Venerdì 6 e sabato 7 dicembre, l’Ulisseide di Virginio Gazzolo, al Teatro van Westerhout di Mola di Bari

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MOLA DI BARI (Bari) – «Ulisseide», e non «Odissea». Perché il riferimento di partenza è Omero, ma poi si finisce con Dante. E per capire sino in fondo bisogna andare ad ascoltare Virginio Gazzolo, per la Stagione della Compagnia Diaghilev, venerdì 6 e sabato 7 dicembre (ore 21) al Teatro van Westerhout di Mola di Bari, dove l’artista è impegnato nella sua “rilettura d’attore” di uno dei personaggi più importanti della mitologia greca.

Una carriera iniziata negli anni Sessanta sia nel circuito teatrale “ufficiale” che nell’ambiente delle “cantine” romane animato da Vittorio Sindoni, Leo De Berardinis e Antonio Calenda, con il quale contribuisce alla fondazione del Teatro dei 101 frequentato da Piera degli Esposti e Gigi Proietti, Virginio Gazzolo torna a Mola di Bari dove nelle passate stagioni aveva presentato il «De Vulgari Eloquentia» di Dante. E anche stavolta c’entra il sommo poeta. Perché, come spiega l’attore che al cinema ha dato la voce a Gene Hackman e altri, e interpretato diversi personaggi per Roberto Rossellini, a partire dal ruolo del protagonista nel film «Leon Battista Alberti», nell’«Ulisseide» prodotta dalla Compagnia Diaghilev si racconta la storia di un uomo vecchio e tardo che rievoca alcune delle sue avventurose peripezie di tanti anni prima, quando salpò da Troia in fiamme. Ma Gazzolo le rievoca sino a un certo punto così come le aveva cantate Omero, dagli incontri con gli erbivori Lotofagi e i Ciclopi antropofagi sino a quello con la maga Circe. Ma, poi, Ulisse si allontana dall’Odissea, e sul suo piccolo legno non rema più verso la ionica patria e la fedele Penelope, né incontra le Sirene e Scilla e Calipso.

Ormai anziano, ma sempre più curioso e avido di nuova esperienza – un «ficcanaso» lo definisce Gazzolo – Ulisse supera le Colonne d’Ercole e vola alla scoperta di un nuovo mondo sconosciuto. Così, per cinque mesi naviga sull’alto mare aperto dietro al sole, finché non viene inghiottito dal mare secondo la narrazione in versi che ne fece Dante nel ventiseiesimo canto dell’Inferno, in cui il poeta immagina l’ultimo viaggio di Ulisse come sfida finale oltre le Colonne d’Ercole: un’impresa firmata non più da Odisseo, ma da Ulisse, il protagonista di un’«Ulisseide» che si conclude col naufragio dell’eroe greco e dei suoi compagni di viaggio.