Sabato 24 agosto torna in scena Edipo Re a Parabita

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PARABITA (Lecce) – Edipo è il simbolo dell’uomo che lotta invano contro un destino tragico e ineluttabile, una storia universale che cavalca intatta i secoli. Nell’originale adattamento di Calandra Teatro, Edipo acquista i tratti dell’uomo contemporaneo che ci trasmette la sua impagabile lezione sull’uomo, sul destino e sulla fortuna. Edipo Re, infatti, tragedia messa in scena da Sofocle per la prima volta nel V secolo a.C., ha accompagnato con la sua potenza simbolica e narrativa tutta la storia della civiltà occidentale, ponendosi come archetipo di istanze profonde e di tabu pericolosamente svelabili. Un testo talmente universale da essere, nel corso dei millenni, profondo come un abisso, dal quale registi e attori di ogni tempo hanno saputo trarre significati sempre differenti, nuovi e infiniti. Che, tuttavia, hanno un solo scopo, l’indagine della fragilità umana.

Dopo avere ricevuto numerosi riconoscimenti in Italia, la reinterpretazione della tragedia sofoclea messa in scena dalla Compagnia salentina torna sul territorio in occasione della sua candidatura comemigliore spettacolo italiano Fita 2019, all’interno del prestigioso Premio Mecenate XL di Roma.

La scena è una piazza senza tempo, di un paese di ogni luogo, con gente di sempre. In questo ovunque il regista Giuseppe Miggiano mette in scena il suo Edipo. Anzi, i suoi tre Edipo, interpretati da Donato Chiarello, Luigi Giungato e Federico Della Ducata: il primo che esplora e spera, il secondo che riconosce e comprende, infine il terzo che, disperato, si punisce. Intorno a loro, come fantasmi e simboli sacri si muovono Giocasta e l’Oracolo, interpretate da Annarita Vizzi e Patrizia Miggiano.

Sulla scena il protagonismo viene scomposto, i personaggi disincarnati, tramutando Edipo in un’icona, un marchio, un totem che, indossato da differenti corpi, li segna e li informa di sè. Un segno che possiede l’attore e, con esso, l’essere umano, costringendolo a una ricerca di se stesso verso l’oscurità.

A Edipo, sovrano della città di Tebe, non è bastato rispondere correttamente all’enigma della Sfinge per salvare se stesso e la sua città. Il Destino, per lui, ha in serbo altro, una maledizione dalla quale egli non è in grado di liberarsi. In un solo giorno scopre la sua vera identità che ignorava, quella di assassino di suo padre e compagno incestuoso di sua madre. Così Edipo, il Re forte, diventa Edipo fragile, fragilissimo, etereo. ‎Il Fato, nella sua cecità, lo rende a sua volta cieco, nella punizione che, a mo’ di contrappasso, si autoinfligge per aver voluto indagare nel pozzo della conoscenza, della verità. È così che l’inclinazione propria dell’indole umana si scontra con la volontà divina e alla fine ne esce sconfitta. Solo il velame, che ancora fluttua lieve dietro le quinte, cela ancora l’illusione di un Altro possibile.

La Compagnia Calandra con sede a Tuglie, con Edipo Re aggiunge un altro classico al suo repertorio di spettacoli che, ogni anno, vengono messi in scena in tutta Italia.