Associazione Italiana per il Patrimonio Archelogico Industriale, Associazione Italiana Amici dei Mulini Storici, Gal Terra d’Arneo.
Il Castello di Gallipoli – gestito dall’Agenzia di Comunicazione Orione di Maglie, con la direzione di Luigi Orione Amato e la curatela dell’architetto Raffaela Zizzari – dopo decenni di chiusura e incuria, da luglio 2014 accoglie turisti provenienti da tutto il mondo, dalla Puglia e dal Salento ma soprattutto i cittadini della città bella che da troppo tempo vedevano negata la possibilità di apprezzare sale, torrioni, gallerie, corridoi, di ammirare la bellezza della luce del sole sulle pareti dell’atrio e il panorama mozzafiato che regalano le terrazze circondate dal mare Jonio. Tra le mostre ospitate la personale di e con Michelangelo Pistoletto nell’estate 2015, “I porti del Re, Jakob Philipp Hackert dalla Reggia di Caserta al Castello di Gallipoli”, che nel 2017 ha consentito di esporre preziosissime tele settecentesche che rappresentano il passato e la storia del nostro territorio, oltre a numerose collettive di artisti e fotografi pugliesi e non, concerti, spettacoli, presentazioni, visite teatralizzate e eventi privati. Il Castello è diventato un polo di attrazione aperto e funzionante nell’arco di tutto l’anno e grazie ai risultati economici dell’attuale gestione, dal 14 aprile 2016, è stato acquisito al Demanio del Comune di Gallipoli, permettendo una disponibilità completa e indipendente del bene dal Demanio Statale.